Il campione mondiale dei 19″72 dell’Universiade di Città del Messico non avrebbe mai immaginato che le sue scarpe da corsa sarebbero state usate per costruire una pista di atletica. A quarant’anni dal record sui 200 metri piani, che ha fatto sognare intere generazioni, un paio di vecchie scarpe di Pietro Mennea sono state donate dalla moglie Manuela Olivieri per contribuire alla costruzione de La Pista di Pietro. Il “lievito madre” per un progetto che vuole incentivare la cultura e la pratica sportiva tra i più giovani, coniugando i principi della collaborazione, della disciplina personale, dell’inclusione e del rispetto delle regole ai temi dell’economia circolare, del riciclo e del riuso.

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La Pista di Pietro al Foro Italico – © Sacha De Propis

“La Pista di Pietro contiene una parte del sogno di Pietro Mennea di continuare a correre e di far vivere questa esperienza ai giovani”, spiega Nicolas Meletiou, managing director dell’azienda lombarda ESO Società benefit (acronimo di Ecological services outsourcing), ideatore del progetto Esosport insieme a Paolo Masini, presidente e fondatore del Roma Bpa. La prima, removibile e itinerante, è stata inaugurata al Foro Italico di Roma, alla presenza di Manuela Olivieri, durante la Settimana europea dello sport (23-30 settembre 2019), organizzata e promossa dalla Commissione europea. Ha ricevuto il contributo dell’Istituto per il credito sportivo, della Federazione italiana di atletica leggera e di Vibram, oltre al sostegno della Rappresentanza in Italia della Commissione UE. Circa 2.500 tra studenti e giovani atleti Fidal hanno corso sui 60 m di Pietro, provando ad avvicinarsi al record di 6’68” ottenuto da Mennea nel 1976 sui 60 m indoor.

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La Pista di Pietro al Foro Italico – © Sacha De Propis

Le scarpe da ginnastica sono raccolte in appositi espositori, collocati negli impianti sportivi delle scuole o nei negozi che vendono calzature, rilasciati da Eso ai Comuni e alle realtà convenzionate di tutta Italia. Attraverso un procedimento di separazione della suola dalla tomaia e di triturazione viene generata materia prima seconda impiegata per la produzione della pavimentazione. Sono utilizzati anche copertoni e camere d’aria esauste delle biciclette e presto, assicura Meletiou, palline da tennis. Le due frazioni ottenute dopo la triturazione, spiega il managing director di Eso, sono “una gomma Epdm, abitualmente usata nella componentistica dei veicoli, e una frazione che vogliamo impiegare nei pannelli termoacustici degli immobili”.

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Il contenitore per la raccolta delle vecchie scarpe da ginnastica – © Sacha De Propis

Anche le aziende possono decidere di siglare una convenzione per riciclare le vecchie scarpe da ginnastica dei dipendenti. Tra queste, brand molto famosi come Oracle e Microsoft, dichiara Meletiou. “Le aziende pagano solo i costi di trasporto del materiale. Vantiamo una logistica nazionale composta da dipendenti e autisti diretti”. Eso, poi, produce la materia prima seconda attraverso processi con un consumo sempre minore di energia e acqua. “Stiamo realizzando una nuova macchina di triturazione con l’azienda Salvadori, insediata nell’incubatore Polo Meccatronica di Trentino Sviluppo – spiega Meletiou. – È una soluzione nuova a livello industriale, di piccole dimensioni, che permette di triturare e separare più materiali”. Il tutto a poca distanza dal luogo di produzione dei rifiuti e, quindi, con emissioni ridotte di CO2. Alla base c’è la volontà di “sviluppare una piccola catena di franchising in tutta Italia” per dare nuove opportunità di “business a km 0”: “I padri possono sostenere i propri figli in questa attività”, afferma convinto Meletiou.

Lo sport e l’attenzione al riciclo rappresentano “un modo corretto di comportarsi in tutti gli aspetti della propria vita. Spesso noi genitori insegniamo ai nostri ragazzi a essere furbi, a sorpassare l’altro. Invece nelle attività legate al rispetto dell’ambiente la furbizia non si può usare, bisogna fare le cose per bene”. Da green life a green job, dunque, attraverso la stimolazione di stili di vita sani e la propensione al lavoro di squadra. “In azienda promuoviamo giornate di formazione specifica coinvolgendo le scuole. Molti giovani imparano cosa significa green economy o economia circolare. Ai più grandi mostriamo quali opportunità lavorative possono esserci in futuro – conclude Meletiou – Soprattutto, spieghiamo che le cose fatte per bene possono produrre ottimi risultati, nel lavoro come nella vita”.

 

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