Tessile Rifiuti Chimici Inquinamento

Un’iniziativa da 43 milioni di dollari sosterrà le imprese nella gestione dei rischi per i lavoratori e nell‘eliminazione delle sostanze chimiche più tossiche dai loro processi produttivi, le quali comportano rischi significativi per la salute umana e l’ambiente. 

Il Programma congiunto di Bangladesh, Indonesia, Pakistan e Vietnam

I governi di Bangladesh, Indonesia, Pakistan e Vietnam hanno unito le forze per combattere l’inquinamento chimico, lanciando lo scorso 14 ottobre un programma congiunto da 43 milioni di dollari per gestire e ridurre le sostanze chimiche pericolose nelle loro industrie tessili.

Il settore tessile delle quattro nazioni, che impiega oltre 10 milioni di persone, rappresentano circa il 15% delle esportazioni globali di abbigliamento. Tuttavia, i benefici economici dell’industria hanno un costo: il settore è uno dei maggiori utilizzatori al mondo di inquinanti organici persistenti (Pop) e di sostanze polifluoroalchiliche (Pfas), una famiglia di circa 12mila sostanze chimiche sintetiche che non si decompongono e si accumulano nell’ambiente, minacciando la salute umana e dell’ecosistema.

Una produzione dannosa per la salute umana e l’ambiente

Le fabbriche di lavorazione a umido, dove i materiali vengono trasformati in tessuti attraverso il candeggio, la stampa, la tintura, il finissaggio e il lavaggio, utilizzano tipicamente 0,58 kg di sostanze chimiche per ogni kg di tessuto prodotto. Questi composti si disperdono nell’ambiente in tutte le fasi del ciclo di vita dei tessuti, dalla produzione all’uso, allo smaltimento e al riciclaggio.

Guidato dal Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente – Unep, con il sostegno finanziario del Fondo Globale per l’Ambiente (Gef) e il supporto del Centro regionale della Convenzione di Basilea e Stoccolma per il Sud-est asiatico e del Consiglio per la Difesa delle risorse naturali, il Programma di riduzione degli usi e delle emissioni di sostanze chimiche nel settore tessile fornirà supporto tecnico e strumenti alle Pmi e ai produttori per migliorare le loro conoscenze e la gestione delle sostanze chimiche pericolose, guidandoli nella gestione dei rischi per i lavoratori e, infine, nell’eliminazione delle sostanze chimiche dai loro processi produttivi.

Il settore tessile è uno dei principali utilizzatori di “forever chemicals” sostanze tossiche che inquinano gli ecosistemi locali e globali”, ha dichiarato Eloise Touni, responsabile del programma Unep sulle sostanze chimiche e i rifiuti.

“Mentre i governi hanno concordato un divieto globale delle peggiori sostanze chimiche attraverso la Convenzione di Stoccolma sui Pop, le catene di valore utilizzano ancora migliaia di sostanze chimiche pericolose come i Pfas. L’Unep è orgoglioso di collaborare con i governi e le aziende più all’avanguardia per incrementare le migliori pratiche ed eliminare gradualmente le sostanze chimiche pericolose nell’intero settore”. 

Il Programma quinquennale per uniformarsi alle migliori pratiche internazionali

Il programma quinquennale riunirà i quattro Paesi per allineare le politiche pubbliche del settore tessile alle migliori pratiche internazionali, tra cui la trasparenza della catena di approvvigionamento, gli investimenti per la gestione delle sostanze chimiche e l’eco-innovazione, nonché la salute e la sicurezza sul lavoro, creando l’ambiente favorevole necessario per eliminare gradualmente i Pfas e altre sostanze chimiche.

Il direttore generale della sostenibilità aziendale e della gestione delle sostanze chimiche presso l’azienda tessile pakistana Interloop Limited, Fauz Ul Azeem, ha affermato che le fabbriche di trasformazione spesso non hanno la consapevolezza e le competenze tecniche necessarie per gestire le sostanze chimiche secondo le migliori pratiche.

“Per qualsiasi impianto di produzione, eliminare gradualmente qualsiasi prodotto chimico dall’inventario in corso è un compito doloroso”, ha detto Ul Azeem. “Devono riallineare tutti i processi in corso dopo un’attenta analisi dell’impatto sulla qualità, sulle normative e sui costi”.

“Questo progetto aiuterà le parti interessate a comprendere i prossimi requisiti obbligatori a livello mondiale e a capire come un approccio proattivo possa aiutarle a evitare un impatto commerciale. Li aiuterà a capire che considerare gli impatti ambientali nel loro processo decisionale può portare a benefici a lungo termine”.

Syed Mujtaba Hussain, senior joint secretary del Ministero del Cambiamento Climatico in Pakistan, ha dichiarato che il Paese è fortemente consapevole della necessità di riformare l’industria tessile per ridurne l’impatto ambientale e rispettare gli obblighi internazionali del Pakistan.

“La fase di lavorazione a umido dei tessuti è un “hotspot” ambientale in termini di inquinamento delle acque, dell’ecosistema, della salute umana e dell’impatto sul clima, a causa dell’elevato utilizzo di sostanze chimiche e di energia derivata da combustibili fossili”, ha dichiarato Hussain.

“Accogliamo con favore questo progetto, che aiuterà questo importante settore a ridurre l’inquinamento e ad accedere a nuovi mercati per una crescita continua”.

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