Nel periodo del lockdown il comparto della gestione dei rifiuti, nonostante i numeri in calo, si è mostrato “resiliente” di fronte alle criticità generate dal Covid. Tuttavia il settore ha visto un rallentamento sia del mercato delle materie prime seconde sia degli investimenti. E’ stato questo in sintesi il quadro tracciato dallo studio “L’Italia del Riciclo, realizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e da Fise Unicircular. La ricerca, presentata questa mattina via web, ha scattato una fotografia della gestione dei rifiuti nel nostro Paese. Il tutto dedicando un focus di approfondimento all’impatto della pandemia sul comparto.

Rifiuti e Covid, calo della raccolta differenziata

“Abbiamo riscontrato che nel 53% del campione si è verificato un calo dei volumi della raccolta differenziata dei rifiuti”, ha spiegato il presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile Edo Ronchi, illustrando i dati dell’indagine sull’impatto del Covid contenuta nel rapporto. “In particolare abbiamo registrato riduzioni significative nella parte di raee e dei rifiuti legati ad attività industriali e commerciali conferita alle isole ecologiche. Le ovvie ragioni riguardano il fatto che molte attività commerciali sono state chiuse e quindi le quantità di rifiuti sono diminuite”.

Rifiuto organico in calo

Durante il lockdown anche il rifiuto organico è diminuito, con un calo di circa il 15%. “Abbiamo visto un lieve aumento del rifiuto domestico. E ovviamente una diminuzione dei rifiuti delle utenze collettive e dei ristoranti, dei pubblici esercizi, e delle attività del settore turismo”, ha detto Ronchi. Una forma si equilibrio ha cominciato invece a tornare a partire da maggio-giugno con la ripresa di tutte le attività. In particolare tra giungo e agosto 2020 tutte le tipologie di raccolte differenziate sono tornate a crescere grazie alla riapertura delle attività. Poi però, con l’arrivo della seconda ondata di Covid a settembre, si sono prodotti effetti sulla gestione dei rifiuti simili a quelli della prima ondata.

Crollo mercato delle materie prime seconde e tagli agli investimenti

Due gli ambiti che hanno sofferto di più gli effetti della pandemia: da un parte il mercato delle materie prime seconde, dall’altra gli investimenti.  Il punto più critico che abbiamo riscontrato – ha sottolineato Ronchi – è stata la situazione del mercato delle materie prime seconde, che si caratterizza per un dato di fondo comune, cioè il rallentamento delle attività produttive e il crollo dei prezzi delle materie prime vergini. Insomma c’è stata difficoltà di sbocco e di prezzo, c’è  stata quindi necessità di aumentare gli stoccaggi”. Tuttavia, ha aggiunto il presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, nonostante le difficoltàil sistema ha reagito abbastanza bene”, mostrando “una sua capacita di resilienza”. Sul fronte investimenti invece i dati mostrano come il 65% degli intervistati “abbia dichiarato di prevedere una riduzione delle risorse”.

Gestione rifiuti, i dati del 2019

Lasciando da parte gli effetti della pandemia, il report ha tracciato anche un quadro delle performance delle singole filiere nel 2019. Nello specifico, nel riciclo degli imballaggi, 9,6 milioni di tonnellate di rifiuti sono state avviate a recupero di materia (il 3% in più rispetto al 2018). Mentre il tasso totale di riciclo ha raggiunto il 70% sull’immesso al consumo. Per quanto riguarda, infine, i tassi di recupero la si è attestata all’81%, il vetro al 77%, la plastica al 46%, il legno al 63%, l’alluminio al 70%,e l’ acciaio all’82%.

Le sfide della gestione dei rifiuti

I dati del rapporto sono stati l’input del dibattito che ha visto confrontarsi rappresentanti del mondo delle istituzioni e delle associazioni sulle sfide dell’economia circolare nel nostro Paese. Tra i tanti  temi toccati a tenere banco sono stati la questione degli impianti e quella dell’end of waste.

Promuovere il dibattito sugli impianti e favorire le materie prime seconde

Sul tema impianti, ha sottolineato il sottosegretario al ministero dell’Ambiente Roberto Morassut, la discussione non deve rimanere “astratta” e proiettata nel passato “come si è fatto finora”. Bisogna invece considerare “l’aggiornamento delle tecnologie” e soprattutto la necessità di promuovere un “un dibattito pubblico”, anche preliminare, sulla realizzazione degli impianti. Il tutto con l’obiettivo di far comprendere su larga scala i vantaggi di questi progetti. Per quanto riguarda invece l’end of waste uno dei punti centrali, ha spiegato Morassut, è fornire, attraverso i decreti, le linee d’azione per ridurre concretamente il gap tra la capacità di riciclo del nostro sistema e l’uso delle materie prime seconde.

Stabilizzazione del mercato delle materie prime seconde e visione olistica

Sul tema delle delle materie prime seconde è intervento anche Alessandro Bratti, direttore Generale Ispra, che ha rimarcato la necessità di stabilizzare questo mercato.  “Bisogna lavorare di più sui Cam e bisogna definire delle regole comuni”, ha detto. Altra questione toccato da Bratti è stata inoltre la necessità di adottare per il settore dell’economia circolare  un’unica regia” che guardi all’intera filiera. Il tutto con l’obiettivo di evitare “quegli sfilacciamenti che non rendono efficaci le situazioni positive già presenti nel nostro Paese”.

Promuovere un cambio di paradigma

La centralità di una visione olistica e trasversale nel settore della gestione dei rifiuti è stata menzionata anche dal presidente di Fise Unicircular Paolo Barberi. In particolare sul tema dell’end of waste c’è bisogno di “un cambio di paradigma radicale”, ha detto. E’ necessario infatti avere “uno sguardo più ampio” che parta della progettazione ecosostenibile e ponga al centro le aziende attive nel settore riciclo. Il tutto nell’ambito di un sistema virtuoso capace di coinvolgere attivamente tutta la filiera.

Una situazione di stallo

Sulla necessità di considerare, per quanto riguarda l’end of waste, il punto di vista delle imprese che si occupano della gestione dei rifiuti si è soffermato anche il presidente della commissione Industria del Senato Gianni Girotto. “C’è una distonia – ha detto – tra i soggetti interessati: da una parte il legislatore e dall’altra il mondo reale delle imprese, il settore che agisce”. Per le imprese, in particolare, il timore è che i propri investimenti siano minati da un cambio a posteriori delle regole. Questa situazione di stallo fa sì che il processo per raggiungere  tutti i risultati che vogliamo in ambito riciclo “sia fermo” al momento.

Economia circolare una via segnata

Tra i temi chiave emersi dal dibattito anche l’ormai consolidata concezione che l’adesione ai paradigmi dell’economia circolare sia ormai una strada virtuosa segnata. A rimarcarlo è stata anche la presidente della commissione ambiente della Camera Alessia Rotta.  “L’economia circolare – ha detto – non è più un’opzione, è diventata una strategia di sviluppo sostenibile. E’ una strada obbligata”.

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Giornalista professionista e videomaker con esperienze in diverse agenzie di stampa e testate web. Laurea specialistica in Filosofia, master in giornalismo multimediale.