treni regionali Mims
foto Pixabay

Il sistema dei trasporti ferroviari in Italia ha attraversato una crisi sia a causa della pandemia che dei disagi dovuti ai sovraffollamenti dei treni e ai tagli al servizio per la malattia del personale, ma grazie alle ingenti risorse che saranno destinate al settore con il Recovery Plan, il sistema dovrebbe riprendersi con vigore.

In generale, dai dati del rapporto “Pendolaria 2022” di Legambiente, nel 2021, c’è stata una riduzione dei passeggeri in circolazione su tutti i treni, sia dell’alta velocità che Intercity, fino a -40%, a quelli regionali -45%.

Sovraffollamento e disagi

Le linee che hanno fatto vivere disagi a studenti e pendolari per via del sovraffollamento, sono per lo più sempre le stesse: la Roma-Lido, la Roma-Viterbo, la Circumvesuviana e alcune tratte lombarde.

Poche piste ciclabili

Anche durante la pandemia, non ci sono stati grandi sviluppi sulla costruzione di nuove piste ciclabili che possono invece essere integrate al trasporto pubblico locale.

Il rinnovo del parco treni circolante

Un segnale positivo arriva dal rinnovo del parco dei treni circolanti, che nel 2021 sono stati 105, che vanno ad aggiungersi ai 757 già immessi sulla rete ferroviaria. Sono inoltre 46 le buone pratiche segnalate nel rapporto, che raccontano un’Italia che vuole utilizzare meno l’automobile per spostarsi.

Le risorse del Pnrr

La missione 3 “Infrastrutture per una mobilità sostenibile”, prevede 26 miliardi di euro per il trasporto ferroviario, con interventi da realizzare entro il 2026.
Sono stati finanziati 797 chilometri di nuove linee ad alta velocità, interventi di potenziamento di collegamenti trasversali, l’elettrificazione della rete e l’installazione di sistemi di controllo della sicurezza su 1.635 km di rete, che farà aumentare la percentuale di elettrificazione in Italia dal 69,5 al 77,8%.

Tra Pnrr e risorse statali, per lo “Sviluppo di sistemi di trasporto rapido di massa” nelle aree urbane sono in cantiere, o finanziati, 116,5 chilometri di metro tra nuove e riconversioni, rispettivamente nelle città di Roma, Milano, Torino, Genova, Napoli, Catania; 235,7 chilometri di tranvie a Milano, Bergamo, Brescia, Padova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Palermo, Cagliari e Sassari e 102,9 chilometri di filobus e busvie. Previste risorse anche per le linee regionali, per il rinnovo dei treni Intercity e per l’acquisto di treni a idrogeno.

I ritardi in termini infrastrutturali

Nel 2019 e nel 2020, in Italia non è stato inaugurato nemmeno un tratto di linee metropolitane e nel 2021, solo 1,7 km. Per le tranvie, nessun chilometro inaugurato nel 2020 e nel 2021, mentre 5 km sono stati inaugurati nel 2019 e 5,5 nel 2018. Gli investimenti sono invece continuati per strade e autostrade, intercettando dal 2002 al 2019 il 60% degli investimenti.
Secondo i dati del Conto nazionale trasporti, per gli interventi realizzati dal 2010 al 2019: 309 km sono stati di autostrade, 2.449 km di strade nazionali, rispetto ai 91,1 chilometri di metropolitane e 63,4 chilometri di tram.

Le differenze tra le diverse aree del Paese

La qualità del servizio è indubbiamente differente nel Paese. Dal 2009, gli spostamenti nazionali in treno sono aumentati di 46 mila passeggeri al giorno, ma quelli sull’alta velocità sono cresciuti del 114%, mentre quelli sugli Intercity sono diminuiti del 47%, perché mentre l’offerta dei primi è cresciuta, quella dei secondi si è ridotta. I territori fuori dalle tratte veloci hanno visto ridurre le possibilità di spostamento e le differenze sono aumentate anche tra le regioni.

Si registra un calo in regioni come la Campania (-43,9%), in Molise (-11%, con al momento solo due coppie di treni al giorno sulla Termoli-Campobasso), in Abruzzo (-19%), Calabria (quasi -25%) e Basilicata, con un calo del 35%. Invece sono aumentati in Lombardia, Puglia, Alto Adige e Toscana.
Il sud soffre i ritardi maggiori in termini di possibilità di spostamento nazionali e regionali, avendo meno treni, più vecchi e più lenti. In Sardegna ad esempio, le linee continuano a non essere elettrificate e non sono previsti investimenti, se non sull’idrogeno.

La road map di Legambiente dei progetti da realizzare al 2030

Legambiente presenta la roadmap dei progetti da realizzare al 2030 con quattro priorità per ridurre le emissioni e decarbonizzare al 2050, di un settore che, dal 1990 è responsabile del 26% delle emissioni nazionali.
Innanzitutto, propone un piano per recuperare il divario di metropolitane e tram nelle città italiane, attraverso una legge che consenta ai comuni di programmare e accedere ai finanziamenti necessari.
La mappa degli interventi per la mobilità sostenibile urbana fissa gli interventi che permetterebbero di raggiungere al 2030, 411,5 km di metro (con un +162,6 km rispetto ad oggi) e 798,3 km di tranvie (+427,4 km).

Le opere non finanziate ma importanti

Tra le opere da costruire, ma non finanziate, per le metropolitane ci sono il prolungamento della linea C di Roma (21,3 km) e della linea M5 a Milano (13 km). Per le linee ferroviarie suburbane è importante la chiusura dell’anello ferroviario di Roma (15 km) e, per le tranvie, ci sono la linea verde e la gialla a Bologna (32,1 km) e le linee per Sestu, Selargius, Quartucciu, Quartu S.Elena a Cagliari (29,1 km).

Le diverse priorità

Tra le priorità, è urgente aumentare i treni, i tram e gli autobus in circolazione nelle città, rispondendo al problema dell’affollamento dei convogli e della frequenza inadeguata, aumentando la dotazione del Fondo nazionale trasporti.  Necessario inoltre, un nuovo contratto Intercity per ridurre le disuguaglianze territoriali, servizio invece ridotto del 16,25% rispetto al 2010, che ha bisogno di avere treni in circolazione al sud, per il quale servono 200 milioni di euro.
Infine, bisogna continuare a rinnovare il parco di treni circolante, per il quale bisogna programmare l’acquisto o il rinnovo di 650 treni per le linee regionali e locali.

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