moda sostenibile
Eco manichino di Bonaveri. Foto di Armin Zogbaum

Con l’adesione di Bonaveri, produttore italiano di manichini biodegradabili, si allunga la lista degli aderenti al Fashion pact, il patto per la difesa dell’ambiente siglato dai rappresentanti di moda e tessile.

Il Fashion pact e l’impegno globale della moda

Il Fashion pact è stato presentato in occasione del 45mo vertice del G7, l’incontro tra gli stati economicamente più forti del pianeta, che si è svolto a Biarritz, in Francia, tra il 24 e il 26 agosto 2019. Alla base del patto c’è la volontà del mondo della moda e del tessile di arrestare il riscaldamento globale, ripristinare la biodiversità e proteggere gli oceani. Il presidente francese, Emmanuel Marcon, ha incaricato Francois-Henri Pinault, presidente e amministratore delegato del gruppo del lusso Kering, di promuovere l’iniziativa.

Fashion pact
I firmatari del Fashion pact. Foto di Emanuele Scorcelletti

Il settore, si legge nell’introduzione del documento, genera ogni anno 1,5 trilioni di dollari. La sua pervasività e l’influenza su scala globale possono renderla un vero esempio nella riduzione dell’impatto ambientale di ogni segmento della propria filiera industriale.

I firmatari – la lista è lunga conta oltre 60 aziende – rappresentano il 20% delle emissioni totali dell’industria del lusso. Sono gli amministratori delegati che che si impegnano a seguire gli obiettivi di sostenibilità fissati dall’Agenda Onu al 2030, stella polare di questo impegno.

firmatari fashion pact

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L’impegno dei firmatari del Fashion pact

I promotori del Fashion pact hanno fissato tre livelli d’azione:

  1. il coinvolgimento per la mitigazione dell’impatto sugli oceani, per la tutela della diversità e il freno al riscaldamento globale;
  2. la collaborazione tra marchi e compagnie e tra tutti i protagonisti dell’industria della moda per promuovere iniziative concrete;
  3. la creazione di un ambiente favorevole che stimoli la cooperazione.

Nello specifico, per quanto riguarda la riduzione delle emissioni le aziende hanno fissato l’obiettivo di emissioni zero entro il 2050, l’attenzione all’approvvigionamento di materie prime e l’alimentazione degli impianti con energia 100% rinnovabile.

Oceani e foreste nell’attenzione delle aziende

L’elaborazione della strategia aziendale terrà conto della strategia europea per la tutela della biodiversità. Saranno prediletti quei legami con i fornitori attenti alla coltura sostenibile delle terre, i processi innovativi che non impattano negativamente sull’ambiente, evitando la distruzione delle foreste.

Per la protezione degli oceani i firmatari si impegnano a non usare la plastica monouso, eliminare le micro fibre più inquinanti dai materiali sintetici e lavabili, comunicare al consumatore l’importanza di scegliere prodotti realizzati con attenzione per l’ambiente.

Se vuoi leggere il documento completo plastica clicca qui.

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Il percorso di sostenibilità dell’italiana Bonaveri

L’ultima in ordine cronologico ad aver aderito al Fashion pact, come detto, è l’italiana Bonaveri che fa salire a 10 il numero di aziende nazionali aderenti.

Nel 2012 l’impresa ha iniziato un percorso di sostenibilità volto alla riduzione delle emissioni di CO2 e dell’impronta ambientale. Insieme ai ricercatori del dipartimento di Design per la sostenibilità del politecnico di Milano, è riuscita ad analizzare il ciclo di vita dei manichini, dalla pre-produzione alla produzione industriale fino all’imballaggio e alla spedizione dei prodotti in tutto il mondo.

Manichini da canna da zucchero, vernice da sostanze organiche e imballaggi a impatto ridotto

L’analisi ha rivelato che era la materia prima a incidere maggiormente sul bilancio complessivo delle emissioni. È lì che si è concentrata la ricerca di Bonaveri. Dopo anni di esperimenti, ha ottenuto una bioplastica che deriva al 72% da canna da zucchero: la B plast. A questa si aggiunge la vernice composta da sostanze organiche rinnovabili, la B paint. Si tratta di rresine ed oli al 100% di origine vegetale, tensioattivi privi di fosforo, solvente di origine vegetale ottenuto al 100% da bucce di arancia ed essiccante privo di sali di cobalto e nafta.

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“Per troppo tempo nel mondo della moda si è privilegiata la velocità e l’abbondanza sulla qualità e la ricerca di una giusta misura”, commenta l’amministratore delegato Andrea Bonaveri. Questa continua ricerca ha portato la ditta a ripensare anche il packaging dei manichini. Con la collaborazione del corso di laurea in Design del prodotto industriale della scuola di Ingegneria e Architettura dell’università di Bologna, hanno ottenuto un imballaggio che promette una riduzione delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera del 42%, dei consumi di energia del 38% e del risparmio di acqua del 56%.

Nel 2019 l’azienda è stata premiata dal Conai ricevendo la menzione per le migliorie apportate ai manichini e per il modello di imballaggio in cartone large pensato per tutti i manichini fuori misura. Lo stesso anno è arrivato anche il riconoscimento della fondazione per lo Sviluppo sostenibile e dell’Italian exhibition group con il conferimento del premio Sviluppo sostenibile 2019. A testimoniare che la sostenibilità premia.

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Eco manichino di Bonaveri. Foto di Armin Zogbaum
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