In occasione della settima Assemblea delle Nazioni Unite per l’Ambiente (Unea-7) a Nairobi, è stato presentato oggi 9 dicembre il Global Environment Outlook 7 (Geo-7). Si tratta dell’ultimo rapporto del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (Unep) che rappresenta la più completa valutazione scientifica mai realizzata sullo stato dell’ambiente a livello globale.
I 287 scienziati multidisciplinari provenienti da 82 Paesi con il contributo di oltre 800 revisori sottolineano come il costo dell’inazione è più alto.
Il rapporto rileva che i benefici macroeconomici globali di un percorso di conversione si manifesteranno nel 2050 e raggiungeranno i 20 trilioni di dollari all’anno entro il 2070 e da allora in poi avranno un boom.
“Investendo in una trasformazione globale dei sistemi dall’energia al cibo, possiamo evitare nove milioni di morti premature 2050 grazie alla diminuzione dell’inquinamento atmosferico. Possiamo far uscire 200 milioni di persone dalla denutrizione e 150 milioni di persone usciranno dalla povertà estrema entro il 2050. Possiamo dare a 300 milioni di persone in più l’accesso all’acqua gestita in sicurezza fonti entro il 2050. E molto altro ancora” afferma Inger Andersen executive director, United Nations Environment Programme nelle memorie della ricerca. “Sì, ciò comporterà costi iniziali, ma c’è un ritorno sull’investimento a lungo termine.”
I danni di continuare così
“Se scegliamo di rimanere sulla strada attuale – alimentare le nostre economie con combustibili fossili, estrarre risorse vergini, distruggere la natura, inquinare l’ambiente – i danni si accumulerebbero. Il cambiamento climatico ridurrebbe del quattro per cento
del Pil globale annuo entro il 2050, mietono molte vittime e aumentano la migrazione forzata. Deperimento della foresta amazzonica e calotta glaciale il collasso diventerebbe più probabile. Centinaia di milioni di ettari in più di terre naturali andrebbero persi. Specie vitali
come gli impollinatori verrebbero decimati. La disponibilità di cibo diminuirebbe. L’inquinamento atmosferico urbano continuerebbe, con multe il solo particolato causa circa quattro milioni di morti premature all’anno. Rifiuti solidi, attualmente oltre due miliardi di tonnelate” chiarisce la Andersen nel rapporto.
I numeri del rapporto
Frutto del lavoro di Geo-7 offre un quadro aggiornato delle tre principali crisi ambientali causate dall’uomo — cambiamento climatico, perdita di biodiversità e inquinamento — e analizza i possibili scenari futuri sulla base delle scelte politiche ed economiche che saranno adottate nei prossimi anni.
Il rapporto non si limita a fotografare la situazione attuale del pianeta, ma propone percorsi concreti e operativi per costruire società più eque, resilienti e sostenibili. Tra gli elementi innovativi del processo di redazione, un riconoscimento esplicito è stato attribuito al ruolo delle conoscenze tradizionali delle popolazioni indigene, che gestiscono oltre l’80% della biodiversità mondiale e rappresentano un modello di armonia tra uomo e natura.
Un invito all’azione
Plastic Free Onlus, presente a Nairobi con una delegazione ufficiale, accoglie la pubblicazione del GEO-7 come un segnale forte e necessario. “La scienza oggi ci consegna una mappa chiara: non c’è più tempo per interventi frammentari. La transizione deve essere sistemica, inclusiva e fondata su giustizia ambientale e diritti umani”, dichiara Silvia Pettinicchio, Global Strategy Director di Plastic Free. Che ricorda come “Le comunità indigene sono la prima linea nella difesa del pianeta, ma anche le più colpite da sfruttamento, insicurezza e violazioni. Riconoscere il loro contributo non è un gesto simbolico: è una condizione necessaria per una governance ambientale realmente efficace e sostenibile”.
Secondo Plastic Free “GEO-7 non è solo un documento tecnico: è un invito all’azione, un impegno verso le generazioni future”.
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