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Con una risoluzione adottata il 5 ottobre, il Parlamento UE chiede ulteriori misure d’emergenza per alleviare la pressione sulle famiglie e le imprese europee causata dal rapido aumento dei prezzi energetici. Gli eurodeputati affermano che “la guerra di aggressione russa nei confronti dell’Ucraina e l’uso dell’approvvigionamento di energia fossile come arma”, si legge nella nota, abbiano “drammaticamente aggravato l’attuale instabilità del mercato dell’energia”, portando a una crisi del costo della vita.

Inoltre, si avverte che i consumatori che non possono permettersi l’aumento delle bollette non dovrebbero vedersi tagliare l’erogazione dell’energia e sottolineano la necessità di evitare sfratti per le famiglie vulnerabili: “I consumatori dovrebbero essere maggiormente tutelati contro la sospensione o la revoca dei contratti a tariffa fissa da parte dei fornitori e contro i pre-pagamenti esorbitanti per il gas e l’elettricità”, viene sottolineato.

Parlamento UE: “Misure di emergenza eccezionali”

Secondo i deputati, tempi eccezionali richiedono misure di emergenza eccezionali. In questo senso, l’UE deve agire in modo unito e tutte le misure adottate devono essere pienamente compatibili con gli obiettivi climatici dell’Unione a lungo termine: “È necessaria una solidarietà senza precedenti tra gli Stati membri e una risposta comune, invece di azioni unilaterali e divisive”, viene messo in evidenza nella nota.

Le imprese che hanno beneficiato di proventi straordinari devono contribuire a mitigare gli effetti negativi della crisi. I deputati sostengono, in principio, un accordo in Consiglio UE sull’introduzione di un massimale temporaneo di emergenza sui proventi ottenuti dalla vendita di energia elettrica utilizzando le cosiddette tecnologie di generazione inframarginale, come le rinnovabili, il nucleare e la lignite.

Per quanto riguarda i contributi di solidarietà per le imprese dei settori del petrolio greggio, del gas naturale, del carbone e della raffinazione, i deputati avvertono che alcune delle più grandi società energetiche UE potrebbero non essere soggette al contributo e chiedono che tale contributo sia progettato per evitare l’elusione fiscale. Chiedono inoltre alla Commissione di valutare un margine di profitto adeguato e di compiere ulteriori passi verso “l’introduzione di un’imposta sui proventi straordinari per le società energetiche che hanno beneficiato a dismisura della crisi energetica”, viene menzionato nella nota.

Il Parlamento UE invita la Commissione a proporre un massimale appropriato di prezzo per le importazioni di gas dai gasdotti, principalmente dalla Russia. Inoltre, per ridurre il costo delle importazioni, gli strumenti dell’UE per l’acquisizione congiunta di fonti energetiche dovrebbero essere migliorati.

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“Proposte di riforma del mercato dell’energia”

Le entrate derivanti dai proventi straordinari dovrebbero andare a vantaggio dei consumatori e delle imprese, in particolare per sostenere le famiglie vulnerabili e le Pmi. È quanto viene sostenuto con la risoluzione: ciò dovrebbe andare di pari passo con l’innovazione e gli investimenti massicci nelle rinnovabili, nell’efficienza energetica e nelle infrastrutture energetiche.

Il Parlamento UE è pronto ad analizzare attentamente qualsiasi proposta di riforma del mercato dell’energia elettrica, per avere il giusto segnale di prezzo per investire nella decarbonizzazione, per consentire ai cittadini e alle industrie di beneficiare di energia sicura, economicamente accessibile e pulita, e per affrontare la questione dei profitti sproporzionati.

I deputati invitano la Commissione ad analizzare la possibilità di disaccoppiare i prezzi dell’energia elettrica da quelli del gas, a esaminare attentamente le attività degli operatori finanziari che hanno contribuito alla volatilità del prezzo del carbonio, e ad adottare misure per eliminare l’influenza del capitale speculativo sul mercato delle quote di emissioni Ets.

Infine, gli eurodeputati ribadiscono la richiesta per un embargo immediato e totale sulle importazioni russe di petrolio, carbone, combustibile nucleare e gas, e di un completo abbandono di Nord Stream 1 e 2.

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