rifiuti organici obbligo di raccolta gennaio 2021È scattato lo scorso 1° gennaio l’obbligo per tutti i Comuni italiani della raccolta differenziata della frazione umida. Sostanzialmente, gli scarti organici dovranno essere separati dagli altri rifiuti e, insieme ad essi, dovranno essere raccolti anche gli imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile (certificati EN 13432). Si tratta dei sacchetti in bioplastica ma anche degli imballaggi di frutta e verdura e tutte quelle stoviglie monouso in materiale compostabile. L’entrata in vigore dell’obbligo, previsto dall’articolo 182 ter del decreto legislativo 152/2006, che recepisce la direttiva europea 2018/851 in materia di rifiuti, anticipa di due anni l’impegno che sarà introdotto nel resto dell’Unione solo a inizio 2024.

L’organizzazione del servizio dei Comuni italiani

I Comuni italiani devono dunque avere un servizio di raccolta differenziata della frazione umida, che va fatta con dei contenitori a svuotamento riutilizzabili o con sacchetti compostabili certificati.

Enzo Favoino, ricercatore presso la Scuola agraria del parco di Monza e coordinatore del Comitato scientifico di Zero waste Europe ha spiegato ad Askanews: “La raccolta dell’organico è fondamentale perché offre un contributo essenziale alla massimizzazione dei tassi di raccolta differenziata. Senza l’organico non saremmo potuti arrivare al 65% circa di raccolta differenziata raggiunto dall’Italia. Inoltre, separando bene l’organico, riduciamo la fermentescibilità dei rifiuti residui indifferenziati non riciclabili. Ciò permette ai Comuni di ridurne la frequenza di raccolta il che, oltre a ridurre i costi complessivi di raccolta, spinge i cittadini a separare meglio anche le altre frazioni riciclabili”.

Italia seconda in Europa per il sistema di compostaggio

Inoltre, l’Italia è già ai primi posti della classifica europea per la sua capacità del sistema di compostaggio che supera i sette milioni di tonnellate, seconda solo alla Germania. Questo obbligo permetterà di raggiungere il 100% della raccolta dello scarto organico, attualmente pari all’80%.

Ha continuato Favoino: “Dal punto di vista agronomico, separare l’organico dal resto dei rifiuti è importante per restituire al terreno materia viva e fertile. La fertilità dei suoli dipende essenzialmente dalla presenza di sostanza organica. Non a caso, gli scienziati del suolo parlano di “stato di pre-desertificazione” quando i terreni si impoveriscono eccessivamente di sostanza organica. Restituendo quest’ultima ai suoli, ne esaltiamo la fertilità sotto tutti i punti di vista: dalla capacità di ritenzione idrica, alle attività dei microorganismi del suolo, alla disponibilità degli elementi nutritivi”.

La sostanza organica contro il cambiamento climatico

Inoltre, a parte la produttività agricola e la salute umana, il cambiamento climatico è un altro aspetto che può beneficiarne. Infatti, la sostanza organica è per lo più costituita da carbonio e mentre in atmosfera concorre all’effetto serra, nel suolo ne favorisce la fertilità. Allo stesso modo, le bioplastiche compostabili possono, se correttamente conferite nell’organico, avere un impatto positivo.

Biorepack: il consorzio di filiera del sistema Conai dedicato agli imballaggi in bioplastica compostabile

Nel 2020, per raggiungere gli obiettivi di riciclo, è stato costituito Biorepack, il consorzio di filiera del sistema Conai, dedicato agli imballaggi in bioplastica compostabile, che si attesta come primo in Europa. Il consorzio ha firmato un accordo con Anci che riconosce ai Comuni italiani un corrispettivo economico sulla base della raccolta differenziata e del trattamento dei rifiuti di imballaggi in bioplastica compostabile.

Marco Versari, presidente di Biorepack ha dichiarato ad Askanews: “Ricordiamoci sempre di usare le bioplastiche compostabili per raccogliere la frazione organica. I sacchetti biodegradabili e compostabili hanno contribuito a rendere l’Italia il Paese europeo che raccoglie più frazione organica. Insieme all’organico ora devono essere conferiti nell’umido i sacchetti della spesa, le cialde del caffè realizzate in materiale compostabile, i nuovi imballaggi. Tutto ciò contribuisce ad aumentare ulteriormente questi tassi di raccolta”.

“Dobbiamo assolutamente evitare i sacchetti di plastica convenzionale per raccogliere l’umido, ha concluso Favoino, perché la plastica diventa un contaminante che si frammenta e sotto forma di microplastiche finirebbe per entrare nella catena alimentare. Dobbiamo usare quindi i sacchetti di plastica compostabile certificata. Fortunatamente abbiamo da 20 anni uno standard di riferimento europeo e dobbiamo continuare a farlo conoscere e a utilizzarlo”.

La soddisfazione del MiTE

“La scelta compiuta dal Parlamento prima e dal Governo poi nel recepimento del pacchetto sull’economia circolare non è stata di certo casuale né avventata, ha spiegato Ilaria Fontana, sottosegretario al Ministero della Transizione ecologica, si tratta di una assunzione di responsabilità maturata dopo anni di virtuosa gestione della frazione organica nel nostro Paese che è in grado, già da anni, di trasformare residui, in una importante occasione di tutela delle nostre matrici ambientali e di transizione ecologica. Dobbiamo considerare tale passaggio legato alla raccolta obbligatoria dell’umido in tutto il Paese non solo in un’ottica di riciclo ma di bioeconomia ovvero una visione sistemica in cui un bene primario come il nostro cibo o il verde della manutenzione dei nostri giardini è chiamato, attraverso pratiche di compostaggio, a riportare materia organica nei suoli impoveriti dall’utilizzo intensivo dell’uomo unito ai cambiamenti climatici in atto”.

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