L’estrazione dei minerali critici minaccia i primati africani

Sono circa 180mila i gorilla, i bonobo e gli scimpanzé che si trovano in pericolo a causa della crescente domanda di rame, litio, nichel e cobalto

Circa un terzo dei primati africani è minacciato dall’estrazione dei minerali critici necessari alla transizione energetica. È quanto emerge da una ricerca coordinata da Jessica Junker, ricercatrice dell’organizzazione no profit Re:wild.

primati africani minacciati da minerali critici
Uno scimpanzé. Foto di Tatyana Humle

I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Science Advances il 3 aprile, proprio in occasione del novantesimo compleanno della nota primatologa Jane Goodall.

La transizione energetica e la perdita di habitat

Sono circa 180mila i gorilla, i bonobo e gli scimpanzé che si trovano in pericolo a causa della crescente domanda di rame, litio, nichel e cobalto, necessari per esempio allo sviluppo di turbine eoliche e auto elettriche.

I ricercatori sostengono infatti che l’estrazione di questi metalli, il 30 per cento dei quali si trova nel continente africano, stia favorendo la distruzione delle foreste tropicali che costituiscono i principali habitat dei primati.

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La costruzione di strade altera i territori d’origine dei primati. Foto di Genevieve Campbell

La costruzione di strade nelle foreste favorisce poi l’accesso dei bracconieri. Fra le altre minacce, infine, ci sono l’inquinamento e le patologie che ne derivano. Oltre due terzi delle specie di primati sono a rischio estinzione.

La necessità di ridurre i consumi di risorse naturali

“L’Africa sta assistendo a un’intensificazione delle attività minerarie senza precedenti. Questo mette a rischio la fauna selvatica e interi ecosistemi”, avvertono gli autori dello studio, che ha preso in esame dati relativi a 17 Paesi africani.

Guinea, Africa
Uno scimpanzé fotografato a Bossou, in Guinea. Foto di Maegan Fitzgerald

“La transizione energetica è importante per mitigare i cambiamenti climatici, ma deve essere strutturata in modo da non mettere in pericolo la biodiversità. E ognuno di noi deve mettersi nell’ottica di consumare meno”, ha spiegato la dottoressa Junker al quotidiano britannico Guardian.

L’impatto delle attività minerarie

La Liberia, la Sierra Leone, il Mali e la Guinea sono i Paesi dove i primati sono più a rischio: in Guinea, in particolare, ammontano a più di 23mila gli scimpanzé (pari all’83 per cento della popolazione) che sono direttamente o indirettamente colpiti dalle attività estrattive.

Gli studiosi hanno inoltre rilevato come il 30 per cento dei siti minerari coincida con aree considerate uniche dal punto di vista della biodiversità o etichettate come “habitat critici”.

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Le società non sono costrette a rendere pubbliche le informazioni relative agli impatti delle loro operazioni sulla biodiversità. Secondo la ricercatrice Genevieve Campbell, tuttavia, “dovrebbero impegnarsi prima di tutto a ridurre il loro impatto, ricorrendo alla compensazione delle emissioni solo in ultima battuta”.

L’importanza dell’economia circolare

Non bisogna dimenticarsi, infine, che anche gli esseri umani, ovvero i lavoratori e le comunità locali, necessitano delle adeguate tutele. Per usare le parole del Ministro indiano Hardeep Singh Puri, “è importante che il mercato delle materie prime critiche generi benefici per gli abitanti dei Paesi che le producono”.

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L’Agenzia internazionale dell’energia (IEA) sta studiando questo tema e ha messo a punto una serie di strumenti utili ai decisori politici per assicurare la sostenibilità ambientale e sociale della transizione energetica, ricordandone comunque l’assoluta necessità. Fondamentale, secondo Legambiente, sarà costruire un sistema nazionale per il recupero delle materie prime critiche, aumentando il tasso di riciclo dei RAEE.

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