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Nell’immagine, la fuga di gas da Nord Stream vista dall’intercettore danese F-16. Foto: Forsvaret (Difesa danese).

A seguito della rottura nei gasdotti Nord Stream 1 e 2 nel mar Baltico, i ricercatori dell’Institute for climate and environment del Norwegian institute for air research hanno misurato grandi quantità di metano nell’aria. Gli eventi degli ultimi giorni hanno messo in allerta la comunità scientifica e climatica. Misurare con precisione quanto metano è stato liberato richiederà tempo ma la nube che si è sollevata in atmosfera si starebbe muovendo l’Italia.

La Società italiana di medicina ambientale (Sima) tuttavia afferma che “non sarebbe un diretto pericolo per la salute umana”. Forti preoccupazioni per gli impatti sul clima giungono anche dall’associazione Amici per la Terra.

Metano, Sima: “Portata devastante su scala planetaria”

La nube di gas avrebbe già avuto il tempo di diluirsi e, in ogni caso, “per arrivare fino al nostro Paese necessiterebbe di correnti sufficientemente forti da causarne ulteriore diluizione, riducendo praticamente al minimo qualsiasi rischio diretto o immediato per la salute umana”, sottolinea nella nota il presidente di Sima, Alessandro Miani.

Diverso però è il discorso se si guarda alle conseguenze a medio-lungo termine sulla salute a livello planetario: “Gli effetti sul surriscaldamento della Terra potrebbero comunque essere importanti se le fuoruscite di gas dovessero continuare”, sottolinea Miani, aggiungendo: “Ad oggi, la quantità di metano fuoriuscita, seppur notevole (si stimano tra le 100 mila e le 350 mila tonnellate), non desta grandi preoccupazioni per il suo impatto diretto sul clima a livello locale, ma su scala planetaria potrebbe avere una portata devastante, contribuendo ad aumentare gli eventi estremi dovuti ai cambiamenti climatici”.

Nei prossimi giorni e settimane, gli scienziati continueranno a cercare di capire quanto metano sia stato rilasciato a seguito delle perdite. I sismologi potrebbero anche aiutare a determinare come si sono rotti i tubi dei gasdotti ed esattamente quante esplosioni si sono verificate, anche se la complessa geologia della crosta terrestre nella regione tra Danimarca e Svezia lo rende difficile.

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Amici della Terra: “Urgente intervenire per riparazioni”

Le perdite sembrano ingenti visto che Danimarca e Svezia hanno vietato la navigazione nell’area definendole pericolose, nonostante il metano si disperda velocemente in aria. Lo ricorda la presidente degli Amici della Terra, Monica Tommasi: “Il metano ha un potere climalterante ottanta volte maggiore della CO2 nei primi venti anni dall’emissione, ed infatti a livello internazionale sono stati recentemente sottoscritti importanti accordi internazionali per ridurne le quantità in atmosfera. Se tutto il metano contenuto nei due gasdotti, pieni di gas anche se non operativi, venisse rilasciato l’impatto sul clima sarebbe devastante”. Sottolineando nella nota: “È urgentissimo intervenire per le riparazioni, senza tenere conto della proprietà dei tubi”.

L’evento, sebbene enorme, rappresenterebbe circa lo 0,14% delle emissioni annue globali di metano dall’industria petrolifera e del gas, secondo quanto afferma Mark Davis, amministratore delegato di Capterio, una società di Londra che tiene traccia delle emissioni di gas dall’industria.

“Da tre anni Amici della Terra è impegnata in una campagna per la riduzione delle emissioni di metano della filiera del gas naturale, nella quale abbiamo coinvolto tutti i principali stakeholder italiani. Dal 2019 sosteniamo che efficientare il più possibile l’utilizzo di questa fonte, fintanto che sarà necessaria alla transazione energetica, sia una delle azioni più efficaci in questo momento per una transizione energetica reale e sostenibile”, conclude Tommasi.

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