Petrolio, l’80% dell’import europeo è da Paesi politicamente instabili

PetrolioL’80% delle importazioni di petrolio in Europa proviene da Paesi che mostrano instabilità a livello geopolitico come ad esempio Russia, Libia e Iraq. E’ il quadro emerso da un rapporto realizzato da Transport&Environment. In particolare, come si legge sul Guardian,  a beneficiare maggiormente dall’attuale situazione europea in merito alle importazioni di petrolio sono le società Rosneft e Lukoil che forniscono un terzo del petrolio importato nel 2015. A questi due nomi si aggiungono quelli di Statoil e Saudi Aramco con un contributo pari al 20% e  Chevron ed Exxon con una percentuale del 12%. 

Un ruolo chiave nell’import europeo di petrolio è rivestito da Paesi del Medio Oriente come Algeria, l’Iraq, la Libia  a cui si aggiungono l’Azerbaijan, il Kazakhstan, la Nigeria. Oltre a questi la Russia forniva circa il 30% delle importazioni. Dei 10 maggiori fornitori di greggio  dell’Unione Europea soltanto due sono Europei: Shell and Statoil la cui azione combinata sul mercato è pari al 12%. 

 L’uso dissoluto in Europa di petrolio sta riempiendo le tasche di grandi compagnie petrolifere nei Paesi instabili, tra cui la Russia e la Libia. La sete dei trasporti per il petrolio e il diesel importato costa a ogni cittadino circa 300 euro l’anno, denaro che scorre fuori dall’economia europea” ha spiegato al Guardian Laura Buffet, responsabile petrolio di Transport and Environment. 

 Un trend quello dell’incremento dell’import di petrolio in UE che ha visto le importazioni di diesel raddoppiare dal 2001 al 2014 e su cui, secondo il nuovo studio della società di consulenza britannica Cambridge Econometrics, si potrebbe cercare di intervenire attraverso la decarbonizzazione dei trasporti in Europa, i due terzi della domanda di petrolio finale. 

Ridurre la dipendenza energetica dell’UE e la decarbonizzazione dei trasporti sono due facce della stessa medaglia”, si legge nello studio. “L’implementazione di una forte strategia di decarbonizzazione dei trasporti non solo permetterà all’UE di affrontare l’instabilità energetica, ma porterà, nel lungo periodo, benefici climatici, ambientali ed economici.”

 

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