Henderson Island 110240
autore Ron Van Oers – immagine concessa a wikipedia dall’UNESCO

Da atollo paradisiaco dell’Oceano Pacifico a discarica a cielo aperto. E’ la triste evoluzione, come si legge sul Guardian, che ha interessato Henderson Island, isola da sogno ancora disabitata, da anni al centro dell’attenzione dei ricercatori che studiano l’impatto dell’inquinamento causato da detriti e rifiuti antropici. Dalle analisi effettuate da un team di ricercatori a giugno, è emerso in particolare come nel corso degli anni circa 18 tonnellate di plastica abbiano deturpato queste spiagge, che dal 1988 sono patrimonio dell’UNESCO. 

Rifiuti da pesca industriale

Dalle prime analisi degli esperti è emerso come circa il 60% dei rifiuti raccolti può essere legato al settore della pesca industriale. In particolare tra le varie tipologie di rifiuto rinvenute ci sono le boe da pesca, le reti e i FAD Fishing Aggregative Device.

Indagini in corso

Nella zona limitrofa all’isola la pesca è vietata. Per questo la polizia neozelandese e il governo britannico al momento stanno indagando sui FAD ritrovati.

Senegal vuole rafforzare legge anti-plastica

Sempre in tema di plastica una situazione critica è quella del Senegal. Nonostante nel 2015 il governo locale avesse approvato una legge che vietava l’utilizzo dei sacchetti in questo materiale, le nuove regole non si sono mai tradotte in modo efficace sul piano pratico. Per questo ora le autorità, come si legge in un articolo della Reuters, vogliono introdurre ulteriori restrizioni sull’uso della plastica. Il paese, come emerso da uno studio pubblicato sulla rivista Science, produce circa 254.770 tonnellate di rifiuti di questi materiale, un valore di poco inferiore agli Usa, che però ha un’economia di dimensioni ben più ampie.

Dagli ambientalisti invito a ridurre rifiuti in plastica del tour de France

in Francia invece gli ambientalisti, come si legge sulla Reuters, hanno invitato con una lettera aperta l’organizzazione del tour de France a ridurre la quantità di rifiuti in plastica generati dalla gara. Il direttore del tour Christian Prudhomme ha risposto all’invito degli attivisti con una lettera sul quotidiano sportivo L’Equipe sottolineando come gli sponsor si siano impegnati a ridurre l’uso di plastica e come i gadget della gara siano stati distribuiti privi di imballaggio in plastica. 

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