“Industria è una parola neutra, non c’è un solo modo per farla, cioè quello dell’inquinamento. Si può anche pensare a un’industria che si trasforma, ci sono straordinarie possibilità”. Il riferimento che fa il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, è in particolare alle filiere energivore (siderurgia in testa) che stanno patendo fortemente la fase di crisi e i costi alti in bolletta.
L’anali è stata fatta nel corso dell’evento organizzato a Roma dal sindacato sul tema “Strategia energetica 2020 – 2030, coniugare sviluppo industriale e tutela ambientale”. Sono dunque gli obiettivi posti dalla Ue e i percorsi per raggiungerli al centro dell’attenzione, cercando di integrare il pacchetto clima-energia con l’obiettivo del 20% di incidenza della manifattura sul Pil europeo entro il 2020.
Se in prospettiva il viceministro allo Sviluppo economico, Claudio De Vincenti, rassicura che in questa equazione la green economy resta comunque “il futuro”, anche se attraverso un percorso di transizione “che non potrà essere da subito una vittoria per tutti”; sul momento Emilio Miceli, segretario generale della Filctem, spiega: “Il costo dell’energia è troppo alto. C’è troppa dipendenza dall’estero e stiamo perdendo le filiere energivore che hanno un valore fondamentale per interi cicli industriali”. C’è, dunque, “una parte di industria non ce la fa più a queste condizioni e a questi costi“.
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