agroalimentare crisi Ucraina
foto pixabay

Lo scorso 29 marzo, il ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Stefano Patuanelli è intervenuto alla Camera dei Deputati sulle iniziative che il Governo sta avviando a sostegno della filiera agroalimentare e della pesca, in relazione all’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime e agli sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina.

Al centro del dibattito, la capacità del settore agroalimentare di affrontare la situazione dovuta ai mutamenti che stanno destabilizzando l’Europa e di adattamento del nostro sistema agricolo e alimentare.

Gli impatti di pandemia e guerra in Ucraina sull’agroalimentare

Le esportazioni agroalimentari hanno superato i livelli del periodo pre-pandemia, raggiungendo la quota record di 52 miliardi di euro, anche se l’aumento generalizzato delle materie prime, dei prodotti energetici e dei suoi derivati e la guerra in Ucraina allontanano il ritorno alla normalità.

L’approvvigionamento di materie prime agricole

Sul settore agroalimentare, oltre a gravare i costi delle materie prime, si sommano per la prima volta le difficoltà di approvvigionamento di alcune materie prime agricole dall’area dell’Europa centro-orientale, che rifornisce il mercato dei cereali e dei semi oleosi dell’Unione Europea e dell’Italia. Inoltre, le minacce di restrizioni alle esportazioni di cereali dell’Ungheria hanno contribuito a far crescere le preoccupazioni del settore zootecnico nazionale, ma la mediazione del premier Draghi con il primo Ministro Orban ha consentito una rapida ripresa delle forniture.

Nel 2021, gli acquisti dell’Italia dalla Russia sono stati pari a 252 milioni di euro (0,5% del totale dell’import agroalimentare italiano), mentre quelli dall’Ucraina ammontano complessivamente a 641 milioni di euro (1,4% del totale).

Pertanto, il settore maggiormente danneggiato in Italia è quello della zootecnica, in parte minore quello dell’alimentazione umana con il frumento tenero. 

Nel 2021, il primo fornitore dell’Italia di frumento tenero è stata l’Ungheria con una quota del 23%, seguita da Francia, Austria, Croazia e Germania. L’Ucraina si è collocata al 6° posto con una quota del 3%. L’Ungheria è anche il primo partner dell’Italia per le quantità acquistate di mais (30%), seguita da Ucraina e Slovenia (entrambe con il 15%) e Croazia (10%). 

L‘Ucraina ha fornito all’Italia il 50% delle quantità di olio di girasole, mentre un’ulteriore quota del 40% è assicurata da Ungheria e Bulgaria.

La Russia garantisce poco meno di un terzo dei nostri fabbisogni esteri di polpe di barbabietola e di panelli di estrazione di olio di girasole e circa due terzi delle quantità di piselli secchi per l’alimentazione animale.

Russia e Ucraina sono tra i maggiori produttori ed esportatori di fertilizzanti e forniscono all’Italia il 13% del quantitativo totale acquistato all’estero. I partner su cui puntare attualmente per l’acquisto sono: Egitto, primo fornitore per l’Italia, Belgio, Germania e Marocco.

Dichiara il Ministro: ”In questo momento, infatti, i costi per le nostre aziende sono insostenibili. Il Crea, in una nota pubblicata il 21 marzo scorso, relativa agli effetti del conflitto in Ucraina sui profili economici delle aziende agricole italiane, ha stimato un impatto di oltre 15.700 euro di aumento medio dei costi delle imprese agricole. Aumento dovuto al rincaro di fertilizzanti, mangimi, gasolio, sementi/piantine, prodotti fitosanitari (antiparassitari e diserbanti), oltre ai maggiori costi per i noleggi passivi, conseguenza diretta dell’incremento dei costi dei carburanti. L‘impatto complessivo dell’impennata dei prezzi pagati dagli agricoltori sulla platea delle aziende, oltre 600 mila imprese agricole, rappresentate dall’indagine effettuata sulla base dei dati aziendali rilevati dalla rete RICA (Rete d’Informazione Contabile Agricola, la fonte ufficiale UE), supera i 9 miliardi di euro”.

Leggi anche: “Burocrazia in eccesso e incentivi non mirati alle esigenze dell’agricoltura”

“Gli agricoltori“, continua Patuanelli,pagano due volte il costo degli aumenti: in maniera diretta, con la bolletta energetica, e in maniera indiretta, tramite gli aumenti dei prezzi dei semilavorati e delle materie prime, che sono, a loro volta, colpiti dalla crescita dei costi di produzione e di approvvigionamento”. 

Gli interventi del ministero a sostegno della pesca

Il ministero è prontamente intervenuto per sostenere il settore della pesca. La scorsa settimana in Conferenza Stato-Regioni è stata raggiunta l’intesa sul decreto ministeriale che stanzia 15 milioni di euro per le imprese del settore marittimo, 3,5 milioni per l’acquacoltura e 1,5 milioni per il comparto operante nelle acque interne, per un totale di 20 milioni di euro. 

La necessità di una risposta comune europea e dell’auto-approvvigionamento alimentare

Il Ministro sostiene: “In questo scenario, non ritengo opportuno parlare di sovranità alimentare per il sistema agroalimentare italiano e colgo questa occasione per ribadire, ancora una volta, che a tutt’oggi non esistono allarmi alimentari per il nostro Paese. Il nostro tessuto agricolo però non può fisicamente garantire l’autosufficienza di tutte le materie prime necessarie per le produzioni nazionali destinate al consumo interno e all’esportazione”. 

Il Ministro tiene a sottolineare che la sovranità alimentare europea è possibile ed auspicabile, occorre però rivedere le politiche che, nel corso degli anni, hanno portato in Europa all’abbandono di alcune coltivazioni. L’obiettivo deve essere quello di assicurare che i raccolti all’interno dell’Unione Europea garantiscano gli approvvigionamenti necessari ai nostri produttori, senza ricorrere a Paesi terzi.

Attualmente, l’Italia importa oltre il 60% dei propri fabbisogni di frumento tenero e circa il 50% di mais e il mercato nazionale dunque è largamente esposto alle turbative del mercato globale. 

Bisogna, secondo Patuanelli, verificare a livello europeo i meccanismi di distribuzione delle produzioni interne e intervenire sull’aumento della capacità produttiva dei Paesi membri per le colture più necessarie.

A livello interno, l’Italia deve definire una quota minima di auto-approvvigionamento nazionale che consenta al settore agroalimentare di affrontare con maggiore tranquillità la sempre più frequente volatilità del mercato.

Gli interventi a livello europeo per l’agroalimentare

Lo scorso 21 marzo a Bruxelles, si è svolto il Consiglio dei ministri dell’Agricoltura e della Pesca della UE, alla presenza anche del ministro dell’agricoltura ucraino, Roman Leshchenko, in merito alle misure di emergenza da adottare all’interno dell’Unione. 

Il Commissario europeo Wojciechowski ha illustrato il pacchetto di interventi straordinari pianificati dalla Commissione per far fronte alla crisi dei mercati.

In primo luogo, saranno stanziati 500 milioni di euro di fondi europei per attivare le misure di mitigazione delle turbative del mercato per sostenere i settori più colpiti dalla crisi.

La bozza di atto delegato prevede per l’Italia l’assegnazione di 48 milioni di euro, che potranno essere integrati con un cofinanziamento sino a 96 milioni di euro, di cui dovremo farci carico con un ulteriore sforzo finanziario.

Per l’Italia significherebbe disporre di uno stanziamento complessivo di 144 milioni di euro, che è mia intenzione destinare ai settori maggiormente in difficoltà, zootecnico e lattiero-caseario in primis”, ha affermato il ministro.

Per aumentare il potenziale produttivo europeo, la Commissione ha anche proposto una deroga, solo per il 2022, all’attuale norma della Pac che prevede di destinare almeno il 5% delle superfici agricole seminabili ad aree ecologiche.

Inoltre, predisporrà un atto delegato, per permettere la coltivazione su queste aree delle colture più necessarie come quelle proteiche, cereali, girasole e altre colture, nonché l’eventuale pascolamento. 

La Commissione, per frenare possibili fenomeni speculativi, autorizza temporanee importazioni di materie prime dai Paesi terzi anche in deroga ai limiti massimi di residui fitosanitari. 

Il ministro Patuanelli ha espresso soddisfazione per queste misure, pur non ritenendole sufficienti ed esternando la necessità di: “procedere con una proroga dell’attuale regime di aiuti di stato per la crisi Covid, in scadenza a fine giugno, evidenziando la complessità dell’adozione di un nuovo meccanismo, peraltro con plafond limitato a soli 35mila euro per azienda agricola”. 

Inoltre il Ministro ha evidenziato: “L’opportunità di prestare particolare attenzione alle nuove priorità della sicurezza alimentare, richiamando in particolare l’attenzione sulla possibilità di una deroga temporanea di alcuni vincoli in modo da permettere di destinare tutte le superfici, a qualsiasi titolo ritirate dalla produzione, a colture proteiche, cereali o girasole. Ho proposto che dette deroghe siano previste non solo per il 2022, ma anche per il 2023, per ricomprendere anche le semine autunnali”.

L’azione del governo italiano per l’agroalimentare

Con la legge di bilancio 2022 sono previste misure a sostegno di alcune colture, rifinanziando il “Fondo per la competitività” che prevede uno specifico sostegno per i produttori di mais e di proteine vegetali come legumi e soia. Altre risorse potranno essere utilizzate a valere sul “Fondo filiere”, istituito proprio con l’intento di sostenere i comparti produttivi agricoli, della pesca e dell’acquacoltura. 

Il Decreto Ucraina

Il cosiddetto Dl “Crisi Ucraina” risponde anche alle esigenze del settore agroalimentare. Come affermato dal Ministro: ”La liquidità aziendale dipende fortemente dal peso degli oneri bancari. Per questo motivo ho voluto stanziare 20 milioni di euro per la rinegoziazione e ristrutturazione dei mutui agrari fino a 25 anni, che saranno assistiti gratuitamente dalle garanzie Ismea”. 

Inoltre, saranno assegnati 35 milioni di euro per rifinanziare il “Fondo filiere” destinati ai settori maggiormente colpiti dalla guerra. 

Per contenere i costi di gasolio e benzina nel settore agricolo e della pesca, è stato introdotto un contributo sotto forma di credito d’imposta, cedibile, per acquistare carburanti.

Per far fronte alla carenza di fertilizzanti a seguito della crisi russo-ucraina, il ministero sta lavorando per permettere agli agricoltori di utilizzare il digestato, proveniente dagli impianti di produzione di energia alimentati a biomasse, equiparandolo ai tradizionali prodotti di origine chimica. 

Complessivamente, lo stanziamento ammonta a 4,4 miliardi di euro, dalla scorsa estate a oggi, il Governo ha stanziato circa 20 miliardi di euro per consentire agli italiani di fronteggiare l’incremento dei costi dell’energia. Si tratta di interventi finanziariamente ingenti, ma credo, come ho già detto, che si possa fare ancora di più e meglio, e garantisco il mio massimo impegno, in ambito nazionale ed europeo, per definire ogni possibile misura volta ad attenuare le criticità che gravano sul tessuto produttivo e occupazionale agricolo, della pesca e dell’acquacoltura”.

Print Friendly, PDF & Email

Per ricevere quotidianamente i nostri aggiornamenti su energia e transizione ecologica, basta iscriversi alla nostra newsletter gratuita

Tutti i diritti riservati. E' vietata la diffusione
e riproduzione totale o parziale in qualunque formato degli articoli presenti sul sito.
Un team di professionisti curioso e attento alle mutazioni economiche e sociali portate dalla sfida climatica.