Nonostante la crisi energetica, aumentano gli investimenti delle utilities

Fra le priorità strategiche ci sono le rinnovabili e la digitalizzazione delle reti, stando al rapporto Utilities 2023 di Agici e Intesa Sanpaolo.

  • La crisi energetica non ha fermato gli investimenti delle utilities italiane ed europee, che nel 2022 hanno superato i volumi del 2021.
  • Fra le principali priorità strategiche troviamo aumento della capacità FER installata, digitalizzazione dell’infrastruttura di rete, sviluppo del vettore idrogeno.
  • A rivelarlo è il rapporto Utilities 2023 di Agici e Intesa Sanpaolo.
report Utilities 2023 Agici
Marco Carta, amministratore delegato di Agici © Elisabetta Scuri/Canale Energia

“Che il 2022 sia stato un anno difficile, non c’è bisogno di ribadirlo, dalla guerra all’esplosione dei prezzi delle commodities e alla loro incredibile volatilità, fino all’aumento dei tassi di interesse. Nonostante questo, abbiamo assistito a un incremento generale degli investimenti da parte di tutti i principali operatori”. Queste le parole di Marco Carta, amministratore delegato di Agici, alla presentazione del rapporto “Utilities 2023 – Le utility di fronte alla crisi energetica: investimenti e performance economico-finanziarie”. Un report realizzato da Agici in collaborazione con Intesa Sanpaolo, presentato il 16 febbraio a Milano in occasione di un convegno organizzato con Accenture.

Gli investimenti delle utilities italiane

La crisi energetica non ha bloccato gli investimenti delle utilities in Italia: nel 2022, i principali operatori hanno messo a terra progetti per circa 15 miliardi di euro, tre miliardi in più rispetto al 2021. Per quanto riguarda le multiutilities, si stima che il valore complessivo degli investimenti nel 2022 abbia raggiunto circa cinque miliardi di euro, con un incremento del 43 per cento rispetto al 2021. Fra le aree di intervento prioritarie, si segnalano l’ammodernamento delle reti di distribuzione dell’energia, la promozione delle rinnovabili e l’efficientamento energetico. Per il triennio 2023-2025, le multiutilities hanno pianificato investimenti per oltre 13,2 miliardi. Per quanto concerne i gruppi energetici, le risorse stanziate nel 2022 ammontano a 5,5 miliardi di euro, in aumento del 21 per cento rispetto all’anno precedente. Nel caso degli operatori di rete, infine, si stima un investimento complessivo di 4,1 miliardi.

Report Utilities 2023 Agici
La crisi energetica non ha bloccato gli investimenti delle utilities in Italia © Elisabetta Scuri/Canale Energia

I driver degli operatori europei

Passando invece agli operatori europei, si stima che nel 2022 abbiano investito complessivamente 96 miliardi di euro, contro i 77 miliardi del 2021 (+ 25 per cento). Per i gruppi integrati, ma in linea generale anche per i gruppi rinnovabili, il principale driver strategico è quello della sostenibilità. Fra la priorità, si annoverano infatti la decarbonizzazione del mix energetico e il raggiungimento della neutralità climatica, la digitalizzazione delle reti e la realizzazione di nuove infrastrutture per la produzione di gas rinnovabili alternativi a quello naturale, come biometano e idrogeno verde. “Si tratta di gas che hanno una diversa composizione chimica e che, di conseguenza, necessitano di piani di gestione dedicati. La trasformazione digitale, che noi vogliamo completare entro il 2024, è un processo fondamentale in quest’ottica. Bisogna puntare sullo sviluppo di contatori intelligenti, ma anche di attrezzature che consentano di monitorare le reti da remoto, in tempo reale”, ha commentato Gianfranco Amoroso, CFO di Italgas.

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Le aziende che hanno commentato i risultati del report Agici © Elisabetta Scuri/Canale Energia

L’andamento del settore e le previsioni per il futuro

I ricavi aggregati delle utilities italiane sono previsti in crescita di oltre il 49 per cento, anche se l’utile netto è previsto in calo del 7. I ricavi per gli operatori europei sono attesi in lieve aumento, passando dai 634,8 miliardi del 2021 ai 636,6 del 2022. “Dopo un 2020 caratterizzato dal più grave shock energetico degli ultimi settant’anni, nel 2021 gli operatori sono riusciti ad approfittare delle opportunità di mercato e a gestire la volatilità con politiche di energy management e di hedging accorte. Nel 2022, lo scoppio della guerra in Ucraina ha determinato delle tensioni finanziarie soprattutto per quelle aziende che avevano minori riserve di liquidità. In prospettiva, però, crediamo che la capacità di innovare e di adattarsi che hanno dimostrato queste realtà, unitamente alla normalizzazione della situazione generale, ci possano far ben sperare”. Questa la riflessione di Luca Matrone, Global Head of Energy di Intesa Sanpaolo. Una visione confermata da Massimo Vai, CFO di Hera: “Una buona flessibilità finanziaria di partenza ci ha consentito di colmare i fabbisogni improvvisi e di costruire sistemi di tutela in ottica futura. Quest’anno la volatilità si spera sarà su livelli più contenuti e ci permetterà di uscire dalla logica emergenziale”.

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Dal confronto fra i presenti al convegno, il principale tema emerso è stato quello della transizione energetica © Elisabetta Scuri/Canale Energia

Il tema della transizione energetica

Dal confronto fra le aziende presenti al convegno, il principale tema emerso è stato quello della transizione energetica. Che non dev’essere rallentata da legislazioni poco lungimiranti e dall’aumento del costo degli impianti, secondo Giuseppe Argirò di CVA. E che, insieme all’economia circolare, è al centro della strategia di A2A: nonostante i piani di investimento della società siano stati rivisti per incorporare i nuovi scenari, l’indirizzo non è cambiato, ha puntualizzato il CFO Luca Moroni.

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Se Ronan Lory di Edison ha evidenziato la necessità di accrescere la resilienza delle infrastrutture di fronte ai cambiamenti climatici – specialmente nel caso dell’idroelettrico –, Paolo Pallotti di Enel ha ricordato che, per centrare gli obiettivi del piano REPowerEU, l’Italia dovrà installare 85 GW di nuova potenza rinnovabile entro il 2030. “Nel 2022, ne abbiamo installati solo 3. C’è bisogno di accelerare, ma per riuscirci non dobbiamo ripetere lo stesso errore che abbiamo commesso con il gas: in altre parole, non dobbiamo affidarci alle tecnologie prodotte da un solo Paese”.

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Nata in provincia di Sondrio, ha studiato a Milano e Londra. Giornalista pubblicista, si occupa di questioni legate alla crisi climatica, all’economia circolare e alla tutela di biodiversità e diritti umani.