Il riciclo delle plastiche compostabili segna un record di efficienza. I dati del Consorzio Biorepack sono entusiasti sia per tassi di riciclo sia per popolazione servita e corrispettivi economici ad essi riconosciuti.
Nel riciclo il tasso ha raggiunto il 57,8%, in crescita di circa 2 punti percentuali nel confronto con l’anno precedente superando di otto punti percentuali il tasso di riciclo europeo 2025 sulla plastica (fissato al 50%) e di tre l’obiettivo del 55% fissato per il 2030.
A usufruire di questo servizio è l’85% della popolazione italiana, con una crescita di 11 punti percentuali rispetto al 2023. In 9 regioni (Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Toscana, Calabria e Puglia) la copertura è superiore al 97%.

**Al netto degli scarti (gestione nazionale, i.e. tutti gli imballaggi assoggettati al CAC bioplastiche)
“Sono numeri che ci riempiono di orgoglio. In poco più di tre anni di attività abbiamo raggiunto risultati che certamente, all’inizio, non potevano essere dati per scontati e oggi possiamo dire che il nostro consorzio, primo in Europa nel suo genere, è presente in tutta Italia” commenta il presidente di Biorepack, Marco Versari. “Tutto ciò conferma il valore delle attività realizzate dal nostro consorzio e dimostrano l’importanza per il Paese di poter contare su un soggetto capace di costruire sinergie e alleanze con chi, a livello locale e regionale, si occupa della raccolta e del trattamento dei rifiuti organici e compostabili. Valorizzarli nel modo migliore significa infatti non sprecare una frazione dei rifiuti importante sia per quantità sia per l’apporto che può fornire nella sfida di proteggere e aumentare la fertilità dei nostri terreni agricoli, contrastandone il degrado. E in questo quadro, gli imballaggi in bioplastica compostabile si confermano uno strumento importante per aumentare qualità e quantità della raccolta della frazione organica dei rifiuti”.
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Un lavoro che nel 2024 si è tradotto in corrispettivi riconosciuti ai Comuni e agli enti che si occupano per loro conto della differenziata di 12,7 milioni di euro a copertura dei costi di raccolta, trasporto e trattamento degli imballaggi in bioplastica compostabile contenuti nell’umido.
I punti su cui lavorare
“Il problema principale è rappresentato dalla presenza dei materiali non compostabili nella FORSU, la cui eliminazione comporta anche la rimozione di matrici biodegradabili, tra cui le bioplastiche compostabili e gli scarti derivanti dalla manutenzione del verde, penalizzando così il tasso di riciclo finale”, prosegue Versari. Importante è poi anche efficientare i sistemi di trattamento per massimizzare la conversione dei materiali compostabili in ammendanti.
“Gli investimenti in ricerca, in formazione dei giovani attraverso lo sviluppo di progetti didattici, il contrasto all’illegalità attraverso la cooperazione con le autorità competenti contro la diffusione degli shopper illegali sono attività realizzate in questi anni da Biorepack e che proseguiranno anche in futuro” conclude Versari. “Sono tutte accomunate da un unico filo conduttore: fare il modo che il sistema Paese aumenti la conoscenza degli imballaggi in bioplastica compostabile, ne comprenda sempre più e meglio il valore per la collettività e l’importanza del corretto conferimento insieme al resto dei rifiuti organici. Da ciò dipende la possibilità di raggiungere gli obiettivi di riciclo previsti dalle norme italiane ed europee e contribuire allo sviluppo di una filiera, quella delle bioplastiche compostabili, che rappresenta un punto di forza dell’industria italiana oltre che, ovviamente, il nostro benessere”.
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