Per fare impresa nel fotovoltaico serve un approccio innovativo

Manutenzione, logistica, ricerca e innovazione, la visione dell'AD di Comal impianti Alfredo Balletti

Con una buona organizzazione aziendale e uno sguardo concreto alla realtà si può fare molto in ambito di investimenti nelle rinnovabili in Italia. Per fare davvero la differenza e arrivare a raggiungere i target di impianti previsti al 2030 però serve cambiare l’approccio.

Per fare impresa nel fotovoltaico ad esempio è necessaria una nuova visione di impresa e di industria. È quanto ci mostra l’esempio di Comal impianti, realtà in continua crescita che vede attualmente un portafoglio di 300 milioni di euro. Ne abbiamo parlato con Alfredo Balletti AD dell’azienda e azionista di maggioranza relativa come annunciato lo scorso 4 agosto.

“Nel nostro Paese è difficile convincere le piccole imprese a fare un salto di qualità. Non dico di diventare grandi, ma almeno medie. Nel mio caso ho difficoltà a reperire manodopera o imprese che possono svolgere delle attività per noi“.

L’azienda di innovazione ne ha fatta. Ad esempio è tra le realtà che stanno operando nella riqualificazione dell’area industriale di Montalto di Castro adiacente alla centrale Enel. Qui stanno producendo i tracker monoassiali per cui sono noti nel comparto. Si tratta della tecnologia che permette ai pannelli di girarsi nel corso della giornata assecondando la migliore esposizione solare. “Attualmente l’impianto è in una fase di decommissioning. Alcune linee sono state avviate e sono in fase di pre-testing. Altre verranno attivate nel corso del mese di agosto e le ultime a settembre”. 

Perché cambiare mentalità per investire in rinnovabili

Investire oggi nelle rinnovabili è possibile ma “serve cambiare la mentalità” rimarca Balletti, andando oltre i “business tradizionali“. “L’economia del fotovoltaico non è solo nel pannello cinese. Il 60% lo possiamo fare in Italia con la costruzione di componenti essenziali. Inoltre, alcune regioni ignorano il valore della manutenzione degli impianti. Ci sono provincie in cui nessuna impresa è in grado di operare e le aziende arrivano da fuori”. Per questo l’AD evidenzia come manchi la conoscenza di questo business e di come monetizzarlo.

Una speranza arriva dalle imprese condotte da giovani. “Oggi abbiamo tantissimi mega da costruire e difficoltà a trovare manodopera e imprese. Noi come Comal siamo disponibili anche ad avviare delle realtà e a formarle, ma serve avere una certa mentalità da subito”. Tra due o tre anni sarà più chiaro a molti come sta cambiando il business, pronostica Balletti. E a chi gli rimprovera che si “crea competitor” ammonisce: “C’è tanto da fare. Non abbiamo la capacità di fare gli 80GW al 2030… e chi li fa?”

“Servono imprese, manodopera e materiali. Oggi non siamo pronti ad affrontare la sfida delle rinnovabili”.

Per fare impresa nel fotovoltaico serve anche innovare nella gestione e nella ricerca

“Stiamo lavorando a investimenti notevoli in sistemi di controllo, tipo sap per poterci organizzare meglio, ma bisogna crederci e investire in questo mercato”.

“Vuoi per problemi strutturali, vuoi perché paghiamo tantissime tasse” a volte lo sforzo dell’aumento dell’utile non giustifica la spesa, spiega l’AD di Comal Impianti. “Ma dipende tutto dalla mentalità. Noi sicuramente siamo innovativi e andiamo in questa direzione”.

Logistica, idrogeno e grandi impianti, il futuro del fotovoltaico da qui a tre anni

Intanto per fare impresa nel fotovoltaico servono anche gli impianti e su questo la visione di Comal è abbastanza positiva. “Abbiamo notato che nell’ultimo anno le autorizzazioni sono aumentate. C’è stato un incremento notevole, soprattutto tra elementi esterni come la guerra in Ucraina. La situazione potrebbe essere migliore se non ci fossero tutti questi problemi di tipo burocratico, ma si tratta di una crescita secondo me inarrestabile”

“Vediamo i prossimi anni sicuramente positivi ed è una visione suffragata dai fatti. Abbiamo un portafoglio di oltre 300 milioni di euro e continuiamo a prendere ordini per il 2024. Questo significa che il 2023 è ancora un anno di lancio ma non rappresenta sicuramente il massimo del mercato. Mentre il 2024 e 2025 saranno secondo me molto pieni e si faranno tantissimi impianti”.

Altro settore in cui l’Ad prevede una crescita è lo sviluppo della mobilità elettrica in cui vede un ruolo nella logistica. “La distribuzione logistica sta guardando sempre di più alle auto elettriche e in questo l’Italia deve ancora fare tanto“, spiega. “Questo è un altro settore che avrà una notevole esplosione nei prossimi anni. Si tratta di creare le adeguate infrastrutture  per ricaricare le auto elettriche”.

Infine il tema dell’idrogeno su cui la società sta andando avanti in ricerca e innovazione e o storage dei grandi impianti.

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Giornalista, video maker, sviluppo format su più mezzi (se in contemporanea meglio). Si occupa di energia dal 2009, mantenendo sempre vivi i suoi interessi che navigano tra cinema, fotografia, marketing, viaggi e... buona cucina. Direttore di Canale Energia; e7, il settimanale di QE ed è il direttore editoriale del Gruppo Italia Energia dal 2014.