trasporto marittimo
Foto di Sascha Hormel da Pexels

Legambiente ed Enel X hanno pubblicato lo studio Porti verdi: la rotta verso uno sviluppo sostenibili nel quale riportano sei passi da seguire per decarbonizzare il trasporto marittimo. Il settore è fortemente inquinante, alcune stime parlano di 940 milioni di tonnellate di CO2 all’anno equivalenti a circa il 2,5% delle emissioni globali di gas serra.

Sei passi per decarbonizzare il trasporto marittimo

Questi sei interventi sono:

  1. finalizzare il processo di definizione di una tariffa elettrica dedicata al cold ironing, la tecnologia con cui si possono ridurre le emissioni navali in porto grazie alla connessione alla rete elettrica su terraferma. L’obiettivo è di rendere il cold ironing competitivo rispetto all’utilizzo dei motori di bordo;
  2. introdurre schemi di finanziamento o cofinanziamento pubblico per accelerare sostenibilità nei parti;
  3. accelerare il processo di elettrificazione identificando gli interventi prioritari;
  4. promuovere l’elettrificazione di fonti rinnovabili;
  5. sviluppare una roadmap nazionale che preveda l’elettrificazione sistema portuale;
  6. sviluppare le infrastrutture ferroviarie nei porti e le interconnessioni con la rete.

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Cold ironing

Il cold ironing è l’aspetto sul quale il rapporto si concentra maggiormente. La decarbonizzazione del settore è una priorità indicata nella Sustainable and smart mobility strategy europea, rimarcano gli autori dello studio, ed è anche un’emergenza a diverso titolo indicata da operatori ed organizzazioni quali l’Organizzazione europea dei porti marittimi. Al momento, rimarca lo studio, i traghetti basati su propulsione elettrica sono ideali per le distanze brevi, mentre per i lunghi tragitti si guarda all’alimentazione con l’idrogeno e l’ammoniaca rinnovabile o le batterie alimentate con elettricità prodotta da fonti rinnovabili.

Best practice

Il cold ironing si è dimostrato una soluzione efficace per la decarbonizzazione dei consumi navali in diversi porti: tra questi, Gothenburg in Svezia, Rotterdam nei Paesi Bassi, Los Angeles in Usa, Vancouver in Canada, Lübeck in Germania, Bergen in Norvegia, Marsiglia in Francia.

Il porto di Gothenburg è partito nel 1989 e oggi sfrutta una struttura composta da sei unità di cold ironing, con un’altra in fase di realizzazione. Il porto di Marsiglia punta a diventare 100% elettrico entro il 2025 grazie a questa tecnologia, installazione sostenuta con risorse europee. Infine, il principale porto merci dell’emisfero occidentale, quello di Los Angeles, ha supportato la progressiva espansione del cold ironing in combinazione e ha redatto nel 2007 il regolamento per mitigare le emissioni di particolato e ossidi di azoto in porto.

Integrazione infrastrutture

Una logistica sostenibile, prosegue lo studio, non può prescindere dall’integrazione tra le infrastrutture portuali con quelle ferroviarie. Questo corrisponderebbe ad attivare dei corridoi green. Il porto di Trieste è esemplare: oggi è il primo porto italiano per merci extra-Ue e per traffico ferroviario. Ha nuovi collegamenti ferroviari in via di completamento, con cui dialoga con l’Austria-Nord Europa, la Slovenia-Est Europa e Padova-Milano, e dispone oggi di 6 binari con un flusso di 200 treni alla settimana.

 

 

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