mobilità elettrica
foto pixabay

Unem, Unione energie per la mobilità, è tra le 72 Associazioni europee del settore auto, trasporti e petrolifero che ha firmato la lettera inviata a Bruxelles dalla Clepa, associazione europea della componentistica auto. 

Lo scopo della lettera è arrivare a un testo definitivo rispetto alla scadenza del 2035, anno a partire dal quale non potranno più essere venduti motori endotermici, suggerendo di considerare elettrificazione e combustibili CO2 neutrali come soluzioni complementari. 

Per creare la benzina sintetica, una delle materie prime necessarie è certamente l’idrogeno verde, ma i costi sono ancora elevati, variano infatti dai quattro ai sette euro al chilo, anche se, i costi per la sua produzione nel prossimo futuro dovrebbero ridursi grazie alla ricerca e sviluppo.

Franco del Manso, rapporti internazionali ambientali e tecnici di Unem, in un’intervista rilasciata a Repubblica il 10 ottobre, sottolinea che per quanto sarà indubbio il ruolo crescente della mobilità elettrica, comunque rimarranno in circolazione un miliardo di auto tradizionali nel mondo, di cui 300 milioni in Europa. Quindi, per decarbonizzare il settore e ridurre le emissioni di CO2 nel breve periodo,  il motore tradizionale dovrà utilizzare combustibili alternativi. 

Il processo Fischer-Tropsch

Un sistema che consente di ricombinare sia l’idrogeno che la CO2 in prodotti simili a quelli generati dalla raffinazione del petrolio è il processo Fischer-Tropsch, processo chimico industriale utilizzato per produrre combustibili sintetici o olio sintetico a partire da miscele gassose di monossido di carbonio e idrogeno (syngas) in presenza di catalizzatore.

In questo caso, serve non solo l’idrogeno verde, ma anche la CO2 che può essere prelevata dall’atmosfera e poi essere reimmessa quando verrà usato il carburante. Un secondo modo, è il suo recupero dagli impianti industriali come raffinerie e acciaierie, dove la CO2 che non finisce nell’aria finisce in un impianto di Fischer-Tropsch e qui si produce il carburante. Sostanzialmente, ciò che deriva dallo scappamento viene compensato dal carbonio non immesso in atmosfera dalle industrie.

I biocarburanti derivanti dal biometano possono arrivare ad abbattere il 100% di emissioni e i combustibili rinnovabili possono essere prodotti da olio da cucina esausto, arrivando a un fuel capace di abbattere fino al 95% di CO2.

La produzione, secondo Unem, potrebbe avvenire dove già avviene oggi, cioè negli impianti di Eni di Gela e Marghera dove si produce biocarburante e Hvo che si usa al 15% nel Diesel+.

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