2019, l’anno più caldo per l’Europa

I dati di Copernicus

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Il consueto appuntamento con i dati forniti da Copernicus, ci permette un consuntivo sulle variazioni di temperatura riguardo l’anno appena concluso. Come abbiamo riportato nei precedenti articoli, il 2019 sarà ricordato come un periodo caldo, addirittura il secondo più caldo in assoluto da quando si è iniziato a misurare le temperature con regolarità.

Copernicus climate change service (C3s) ha diffuso i dati relativi alle temperature di dicembre e del consuntivo relativo a tutto il 2019. A livello europeo e globale, l’anno scorso sarà ricordato come uno dei più caldi mai registrati. Prendendo spunto dai dati medi del periodo 1981-2010, le temperature sono state molto superiori alla media in gran parte dell’Artico, specie intorno all’Alaska, nel Canada nord occidentale e in Siberia settentrionale; quasi tutta l’Europa ha registrato temperature superiori alla media, così come in gran parte dei territori in Medio oriente, Africa meridionale, Australia e parte delle zone antartiche; le uniche porzioni di globo sotto la media si trovano in Canada centrale e sud orientale.

La situazione del Pianeta

Nel trentennio di riferimento a livello globale il 2019 è stato il secondo più caldo con una media di 0,59 C°,  preceduto solo dal 2016 che supera la media di 0,63° C. I dati forniti dall’Ipcc (Intergovernmental panel on climate change), mostrano un aumento di 1,4° C rispetto al valore medio del periodo preindustriale.

I dati forniti dalla rilevazione puntuale delle temperature medie, hanno sottolineato questi sviluppi: oltre al 2016, hanno avuto una temperatura sensibilmente superiore alla media anche nel: 2015, 2017, 2018 e 2019.

L’incremento medio è stato pari a 0,18° C per ogni decennio a partire dalla fine degli anni settanta; dal 2001 in poi si è registrato un prolungato periodo di valori superiori al normale.

La temperatura particolarmente elevata in Australia sta causando danni ambientali e umani altissimi: fino a oggi, 8 gennaio, sono bruciati oltre 7 milioni di ettari di macchia per gli incendi. Anche se sono in buona parte di origine dolosa, il tempo particolarmente caldo e ventoso ne ha favorito la diffusione.

Europa temperature sopra la media

Seguendo la medesima inclinazione a livello mondiale, anche in Europa l’anno si è chiuso con temperature sopra la media del trentennio di riferimento: il mese di dicembre è stato più caldo di 3,2° C rispetto alla media del periodo 1981-2010. Le regioni interessate sono situate soprattutto nella porzione orientale: in Russia si è verificata carenza di neve a causa di valori particolarmente miti, lo stesso è accaduto in Finlandia, soprattutto nella porzione settentrionale. In tutta la regione artica, l’estensione del ghiaccio nello stretto di Bering, a Baffin Bay e Hudson Bay e nel mare di Barents settentrionale ha registrato un sensibile calo. A livello continentale, il 2019 è stato l’anno più caldo mai registrato, sublimando una crescita che si è fatta più intensa a partire dal 2014, con la punta massima nel periodo aprile 2018 – marzo 2019, quando si è registrato un valore superiore di 1,5° C rispetto alla media. Il livello di umidità è stato più alto nei settori occidentali, settentrionali e meridionale; più asciutte le regioni orientali e qualche porzione di limitata estensione diffusa sull’intero territorio.

Gli effetti della temperatura

Eventi estremi che vediamo sparsi per il pianeta: gli attuali incendi di dimensioni impressionanti in Australia (il Wwf riporta una superficie andata in fumo pari a quella dell’intera Austria), fino a quelli di qualche mese fa diffusi in Siberia. La temperatura aumenta, questo è un fatto. Ci dovremo abituare a convivere con fenomeni che perderanno il carattere di eccezionalità per diventare consueti. In fretta.

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Pubblicista dal 2007, scrive per il Gruppo Italia Energia.