È possibile che per raggiungere la decarbonizzazione ci siano ancora delle soluzioni non sfruttate appieno, oppure oggetto di una narrazione rimasta ferma negli anni, che non mette in evidenza gli sviluppi della tecnologia? 

Ebbene, questo pare proprio essere il caso del teleriscaldamento, soluzione con un potenziale sottostimato, e quindi ancora in gran parte inespresso, al centro dell’evento odierno per festeggiare i 40 anni di Airu “Teleriscaldamento il calore che unisce”.

ministra per gli Affari regionali e le autonomie Maria Stella Gelmini
ministra per gli Affari regionali e le autonomie Maria Stella Gelmini

Ad aprire la giornata è intervenuta la ministra per gli Affari regionali e le autonomie, Maria Stella Gelmini che ha dichiarato: “Ritengo la giornata da voi organizzata particolarmente importante per il Paese, in quanto il teleriscaldamento (Tlr) è un settore che deve crescere e per questo serve sensibilizzazione da parte dello Stato. Sono diverse le regioni che hanno imparato a conoscere i benefici del Tlr, le sue potenzialità sono nell’interesse del Paese, soprattutto ora che l’autosufficienza energetica è un obiettivo prioritario, per raggiungere il quale abbiamo semplificato le autorizzazioni per quanto riguarda le rinnovabili e aumentato l’estrazione del gas. C’è uno scenario europeo e la richiesta dell’Italia è dedicata al raggiungimento di un prezzo europeo dell’energia, ma dobbiamo comunque portare avanti la rotta tracciata con il Pnrr, sarebbe un errore rallentare, pertanto dobbiamo far fronte agli impegni e mettere a terra le risorse qui contemplate”.

“Il Tlr”, continua la ministra, “è compreso nel Pnrr, certo con uno stanziamento non significativo e dunque, bisogna fare di più affinché il settore possa crescere, e questo potrà avvenire solo con una forte incentivazione pubblica. Per questo, sono stati previsti 330 km di Tlr con un impegno di 200 milioni di euro, stanziamento che coprirà circa il 30% degli investimenti complessivi del settore. Il Tlr di quarta generazione merita una chance in più, proprio perché può rappresentare uno strumento utile per la transizione. Sarà utile che mi facciate avere delle evidenze sulle potenzialità fisiche del Tlr, che finora abbiamo sottostimato, infatti mentre nel nord Europa si raggiunge il 50% da anni, in Italia siamo al 5%, possiamo avere uno spazio di crescita notevole con questo margine”.

Il reale potenziale del Tlr in Italia

Per meglio comprendere il quadro attuale e le potenzialità del Tlr, è stato presentato lo studio “Il teleriscaldamento: efficienza e rinnovabili a servizio della decarbonizzazione” che Airu ha commissionato al Politecnico di Milano e di Torino, presentato da Tommaso Barbetti di Elemens.

Su quale possa essere il ruolo del Tlr nella decarbonizzazione, emerge che questa soluzione può avere due vettori con cui raggiungere questo obiettivo, che sono: l’efficienza energetica nella produzione di calore, a parità di combustibile bruciato. Difatti c’è altrettanto calore che può essere utilizzato, grazie alla cogenerazione che ha in sé un suo elemento di efficienza. Quest’ultima è presente ancor di più grazie al recupero di calore, che in caso contrario andrebbe disperso, invece convogliato nelle reti produce del calore sostanzialmente gratuito. 

fonte Elemens
fonte Elemens

La quarta generazione di Tlr poi permette, attraverso tante piccole fonti di produzione di calore sparse sul territorio, di convogliare mediante le reti una produzione più diffusa e una temperatura più bassa, nonché maggiore decentralizzazione. Si tratta di una tecnologia che permette di superare l’uso di gas o di combustibile fossile, ma potranno assumere uno spazio rilevante fonti di produzione quali: le rinnovabili, il solare termico, le biomasse e il geotermico, anche mediante le pompe di calore. 

Dunque, il Tlr necessita di un aggiornamento nella narrazione che lo accompagna e nella definizione degli obiettivi. Come ha esposto Barbetti: ”Nel Pniec, il Tlr pur essendo un obiettivo contenuto è significativamente più alto di quanto sia cresciuto realmente. Il Pnrr include 22 miliari destinati al mondo dell’efficienza energetica, ma tutti indirizzati al parco immobiliare. I 200 milioni di euro destinati al Tlr corrispondono a meno dell’1% della somma complessiva”.

I risultati dello studio

Lo studio mostra che, il valore del potenziale del Tlr potrebbe raggiungere i 40 TWh al 2030, cioè essere quattro volte superiore a quello attualmente installato, principalmente puntando sul recupero dagli scarti di calore della produzione industriale e sugli spazi di crescita nelle regioni del Sud Italia. Inoltre, mentre nel Pniec al 2023, si parla di 4TWh, le stime dei Politecnici al 2030 arrivano a 28 TWh e confermano che si potrebbe passare dagli attuali 5mila km di reti a 55mila km. 

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I benefici del Tlr in termini ambientali ed economici

Il Tlr potrebbe inoltre sostituire le fonti fossili. Considerato che la produzione di calore nelle case deriva per oltre il 70% da gas e metano, si ridurebbe  significativamente la nostra dipendenza dal gas russo. Affatto trascurabili poi, i benefici ambientali di riduzione di CO2 e di emissioni inquinanti e particolato. Affatto trascurabile il beneficio economico.

“Si ridurrebbero di sei milioni all’anno le emissioni di CO2 e di due miliardi di metri cubi le importazioni di gas, generando investimenti per 50 miliardi di euro, se fosse connesso il pieno dispiegamento del Tlr”, continua Barbetti. 

Le criticità che ne ostacolano lo sviluppo

Dati i benefici sui diversi fronti, allora perché il Tlr non decolla? I motivi principali evidenziati nello studio sono: 

  • l’assenza di un’adeguamento della regolazione che fa fatica ad andare dietro alla tecnologia;
  • i problemi autorizzativi, in quanto essendo una soluzione fortemente infrastrutturale, implica rallentamenti autorizzativi;
  • il tema del “Missing money”, cioè gli investimenti nel Tlr sono “capital intensive” con una fortissima concentrazione dei costi al momento in cui si realizza l’iniziativa, dunque sussiste la richiesta di un forte aiuto e di incentivi da parte del sistema pubblico. In un mondo di forti incentivi, questi mancano invece per il Tlr.

I principali strumenti per supportarlo

Dunque, i principali strumenti a supporto degli investimenti nel Tlr che lo studio individua potrebbero essere: i fondi del Pnrr, di cui ora stanno per uscire i bandi, che mettono a disposizione delle risorse di un ordine di grandezza inferiore rispetto ai valori che Airu ha individuato con i due Politecnici, ma che comunque possono essere di supporto. 

I Certificati bianchi che sono disponibili, ma di fatto le schede non sono mai state approvate e dunque lo strumento è ancora inaccessibile. 

Infine, c’è una nuova disposizione nel recepimento della direttiva Red II che prevede un incentivo specifico: cioè l’espansione del Conto termico per il Tlr. È una disposizione che prima non esisteva e sarebbe molto positiva, ma che necessita di decreti attuativi per diventare operativa. Dunque sarà disponibile solo nel prossimo futuro. 

Lo studio ha infine costruito dei business plan, per vedere quanti progetti possono superare una determinata soglia in assenza di incentivi e quali invece riescono grazie all’incentivazione. Senza incentivazione, solo il 2-3% dei progetti Tlr ha dei rendimenti e, nelle aree dove le reti già ci sono, ovvero la situazione attuale. Invece, se vengono comprese misure come i certificati bianchi viene fuori un valore che cresce rispetto al precedente 2 e 3%, passando al 9% di investimenti, in linea con il target di redditività.

Conclude Barbetti: “C’è una nuova forma di Tlr di quarta generazione che ha un potenziale elevato pari a circa quattro volte quello installato, se dispiegato ci permetterebbe di ottenere benefici ambientali ed energetici in termini di quote di emissione di CO2 e di import di gas, eppure non si sviluppa a causa del “Missing money”, cioè per la sua redditività. Secondo lo studio, è chiaro che se si comprendono gli incentivi ovviamente il potenziale sale, quindi finché non ci sarà un supporto di natura economica, il Tlr stenterà a decollare e meno del 30% del potenziale economico individuato sarebbe messo a terra. Una soluzione potrebbe arrivare dall’attuazione delle norme sui certificati bianchi, anche se soluzioni alternative basate sull’erogazione di contributi in conto capitale potrebbero rappresentare un supporto più efficace”.

Le città in cui il Tlr è già una realtà

Il Tlr è già una realtà nella città di Assisi, Bologna, Bolzano, Brescia, Ivrea, Pomarance e Varese, dove decine di migliaia di utenze domestiche, ma non solo, sono collegate a beneficio della bolletta degli utenti e dell’inquinamento in termini di emissioni. Il sistema è talmente ben rodato che, alcune di esse stanno già lavorando ad ampliare la rete, come nel caso di Brescia, dove A2A interverrà con un investimento di 780 milioni di euro sul Tlr, oppure Ivrea, che grazie alla volontà di Ecotermica che investirà sul territorio, svilupperà una nuova sezione della centrale con le rinnovabili. Queste testimonianze dimostrano che, pur essendo tutte realtà diverse, il Tlr si può fare ovunque se municipalità e aziende del territorio collaborano insieme.

Teleriscaldamento ed efficienza energetica

Giovanni Puglisi, responsabile Divisione sistemi e progetti per l’efficienza energetica di Enea, ha rilevato il potenziale di un Tlr di quarta generaziongrazie alle rinnovabili che non andrebbe trascurato. Degli scenari tecnologici hanno fatto emergere da alcune nostre valutazioni il potenziale della stazione bidirezionale, cioè utenti che, oltre a prelevare dalla rete possono anche immettere nella rete, e ciò è importante perché lo possono fare anche le utenze commerciali, inoltre si può rimettere in rete lo scarto di calore”.

Continua Puglisi: “Ad Enea, abbiamo un prototipo che ipotizza come può essere valorizzato il Tlr e abbiamo previsto uno scambio sul posto, ed è venuto fuori che con una gestione tipo, si valorizza al massimo la potenzialità della fonte rinnovabile, soddisfando l’utenza. L’uso della pompa di calore e il concetto di generazione distribuita mi fa pensare alla comunità energetica e alle sue potenzialità. In una visione più completa, anche nella comunità energetica rientra il Tlr per il calore”. 

“Certo, conclude Puglisi, nel nostro Paese non c’è un alto livello di consapevolezza dell’utilizzo razionale dell’energia, e questo riguarda anche il Tlr, bisogna evitare la dispersione lungo la rete che poi va a ricadere sul consumatore finale come costo e questo, fa credere che il Tlr abbia dei costi elevati, ma se invece siamo tutti efficienti ciò non avviene”. 

Leggi anche: Comunità energetiche con il teleriscaldamento da rinnovabile: una chance per i territori boschivi

Come sviluppare il Tlr secondo le parti interessate

Alla penultima tavola rotonda sul Tlr sono intervenuti: Rosa Filippini direttrice di Amici della Terra; Katiuscia Eroe, responsabile energia Legambiente; Giordano Colarullo direttore generale di Utilitalia e Paolo Martinello, presidente di Altroconsumo, i quali hanno concordato sulla necessità di sburocratizzare ed incentivare una soluzione e tecnologia che richiede grandi investimenti iniziali e tempi mediamente lunghi, ma che permetterebbe di prelevare meno materia prima e di non sprecare il calore di scarto prodotto. Dunque, un connubio perfetto in un’ottica di transizione energetica. Dal punto di vista dei consumatori, certamente in un contesto in cui la bolletta sarà sempre più dipendente da interventi governativi per essere calmierata, introdurre un nuovo elemento che possa stabilizzare dal punto di vista dei costi è ben accolto.

Le potenzialità del Tlr secondo l’agenda politica

Infine, sono intervenuti esponenti di tutte le aree politiche, che sostengono il Tlr e ricordato come il fronte dei no, anche in questo caso, abbia in passato ostacolato uno strumento che, solamente oggi che il contesto globale è di oggettiva difficoltà, viene rivalutato. Dunque ripensare il mix energetico, attualmente deficitario, accelerare ed investire in modo strutturale, non solo elargendo aiuti, come nel caso dei 20 miliardi elargiti dal Governo. Inoltre, sul Tlr nello specifico, nessuna obiezione sul fatto di incentivarlo, dato che, anche le rinnovabili sono state finanziate attraverso le bollette degli utenti per miliardi di euro. Ad esempio, l’ecobonus avrebbe potuto comprendere anche il Tlr. Attualmente, 200 milioni di euro per il Tlr sono insufficienti, si sarebbe sicuramente potuto fare di più e programmare con maggiore efficacia, soprattutto per una soluzione che apporta dei benefici a tutto tondo.

Hanno preso parte alla Tavola rotonda: Silvia Fregolent, deputata Italia Viva, Commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici;Martina Nardi, presidente Commissione Attività produttive commercio e turismo Camera dei Deputati; Luca Squeri, deputato Forza Italia, Commissione Attività produttive, commercio e turismo; Tullio Patassini, deputato Lega, Commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici.

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Professionista delle Relazioni Esterne, Comunicazione e Ufficio Stampa, si occupa di energia e sostenibilità con un occhio di riguardo alla moda sostenibile e ai progetti energetici di cooperazione allo sviluppo. Possiede una solida conoscenza del mondo consumerista a tutto tondo, del quale si è occupata negli ultimi anni.