Con SUNSHINE nuove possibilità per la pianificazione energetica comunale

SunshineConclusosi a Gennaio, il progetto SUNSHINE ha promosso la creazione di un network internazionale per l’elaborazione di nuovi strumenti georeferenziati utili all’efficientamento degli edifici. Il risultato potrebbe essere adottato nelle città (d’Italia e non) per ridurre i costi di privati cittadini e pubbliche amministrazioni. E’ bene ricordare, infatti, che dal 2013 esiste l’obbligo di riqualificazione del patrimonio pubblico – a cominciare da quello più energivoro – pari al 3% l’anno. Vediamo con Luca Giovannini, Business Analyst – Public Sector & Utilities Dedagroup, quali potrebbero essere gli ostacoli da superare per la sua adozione.

Partiamo dai tratti distintivi del progetto: durata, finanziamento e attori partecipanti?

SUNSHINE ha avuto durata triennale (è finito ufficialmente a gennaio) ed è stato finanziato nell’ambito dei progetti di sviluppo europeo ICT PSP. Sinergis (parte dell’Unità Dedagroup Public Sector & Utilities ndr) è uno dei partner italiani, insieme a Trentino Network, Informatica Trentina, SET Distribuzione, Grafica Light e Fondazione Graphitech, che ne ha coordinato il progetto. I Paesi che hanno partecipato, oltre all’Italia, sono stati Croazia, Malta, Slovenia, Grecia, Spagna, Regno Unito e Romania. Siamo partiti con la volontà di sviluppare una serie di azioni per la gestione efficiente degli edifici e degli impianti di illuminazione. Da un lato i partner tecnici hanno sviluppato la parte hardware e software; dall’altra i partner di ruolo sono stati i pilot che hanno testato il sistema. Sinergis in realtà ha ricoperto entrambi i ruoli, nel secondo caso sulla città di Ferrara.

Può riassumere i tre focus su cui vi siete concentrati?

Il progetto si è poggiato su tre pilastri: con lo scenario Energy Maps abbiamo realizzato una stima su larga scala del fabbisogno energetico degli edifici residenziali della città. Lo strumento assomiglia alla certificazione energetica degli edifici, ma quest’ultimo è più preciso e meno diffuso (in Emilia Romagna solo il 10% degli immobili ne dispone). In questo modo possiamo colmare il gap di informazioni dei Comuni che sfruttano solo i certificati energetici.

Il secondo scenario su piccola scala si rivolge agli energy manager e riguarda la raccolta dei dati sia degli smart meter di energia, gas e calore ad alta frequenza oraria, sia delle condizioni meteorologiche (irraggiamento, intensità del vento, temperatura). É stato sperimentato in diverse città e in diversi edifici: a Malta, ad esempio, si è misurata l’energia elettrica, dato il maggior interesse nel raffrescamento; in Croaziasia l’elettricità che il gas. Il soggetto preposto può monitorare il comportamento tecnico del proprio edificio e pianificare gli interventi per efficientarlo: attraverso un modellino termico dell’edificio, un algoritmo che ne prevede il comportamento, si può programmare quando accendere/spegnere l’impianto di riscaldamento/raffreddamento in base alle previsioni meteorologiche.

L’ultimo scenario riguarda l’illuminazione e, attraverso un cruscotto, permette il monitoraggio e controllo da remoto delle lampade e dei sistemi di illuminazione. La particolarità del sistema è che può essere allacciato a impianti di tecnologie diverse: un tipico problema dei Comuni è di dover lavorare su più sistemi proprietari (appartenenti alle diverse aziende che hanno venduto loro i set di punti luminosi) invece che su uno solo. La sua applicabilità è vasta: è possibile inserire i sensori nel pannello di controllo, basato su standard internazionale OGC SPS (Sensore Planning Service), per gestire in maniera puntuale e uniforme un flusso di informazioni diverse. L’abbiamo sfruttato solo per il comando di spegnimento delle lampade, ma nulla vieta di installare nuove telecamere e sensori acustici o altro.

In particolare, quali sono state le città pilota? Avete coinvolto soggetti pubblici o privati?

Per lo scenario delle Energy Maps abbiamo lavorato sullo stock di edifici residenziali delle città pilota, mentre per il secondo scenario abbiamo lavorato sugli edifici pubblici perché qui abbiamo trovato le figure che si occupano della gestione dell’energia negli immobili. A Malta e in Grecia abbiamo testato il sistema in un istituto universitario; in Croazia su un edificio gestito da una Esco che voleva sviluppare il servizio e includerlo nel proprio pacchetto di offerte; a Ferrara in scuole e palestre pubbliche, mentre in Trentino Alto-Adige in un centro sportivo polifunzionale. Per il terzo scenario si è lavorato su linee di illuminazione pubblica a Rovereto e a Bassano del Grappa.

Sunshine1Come avete coordinato la trasmissione dei dati?

Abbiamo voluto realizzare una piattaforma centrale su cui far convergere tutti i dati. Ogni partner si è occupato di lavorare su una piattaforma locale (basata su standard Green Button) per spedire i dati alla piattaforma centrale e da lì esporli secondo gli standard di OGC (Open Geospatial Consortium). Meteogrid, il partner spagnolo che si occupa di modellistica meteorologica, ha avuto due compiti importanti: quello di interfacciarsi con le aziende meteo locali e con il Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine (che offre i suoi servizi a tutta Europa), e quello di rendere i dati meteo disponibili sulla piattaforma SUNSHINE.

Siete riusciti ad accelerare e a ottimizzare la raccolta delle informazioni?

In questi tre anni abbiamo dovuto aggiustare la mira, ma l’uso effettivo del servizio ha riguardato solo gli ultimi 12 mesi. Occorre più tempo per capire come accelerare la raccolta dati. Sinergis, in particolare, ha voluto capire quali standard e infrastrutture adoperare nei nodi della sua rete. Con SUNSHINE siamo riusciti a dimostrare l’importanza di un flusso continuo e dettagliato di dati: attraverso il confronto dei propri consumi con le variabili climatiche gli utenti possono capire i motivi della propria spesa e correggere le proprie abitudini.

Questo progetto può dirsi replicabile e, a livello di costi, sostenibile?

Per quanto riguarda lo scenario di Energy Maps stiamo cercando di ingegnerizzare la raccolta dati e di semplificare l’accesso al servizio in tempi brevi alle città. Qui gli interlocutori sono gli enti locali e le Regioni. Per quanto riguarda il cruscotto di monitoraggio dei consumi, l’estensione del servizio è più difficile da realizzare perché bisogna acquistare la parte hardware (questo è potenzialmente un ostacolo all’appetibilità del servizio). Non si può demandare la spesa al singolo cittadino, dunque è necessario entrare in contatto con le utility. La strada vincente prevede di instaurare una partnership con le aziende distributrici di energia che sono gli attori che controllano l’accesso ai dati dei contatori smart e analogici. Riuscendo ad esportare questo servizio anche all’interno degli edifici residenziali potremo estenderne l’uso a più utenti finali.

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