Un settore energetico a basse emissioni di carbonio è la vera sfida di un nuovo modello di società, più sostenibile ma anche più equo. Un cambio di prospettiva che deve avvenire a più livelli: di formazione, di approccio al lavoro, alla produzione e alla fruizione. E che deve coinvolgere tutti: decisori, compagnie energetiche e, soprattutto, i cittadini. Ma come formarsi per affrontare il cambiamento della transizione energetica?

Creare i presupposti per il cambio di paradigma è, appunto, il principale obiettivo del progetto: A holistic and scalable solution for research, innovation and education in energy transition, più brevemente Asset, un progetto H2020 che sperimenta un’insolita quanto innovativa partnership fra università e compagnie energetiche. Tra gli asset del progetto vanno evidenziati: l’attenzione a fornire gli strumenti necessari per la condivisione delle conoscenze necessarie agli skill profile richiesti dal settore, l’approccio interdisciplinare orientato ad integrare le scienze sociali in un ambito ad esclusiva vocazione tecnologica e, infine, l’attività di ricerca sociale finalizzata all’analisi delle cosiddette societal challenges, che ogni transizione porta inevitabilmente con sé.

Coordinato dalla spagnola Atos, il progetto vede la partecipazione in Italia dell’università di Napoli Federico II, della LogicalSoft e di ènostra, che lavorano in stretta cooperazione con la Rheinisch-Westfälische technische Hochschule ad Aachen, la Ote academy e l’university of West Attica in Grecia, l’Aalborg university in Danimarca, e la Polytechnic university of Valencia in Spagna. Oltre ad énostra, altri partner industriali sono Ecopower e l’European association for storage of energy, entrambi in Belgio.

“La questione energetica può essere considerata come un fatto sociale totale che coinvolge, cioè, molteplici aspetti della società”, spiega la prof.ssa Rosanna De Rosa del dipartimento di Scienze sociali della Federico II di Napoli.

La Transizione (energetica) sia anche un’opportunità per una società più equo e più giusta

L’energia si trova in natura in molteplici forme ma deve subire un processo di conversione perché sia utilizzabile dall’uomo. Ed è qui che l’energia si trasforma in un sistema sociotecnico complesso che coinvolge il sistema sociale a più livelli. Dalle politiche energetiche, ai sistemi produttivi fino ai modelli di consumo, la questione energetica può determinare i modelli di sviluppo di un Paese. La transizione energetica introduce un ulteriore livello di complessità, il passaggio da un modello di conversione ad un altro, reso urgente dal cambiamento climatico. La ricerca sociale su questo tema si pone ovviamente delle domande sui modelli di transizione, su nuovi e vecchi sistemi di governance, e, soprattutto, sulle sfide che la società impone che vengano prese in considerazione affinché i nuovi modelli non riproducano le distorsioni dei vecchi e la transizione sia anche un’opportunità per una società più equo e più giusta”.

Chiaramente, nell’ambito delle attività di ricerca, uno spazio importante è dedicato agli stakeholder, le cui opinioni ed esigenze saranno d’aiuto nell’istruire il processo di creazione di nuovi contenuti didattici, nonché di creazione di competenze su richiesta.

La figura del mediatore culturale per la transizione energetica

“La Federico II di Napoli che sta svolgendo l’indagine” spiega a Canale energia Sara Gollessi, responsabile del progetto Asset per ènostra coop e community manager del progetto, “ha già intervistato numerosi esperti del settore sul territorio europeo. Emerge in maniera nitida che tutti i profili professionali coinvolti nel processo di transizione energetica devono avere una forte caratterizzazione interdisciplinare e buone capacità di comunicazione, per essere in grado di lavorare in team e relazionarsi con attori pubblici e privati, non sempre in grado di comprendere gli aspetti più tecnici della transizione. Una potenziale figura professionale innovativa in campo energetico e incentrata proprio su queste caratteristiche è quella del ‘mediatore culturale’, cioè un professionista con delle buone basi tecniche, ma in grado di cogliere le diverse istanze sociali, gestire i potenziali conflitti e comunicare in modo efficace le decisioni frutto della mediazione. Questa figura potrebbe utilmente affiancare i decisori politici e gli amministratori locali, ma anche le aziende del settore energetico che devono inserire i loro progetti in contesti territoriali sensibili”.

L’attività formativa

Avviato a maggio del 2019 è ormai giunto al suo primo anno di vita e “nonostante le difficoltà degli ultimi mesi, dovute al lockdown e alla necessità di riorganizzare il lavoro di registrazione delle video lezioni, nelle scorse settimane sono stati messi online i primi 6 corsi in formato Mooc (Massive online open courses) inclusi nell’offerta formativa del progetto sulla piattaforma europea Emma. Il piano completo, che verrà reso disponibile via via nelle prossime settimane, è anche descritto nel Mooc book consultabile sul sito web del progetto. Nel complesso siamo orientati verso dei percorsi formativi modulari così da essere facilmente adattabili alle diverse esigenze. Lo scopo è mettere a disposizione dei materiali e degli strumenti per identificare le proprie necessità formative sulla base di obiettivi di apprendimento, in modo che siano utilizzabili sia per attività di formazione e aggiornamento all’interno delle aziende, sia nell’ambito dei curricula universitari, sia per attività di divulgazione e sensibilizzazione dei cittadini. L’idea è che questi moduli formativi possano essere personalizzati, sotto forma di servizio per enti o aziende che vogliano fare formazione per il proprio personale, in modo da rafforzare sempre più il legame tra mondo accademico e mondo del lavoro attraverso un marketplace realizzato appositamente per far incontrare la domanda di formazione con l’offerta universitaria”.

Per formarsi alla transizione energetica il consorzio svilupperà più di 40 programmi educativi, 18 dei quali disponibili anche sotto forma di Mooc, che saranno condivisi con i diversi dipartimenti delle università europee, gli industrial partner e i produttori di energia a livello europeo. Inoltre, sarà realizzato un portfolio di challenges e case-studies grazie alla ricerca sociologica in tema ambientale e alla sperimentazione della metodologia didattica di Case based learning.

Un sistema per avviare una formazione collaborativa e continua delle competenze necessarie per essere parte attiva della transizione energetica.

Un focus sul ruolo delle donne 

Il progetto sta lavorando anche ad un focus dedicato al ruolo delle donne nella transizione energetica.

“Su questo è stata avviata una collaborazione con Gwnet (Global women network for energy transition) per una campagna di comunicazione congiunta sui Social media e per valutare ulteriori attività di collaborazione”, evidenzia la Gollessi, “E’ previsto uno specifico Mooc dal titolo Innovation and diversity in engineering, dove verrà analizzato il modo in cui la ricerca scientifica e lo sviluppo di nuove tecnologie si approccino con i concetti di ‘gender’ e ‘diversity’, tenendo conto della dimensione sociale ed etica. E uno special strand della ricerca sociale sarà rivolto alla dimensione di genere”.

 

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Giornalista, video maker, sviluppo format su più mezzi (se in contemporanea meglio). Si occupa di energia dal 2009, mantenendo sempre vivi i suoi interessi che navigano tra cinema, fotografia, marketing, viaggi e... buona cucina. Direttore di Canale Energia; e7, il settimanale di QE ed è il direttore editoriale del Gruppo Italia Energia dal 2014.