
L’effetto secondo il Presidente dell’Associazione Mauro Grotto è di fatto la legalizzazione di una esportazione di inquinamento in paesi limitrofi come Serbia, Albania o Africa. Inoltre il Decreto non prevede dei limiti per eventuali compagnie straniere che stanno riutilizzando questi mezzi pensanti acquistati con un notevole vantaggio competitivo, di tornare a circolare nella stessa Italia.
Il rischio come sottolinea a Canale Energia Grotto è di “creare un vuoto di mercato per il commercio italiano rispetto il recupero dei materiali su veicoli fuori uso e spostare di fatto l’inquinamento di pochi km senza ridurne gli effetti negativi sull’ambiente”. Della filiera virtuosa del riciclo ad esempio ne giovano le aziende di acciaio nostrane
“Negli ultimi anni abbiamo cercato di combattere l’esportazione perché ad oggi la normativa non consente di accertare che il veicolo esportato sia stato reimmatricolato o riciclato. Di fatto dalle nostri fonti vediamo come si esporti non un bene, ma un rifiuto. O peggio questi beni entrano in filiere border line, non sono autorizzate, e vanno ad alimentare mercati paralleli”.
Per evitare che questi scenari diventino sempre più tangibili e, tra l’altro finanziati dallo stesso bonus dello Stato Italiano, l’associazione ha impugnato il Decreto ministeriale al Tar, evidenziando come da un lato, la normativa nazionale, non preveda la dimostrazione dell’avvenuta re-immatricolazione all’estero, limitandosi a chiedere all’aspirante al beneficio la sola notifica di esportazione attraverso una documentazione riduttiva e inadeguata; dall’altro, viola le disposizioni europee in materia di aiuti di Stato, ammessi, secondo una ratio di tutela ambientale, esclusivamente “per l’acquisto di nuovi camion (peraltro con limitazioni), per l’adeguamento tecnico e per la demolizione dei veicoli più inquinanti” (vedi T.F.U.E.).
L’obiettivo è riuscire ad avere una modifica al DM nel rispetto del mercato e sopratutto degli obiettivi di COP”! rispetto l’ambiente. Il mercato di riferimento rappresenta una filiera importante per l’industria dello smaltimento e della economia circolare che l’AIRA non intende perdere.
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