Il futuro dell’industria italiana del vetro, fra caro energia e decarbonizzazione

Nonostante un anno particolarmente difficile, l’impegno dell’industria del vetro continua a concentrarsi su economia circolare e decarbonizzazione.

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Foto di James Cousins/Unsplash

Per l’industria italiana del vetro, che conta 68 aziende, 102 siti produttivi e oltre 6.600 occupati diretti, il 2022 è stato un anno complesso, condizionato dal caro energia e dall’aumento del prezzo del rottame di vetro che ha causato un ritorno all’utilizzo delle materie vergini. L’industria del vetro piano ha registrato un decremento del 3 per cento, mentre quella del vetro cavo è riuscita a registrare un lieve incremento, pari all’1,5 per cento, rispetto al 2021.

L’Assemblea di Assovetro

È il quadro emerso all’Assemblea annuale di Assovetro, l’Associazione degli industriali del vetro aderente a Confindustria, che si è svolta oggi 7 luglio a Roma. “Nonostante un anno particolarmente difficile, l’impegno dell’industria del vetro continua a concentrarsi nel potenziamento della catena dell’economia circolare, oggi purtroppo messa a rischio dal costo insostenibile del rottame, e nella sfida della decarbonizzazione. Molte aziende hanno annunciato piani di riduzione sostanziale delle emissioni già al 2030, cui dovranno corrispondere massicci investimenti in tecnologie”, ha dichiarato il presidente, Marco Ravasi.

Energie rinnovabili e idrogeno verde, serve il sostegno della politica

Una sfida particolarmente significativa è quella del passaggio da gas a elettricità che porterebbe l’assorbimento di energia elettrica da parte del settore vetrario italiano dai circa 500 MW attuali a 2 GW. Serviranno circa 11 GW di energia solare per l’elettrificazione dei siti vetrari e 5 per la decarbonizzazione dei consumi attuali.

Cruciale anche il ruolo dell’idrogeno verde, come ha sottolineato il presidente dell’ENEA, Gilberto Dialuce: “L’ENEA collabora dal 2017 con Assovetro e con le imprese del settore per le analisi energetiche, da cui è emerso un potenziale di risparmio. Ma si può fare di più per efficientare il ciclo industriale”, ha detto, soffermandosi poi sul ‘Piano d’azione per l’idrogeno’ di ENEA-Confindustria. “Un’alternativa – ha sottolineato – per la quale speriamo che nel Pniec del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica vengano contemplate misure di sostegno”.

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In attesa di una politica energetica europea e di interventi strutturali sui prezzi dell’energia, appaiono importanti l’estensione del meccanismo dei crediti di imposta e l’avvio di interventi quali la gas release e l’electricity release per il sostegno alla realizzazione di impianti rinnovabili da parte dei consumatori industriali.

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