e-commerce
Immagine pixabay

Secondo il report di Idealo (comparatore di prezzi online), l’85% degli acquirenti digitali italiani fa almeno un acquisto online al mese, soprattutto di elettronica. Questa percentuale è aumentata di 5 punti percentuali se confrontata con l’anno 2019.

In Italia, i settori in testa all’e-commerce sono appunto l’elettronica e la moda e i dieci prodotti più cercati online nel 2020 sono stati, in ordine: smartphone, sneakers, televisori, smartwatch, scarpe da corsa, notebook, console di gioco, cuffie, tablet e frigoriferi.

Il 2020 poi, a causa della pandemia, ha fatto esplodere questo tipo di acquisti: arredamento & giardino (+190,5%), drogheria & salute (+164,7%), mangiare & bere (+159,2%), prodotti per animali (+116,5%), elettronica (+96,7%), sport & outdoor (+96,3%), bambini & neonati (+91,5%), giocattoli & gaming (+88,7%), auto & moto (+83,6%), salute & bellezza (+80,8%) e moda & accessori (+72,7%).

Reale bisogno di acquistare o futile desiderio?

I numeri riportati hanno un impatto negativo sul nostro ambiente, specialmente se si prendono in considerazione i serial returners, cioè le persone che fanno continuamente resi, perché sono gratuiti e anche perché dopo aver acquistato più taglie conservano la più adatta (fitting roomers), oppure hanno indossato una volta sola il capo e poi lo restituiscono (wardrobers). Questi comportamenti hanno portato i più grandi operatori come Amazon, Asos e Zalando a introdurre delle regole che sospendano gli account che palesemente approfittano di questa possibilità.

Il reso gratuito attenta alla sostenibilità ambientale

Il reso gratuito inizialmente è stato parte integrante delle strategie aziendali volte a fidelizzare il cliente, ma oggi dopo la crescita esponenziale del commercio elettronico  è diventato un problema. 

Secondo il Sustainability report di RetailX, il 37% dei consumatori ha consapevolezza del degli effetti dell’e-commerce ed il 43% degli acquirenti dichiara di tenere in considerazione le opzioni a disposizione per ridurre l’impatto prodotto dalle consegne. Il dato poi, sale al 60% nella fascia di età dai 18 ai 25 anni. 

Resi e imballaggi poco sostenibili

Nonostante l’orientamento di massima sia di ridurre l’utilizzo della plastica monouso in tutti i settori, invece, l’utilizzo nell’e-commerce pare sarà in aumento a causa del frazionamento continuo degli ordini e di una lunga filiera che comprende diversi soggetti prima di arrivare al consumatore finale. Qui, l’impiego della plastica monouso pare addirittura destinato ad aumentare del 15% all’anno da qui al 2027.

Alcune aziende hanno deciso di apportare il proprio contributo per rendere la gestione del reso più sostenibile, con iniziative quali: innovative modalità di etichettatura, imballaggi riutilizzabili e di dimensioni ottimizzate, riducendo così l’impiego di materiale. Amazon ha eliminato le fascette di plastica usate per contenere i pacchi, mentre l’HP ha introdotto un modello che funziona tramite abbonamento per le cartucce ad inchiostro.

Incidenza dei resi per categoria merceologica e per Paese. Elaborazione Netcomm su dati Statista 2019
Incidenza dei resi per categoria merceologica e per Paese. Elaborazione Netcomm su dati Statista 2019

L’impatto delle consegne a domicilio

Le consegne a domicilio, che oramai avvengono in 24 o 48 ore, in termini ambientali hanno senso solo se per recarsi in un negozio fisico si devono percorrere più di 15 km, come afferma Fabio Iraldo, docente all’Istituto di management della Scuola Sant’Anna di Pisa, in tutti gli altri casi, l’acquisto online ha un impatto negativo sull’ambiente. Anche Amazon sta promuovendo la formula “consegna senza fretta”, per ottimizzare costi e tempi di trasporto e quindi di consegna. 

I punti di ritiro diffusi come possibile soluzione

Il rapporto RetailX stima che la diffusione di lockers, cioè depositi sotto forma di armadietti automatici diffusi sul territorio come punti di ritiro, contribuirebbe a produrre un terzo delle emissioni. Certo, devono essere realmente diffusi su tutto il territorio nazionale, perché da una indagine di Agcom (Autorità delle telecomunicazioni) condotta nell’aprile 2020, risulta che 550 punti di ritiro su circa 2500, si trovano nelle principali aree metropolitane e non sono capillari sul territorio nazionale.

Perciò, punti di ritiro diffusi uniti a veicoli elettrici e biciclette per le consegne potrebbero essere soluzioni capaci di incidere in modo positivo sull’ambiente.

Alcuni e-commerce, in modo da incentivare gli acquisti di prossimità, stanno introducendo forme di supplier-tracing, così da informare il cliente sulla provenienza del prodotto, in base ad una mappa che mostra la posizione dei fornitori. 

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