Chiamatela crisi climatica, non è solo un cambiamento

Il dibattito in occasione della divulgazione del rapporto Eco media 2019

Ecomedia 2019 2Aumenta la percezione della crisi climatica sui media, ma non è ancora abbastanza.  Andare oltre la spettacolarità del tema ed esplicitare come e quanto la sostenibilità sia centrale nella vita e per la vita quotidiana è la mission che la stampa deve assolvere.
“Non chiamatelo più cambiamento climatico” esorta Enrico Giovannini, portavoce Asvis, nel corso del convegno di presentazione dei dati: “si tratta di una crisi climatica”. Usare le parole corrette è il primo passo per dare la giusta visibilità al tema come hanno evidenziato diversi dei protagonisti presenti al dibattito.
L’informazione svolge un ruolo centrale per far capire l’entità e l’impatto del problema
“Dare voce a chi dice che il cambiamento climatico non è di origine antropica non aiuta” sottolinea Roberto Morabito, direttore dipartimento sostenibilità ambientale Enea, “a volte è più notiziabile, ma non aiuta”. Non manca un ruolo della comunità scientifica che “deve imparare a comunicare meglio”. Un compito centrale lo svolge il giornalismo scientifico per “coniugare informazione e scienza”.

“Rischiamo di arrivare al climate disaster” rimarca Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della Fondazione Univerde.

Un fenomeno che sempre di più richiede di essere guardato a 360° come parte integrante delle scelte strategiche e politiche, come sottolineato da Giovannini: “Sogno che al ministro della salute o a quello del bilancio, nei programmi generalisti, si facciano domande relativamente a come stanno operando per rispondere delle morti per inquinamento o della conversione verso l’economia sostenibile”. Insomma non si può più ragionare a compartimenti stagni.

Attenzione al green washing anche in politica

Attenzione al “green washing” che avvisa Giovannini aumenterà e di cui Pecoraro Scanio evidenzia come oltre alle aziende il fenomeno possa arrivare a toccare anche la normativa.”Se nel Green New deal è stato approvato il gas come elemento di transizione energetica, e sono vent’anni che questa transizione è in corso, ricordiamoci che si tratta di impianti caratterizzati da investimenti di lungo periodo. Per ammortizzarli ci vogliono 30-50 anni” da qui la provocazione lanciata da Pecoraro Scanio:“Quindi quando inizierà la fase green? Dopo che ci siamo estinti?

Un aiuto arriva, sempre secondo Pecoraro Scanio, da “le grandi realtà che si occupano di finanzia stanno disinvestendo dal fossile”. Un supporto importante può arrivare anche dalla comunicazione delle informazioni che dovrebbero essere più semplici da capire:”Non parliamo più di maltempo, ma chiamiamole cicloni mediterranei” esorta Pecoraro “Diamo un messaggio chiaro ai cittadini!”

I dati del report

I risultati  del monitoraggio del rapporto Eco media, realizzato dall’Osservatorio sviluppo sostenibile e ambiente nei media, segnalano un 10% di spazio dedicato al tema. Di fatto si registra una leggera crescita rispetto al 2018. Il monitoraggio ha interessato i maggiori Tg italiani nello spazio del prime time dal primo gennaio al trenta settembre.

Il cambiamento maggiore è, più che nella quantità, nella composizione interna delle notizie. Il rapporto individua quattro categorie di tematiche con cui si affronta il tema dell’ambiente:
  • cronaca dei disastri naturali (effetti di eventi naturali come terremoti tsunami eruzioni vulcaniche e altro);
  • condizioni meteorologiche (evoluzione tempo atmosferico);
  • temi ambientali (rapporto dell’uomo sull’ambiente);
  • natura e animali (bellezze naturali e rapporto uomo natura).
Tra i quattro temi ha prevalso la categoria:“temi ambientali” (42%), scalzando il primato degli scorsi anni che era delle “condizioni meteorologiche”.

Assegnato la VI edizione del premio Pentapolis, “Giornalisti per la sostenibilità”

Quest’anno si sono aggiudicati la VI edizione del premio “Giornalisti per la sostenibilità” assegnato dalla Onlus Pentapolis: Giuseppe De Bellis, direttore Sky Tg 24 per la televisione, Stefano Pacifici, direttore Metro per la carta stampata, Luca Aterini, direttore Greenreport.it per la categoria web e Edoardo Montefusco, direttore Rds per la categoria radio.
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Giornalista, video maker, sviluppo format su più mezzi (se in contemporanea meglio). Si occupa di energia dal 2009, mantenendo sempre vivi i suoi interessi che navigano tra cinema, fotografia, marketing, viaggi e... buona cucina. Direttore di Canale Energia; e7, il settimanale di QE ed è il direttore editoriale del Gruppo Italia Energia dal 2014.