Gli investimenti nelle tecnologie pulite (cleantech) sono identificati come un pilastro fondamentale per la competitività dell’Italia e per il raggiungimento degli obiettivi europei di net zero entro il 2050. L’analisi valuta il contributo complessivo generato lungo l’intera catena del valore, misurando l’impatto degli investimenti sul sistema economico italiano. Il nostro Paese ha il potenziale per aumentare significativamente il proprio mercato di settore: lo evidenzia il rapporto L’Italia delle Cleantech: investimenti, occupazione, lavoro redatto dall’Energy&Strategy (School of Management) del politecnico di Milano.

Nello scenario target 2030, gli investimenti totali potrebbero raggiungere gli 87,1 miliardi di euro. Questo rappresenta un aumento notevole rispetto ai 57 miliardi di euro attuali, con un tasso di crescita annuale composto (Cagr) dell’ultimo triennio pari al 5,1%.
Il mercato Cleantech motore di crescita
Il raggiungimento di questo obiettivo non è scontato. In assenza di una visione integrata e di un impegno strutturato, l’Italia rischia di rimanere ancorata allo scenario tendenziale (66,2 miliari di euro) o, peggio, a quello pessimistico (36,4 miliardi di euro). Gli investimenti attuali generano già oltre 25,1 miliardi di valore aggiunto totale. Con il raggiungimento dello scenario target 2030, tale valore potrebbe salire a 33,1 miliardi di euro, composto da 16,9 miliardi di valore aggiunto diretto e 16,2 miliardi di euro di valore aggiunto indiretto.
Mancare il target e restare nello scenario tendenziale (18,9 miliardi di euro) o pessimistico (15,7 miliardi di euro) implicherebbe la perdita potenziale di oltre 14 miliardi di valore aggiunto, compromettendo la crescita dell’economia nazionale.
Verso la leadership: la creazione di posti di lavoro
L’Italia si posiziona in modo differenziato nelle varie filiere. Tecnologie come il fotovoltaico, l’eolico, le reti e lo storage mostrano un posizionamento di mercato più maturo. È fondamentale, come evidenzia il rapporto, portare nel nostro Paese una quota maggiore delle filiere produttive e anticipare lo sviluppo delle nuove cleantech, in particolare di quelle ancora in una fase di follower, come gli elettrolizzatori e l’economia circolare, per incrementare il valore aggiunto generato sul territorio.
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Lo sviluppo del mercato cleantech è destinato a essere un potente motore di occupazione, ma si scontra con una criticità emergente: il forte disallineamento (mismatch) tra la domanda di figure professionali specializzate e la loro effettiva disponibilità.
Nello scenario target 2030, la crescita del mercato delle tecnologie pulite potrà portare a un aumento dei dipendenti coinvolti fino al 47%, con la creazione di 55.100 nuovi posti di lavoro diretti. Il totale dei dipendenti potrebbe raggiungere circa 172.600 unità al 2030.
Il mismatch professionale: le figure introvabili
La sfida maggiore risiede nella reperibilità delle figure chiave. Sebbene molte delle professioni richieste siano già consolidate, la loro scarsa disponibilità attuale rischia di rallentare lo sviluppo del settore.
Le figure professionali con la più alta difficoltà di reperimento sono:
- Ingegnere elettrico: difficoltà di reperimento dell’89%.
- Ingegnere elettronico: difficoltà di reperimento dell’87%.
- Tecnico operatore di impianto: difficoltà di reperimento del 77%.
- Tecnico installatore e manutentore: difficoltà di reperimento tra il 63% e il 70%.
Il forte disallineamento tra domanda e offerta di ingegneri e tecnici specializzati è una criticità che, se non affrontata, potrà aggravarsi nel tempo.
I trend della formazione nella cleantech: un segnale preoccupante
Il rapporto propone anche un focus sulla formazione. I dati indicano una tendenza non sufficiente a colmare il gap di competenze. Gli iscritti agli istituti tecnici con indirizzi rilevanti (agraria, chimica e materiali, elettrico, elettronico ed energia) rappresentano meno del 4% del totale degli iscritti alla classe quinta (3,6% nell’anno 2023-2024). L’incidenza dei laureati magistrali in ingegneria (elettrica, elettronica, energetica) e agraria/biologia sul totale dei laureati è rimasta stabile o in calo. L’incidenza delle ingegnerie rilevanti è ferma all’1,5% circa, con particolare diminuzione per i profili di elettrica/elettronica, che sono i più critici da reperire.
Per sostenere la crescita, è fondamentale valorizzare le carriere tecniche green, promuovere la parità di genere nel mondo Stem e agire sulla leva delle competenze in continua evoluzione, che includono digitalizzazione (IoT, cybersecurity, AI, digital twin) e sostenibilità (carbon accounting, life-cycle assessment).
In sintesi, le cleantech rappresentano un’opportunità di crescita e occupazione da non perdere. Tuttavia, è imperativo definire una strategia industriale chiara e coordinata che non solo incentivi gli investimenti, ma che soprattutto affronti l’urgente problema della formazione e del mismatch di competenze per tecnici e ingegneri, al fine di garantire il successo della transizione energetica italiana.
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