AgricolturaokIl 28% delle Pmi del settore agroalimentare considera la sostenibilità come una  strategia di lungo periodo, in grado di garantire un vantaggio competitivo”. E’ quanto emerge dallo studio relativo al “Green Marketing” delle Pmi italiane, realizzato dalla professoressa Pattuglia e dal suo gruppo di ricerca e presentato in occasione della IX edizione del Seminario “Food, Wine & Co. – Verso la Sostenibilità”. Un evento organizzato dalla professoressa Pattuglia e dal Master in Economia e Gestione della Comunicazione e dei Media dell’Università di Roma Tor Vergata.

Agroalimentare e pmi: qualche numero

Dai dati emerge in particolare come il 35% del campione possa essere incluso nella categoria ‘Green Dogs’. Ovvero realtà per le quali il concetto di sostenibilità non esiste. Il 7% vive invece una fase di “tolleranza”.  Sono i ‘Green Question Mark’, aziende che investono in sostenibilità perché obbligate, ma che non vedono questo settore come opportunità di crescita.  Infine abbiamo i ‘Green Cows’, che rappresentano il 30% delle aziende analizzate. Sono realtà che vivono la fase della ‘comunicazione’.  Ovvero che si stanno attivando per comunicare il proprio impegno in tal senso. Ma che, in concreto, effettuano scarsi investimenti in sostenibilità. Infine abbiamo le ‘Green Stars’, che sono invece il 28%.  Vivono la fase della “sostenibilità vissuta”. Nella quale questa è considerata una strategia di lungo periodo, che conduce ad un vantaggio competitivo.

Agroalimentare, l’impatto del Covid

Lato consumatore, invece, si è registrato grazie al Covid una maggiore sensibilità in merito alla scelta dei prodotti alimentari. Si tratta di un’attenzione che si concentra soprattutto sull’etichetta. La lettura di questo elemento, prima dell’acquisto, è divenuta infatti  una pratica consolidata. In quest’ottica  il made in Italy è un fattore in grado di spostare le vendite. La dicitura 100% italiano comporta, infatti, una variazione del +8.8% delle vendite. Seguita dalla certificazione “Doc” con un +7.2%, quindi da “Docg” con un +6.8%. Ma basta pensare che la sola presenza del tricolore, pesa per un +3%.

Agroalimentare, un settore in crescita

In generale l’agroalimentare “made in Italy” nel mondo è in crescita e vale 41 miliardi di euro. mentre secondo una ricerca, nel 2050, quando la popolazione mondiale passerà dagli attuali 7 miliardi agli 8-10 miliardi, 1 consumatore su 10 nel mondo mangerà cibo italiano.

Fondo per le pmi del comparto agricolo, quasi 400 mln di finanziamenti in 2 mesi

Rimanendo in tema di agroalimentare, prosegue al ritmo di 10 milioni di euro al giorno, festivi inclusi, la presentazione di richieste di garanzia al fondo per le pmi comparto agricolo. A due mesi dall’avvio dell’apertura al comparto primario del Fondo gestito da Mediocredito centrale, l’ammontare dei finanziamenti ha raggiunto quasi i 400 milioni di euro. Il tutto  su un totale di 3.579 operazioni. Positivo anche l’importo medio della singola pratica pari a 110mila euro. 

Gli istituti bancari più operativi

L’istituto di credito più operativo è Banca Intesa con circa 109 milioni di euro di pratiche istruite. Con un valore medio di 203mila euro per ogni pratica, che da sola rappresenta il 27,5% del totale finanziato. Secondo il Banco Bpm (31 milioni di euro), terza Ubi (24 mln) che con 947 operazioni è quella più attiva con le pratiche.

I territori che attingono di più al fondo

Tra i territori che attingono maggiormente al fondo troviamo la Toscana con 51,7 milioni di euro, seguita dal Veneto con 50,3 mln e Lombardia con 47,3 milioni. Quest’ultima è in testa alle pratiche presentate, ben 372, a cui seguono Puglia (353) e Piemonte (302).

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