Anci, serve uniformità per far crescere le città Smart

ComuniPattodesindaciIl Patto dei sindaci, il principale movimento europeo che vede coinvolte le autorità locali e regionali impegnate ad aumentare l’efficienza energetica e l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili nei loro territori, è una iniziativa che, non ci stanchiamo mai di dirlo, ha riscontrato molto successo in Italia. Ad oggi, raggiunto il quinto anno di vita e tirando le prime somme, possiamo dire che il problema del paese dei campanili è sempre lo stesso, i comuni, anche limitrofi, stanno agendo senza un gran coordinamento tra loro e il territorio.

Ma a quale ruolo istituzionale rivolgersi? Storicamente è il mistero dell’Ambiente che ha in gestione il Patto, ma i tempi potrebbero essere maturi per valutare anche una nuova figura o un diverso sistema a supporto allo stesso Ministero.

In questo contesto viene naturale pensare ad una associazione che da sempre è trait d’union e portavoce della realtà dei comuni italiani: l’Anci, Associazione Nazionale dei Comuni Italiani. Lo chiediamo a Giada Maio, responsabile energia e ambiente dell’associazione

Come Anci abbiamo fatto presente l’assenza di una linea di sviluppo sinergica su piano nazionale. Un ruolo forte del Governo centrale è necessario, per quanto sia fondamentale che il programma nasca dai comuni proprio per acquisire conoscenza su ciò di cui necessita il territorio è mancato e continua a mancare.

Il problema è che in ambito energia ed efficienza, come accade per altri ambiti, le regioni emanano linee differenti anche scontando un gap territoriale che in Italia purtroppo c’è, ma che comporta uno sviluppo a ‘macchia di leopardo’ del Paes. Per questo serve un soggetto che renda omogenee le regole e non solo. Bisogna uniformare gli standard, i modelli, le linee guida. Tutto ciò era necessario sin dall’inizio. Questa difficoltà è emersa anche da come, nei primi tre anni, i comuni italiani aderenti abbiano stentato a produrre gli stessi Piani di Azione.

In questo scenario come vede il ruolo dell’Anci?

Noi rappresentiamo i Comuni, come tale non potevamo avere da subito un ruolo di sopporto unico, considerato anche che non abbiamo un collegamento stringente in Europa che consenta una diffusione delle regole sul piano extra nazionale. Inoltre, non è da poco la questione organizzativa,  per sviluppare un’azione di supporto servono risorse. Nella struttura nazionale siamo solo due persone dedicate all’ambito energetico e siamo noi  portare avanti l’assistenza ai comuni anche sui progetti, per questo non abbiamo mai potuto scendere sul territorio e rispondere ad un fabbisogno completo.

Ora agiamo su task puntuali, come il Poi energia, ma ancora non stiamo parlando di attività che hanno una valenza egemone, per cui servirebbe un ruolo forte del Governo. Non si tratta solo di rispondere ai comuni sull’IBE ma anche di dare indicazioni su come ottenere i finanziamenti per le linee di intervento previste dal Comune, per trovare il tecnico per redigere il Paes, o far comprendere come si può rientrare delle spese sostenute, capire come partecipare alle cornici di finanziamento come Elena della Bei o Horizon, tutti bandi pensati per città europee più grandi e  non per i piccoli comuni nostrani.

Come Canale Energia abbiamo una rubrica sulle smart city per cui incontriamo periodicamente diversi sindaci responsabili dello sviluppo del territorio. Il nostro approccio è che la smart city vada di pari passo con il Patto dei Sindaci. In più di un’occasione abbiamo ricevuto risposte discordanti per cui, secondo taluni, il waste management non è argomento del Patto e la mobilità è relegata quasi esclusivamente alle biciclette. Noi ci aspetteremmo di più, voi cosa ne pensate?

Per noi il tema Patto dei sindaci coincide in parte con la smart city, per quanto il Paes non  stato concentrato sull’utilizzo delle nuove tecnologie, mentre le smart city nascono da quello. C’è anche un tema legato alla partecipazione pubblico/privata. La smart city attira le multinazionali molto di più del Paes, anche se quando parliamo di Piano di Azione ci rivolgiamo al sostrato della città intelligente, dove quindi si affronta il vero problema.

I cinque pilastri del paes sono: amministrazione efficiente, rifiuti, mobilità sostenibile e building. Ma questi asset richiedono una presenza di dati su questi settori e questo è un limite grande. I dati sono di fatto la prima fase da cui partire per studiare un piano di azione che abbia senso per il proprio territorio, ma per un comune non è così facile reperire report digitali relativi al proprio territorio dalle società di manutenzione, come sarebbe invece previsto per legge…

Anche per questo è necessaria una regia unitaria che permetta di ovviare a questi problemi, dobbiamo rimboccarci le maniche dal basso e costruire il percorso.

Parlando di efficienza e di comuni, non si può non parlare di mobilità, piaga che affligge la penisola dal nord al sud; stiamo aspettando il nuovo piano dal ministero dei Trasporti per l’implementazione delle infrastrutture, dalla vostra esperienza da dove si dovrebbe cominciare?

In quest’ambito abbiamo all’attivo una forte collaborazione con il ministero dell’Ambiente che parte dalle biciclette. E’ chiaro che il bike sharing è un tema che fa notizia o che fa pubblicità,  soprattutto nei comuni ha avuto una vita molto felice qualche anno fa, ma sappiamo che non è una azione risolutiva in una città grande. In questo settore abbiamo avviato una collaborazione con il ministero dell’Ambiente introducendo nel dialogo sulla mobilità anche altri soggetti come utility, agenzie che seguono la mobilità, piuttosto che le ex municipalizzate. Il tema su cui riflettere sono gli standard e l’interoperabilità tra stazioni di ricarica. Noi riteniamo che margini di collaborazione ci siano, anche perché non avrebbe senso parlare di smart city se queste città non fossero interconnesse anche tra loro.


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Giornalista, video maker, sviluppo format su più mezzi (se in contemporanea meglio). Si occupa di energia dal 2009, mantenendo sempre vivi i suoi interessi che navigano tra cinema, fotografia, marketing, viaggi e... buona cucina. Direttore di Canale Energia; e7, il settimanale di QE ed è il direttore editoriale del Gruppo Italia Energia dal 2014.