Il 2015 è stato l’anno più caldo dal 1961: nel Paese l’aumento della temperatura media è stata di 1,58°C contro il valore medio globale registrato sulla terraferma dell’1,23°C.
Nello stesso anno il 64,3% della popolazione è stata esposta a livelli di rumore da traffico nelle ore notturne superiori alla soglia Lnight di raccomandazione dell’OMS. I terremoti che hanno attraversato l’Italia sono stati 1.963, solo due di Magnitudo pari a 4,7 e 4,5, con epicentri molto profondi (oltre 200 km). Questi sono alcuni dei dati emersi nell’edizione 2016 dell’Annuario dei dati ambientali dell’ISPRA che, presentato il 6 dicembre a Roma, offre una fotografia del Paese su: biodiversità, clima, inquinamento atmosferico, qualità delle acque interne, mare e ambiente costiero, suolo, rifiuti, agenti fisici e chimici, pericolosità naturale, pollini e certificazioni ambientali.
Nel rapporto emerge il giudizio positivo per le acque sotterranee e superficiali: nel primo caso, il 59% dei 1.053 corpi idrici identificati, a novembre 2016, viene classificato come “buono” sia per lo stato chimico che quantitativo. Nel secondo caso, il 43% dei fiumi raggiunge l’obiettivo di qualità per lo stato ecologico e il 75% per lo stato chimico; per i laghi, l’obiettivo di qualità è raggiunto dal 21% dei corpi per lo stato ecologico e dal 47% per lo stato chimico. Percentuali ancora superiori per le acque costiere di balneazione: il 90% risulta essere eccellente.
L’Italia, però, si aggiudica il terzo posto come produttore europeo di sostanze chimiche e il secondo posto per eventi sismici, fogliazione superficiale, eruzioni vulcaniche e dissesto idrogeologico. A livello sismico, il Paese presenta zone maggiormente critiche nel Sud (Calabria tirrenica, Sicilia orientale) lungo la catena appenninica Centro-meridionale e nel Friuli Venezia Giulia. Una situazione pericolosa anche per il patrimonio culturale: i beni situati in comuni classificati in zona sismica 1 (suscettibili di essere colpiti da forti terremoti) sono 10.297 pari al 5,4% del totale, mentre 3.064 beni, l’1,6% del totale, sono situati in aree a pericolosità vulcanica.
Altro primato negativo quello per consumo di suolo: medaglia d’oro in UE per perdita di suolo dovuta a erosione idrica, con valori superiori a 8 ton/ettaro per anno contro la media europea di 2,5. In totale, sono 21.000 km2 le aree coperte.
Per quanto riguarda gli eventi franosi, sono state 12 le vittime nell’ultimo anno e 271 episodi hanno danneggiato le infrastrutture, stradali e ferroviarie. 503.282 abitanti risiedono in aree a pericolosità di frana molto elevata e, su 900.000 frane registrate in Europa, 600.000 hanno interessato il Bel Paese.
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