RAEE cresce l’impatto economico e sull’ambiente

Le stime del Global E-waste Monitor 2024. Il commento di Fabrizio Longoni, direttore generale del Centro di coordinamento RAEE

Oltre 90 miliardi di dollari. È il valore economico dei metalli contenuti nei rifiuti elettronici generati a livello globale nel 2022, secondo le stime del Global E-waste Monitor 2024.

Cifre che si attestano sui 19 miliardi di dollari per il rame, e i 15 miliardi per l’oro. Reperibili in elettrodomestici, smartphone o altri dispositivi digitali non più utilizzati, queste materie prime preziose, però, possono essere recuperate solo con un corretto metodo di smaltimento.

Stando ai dati del 2022 solo il 22,3% dei 62 miliardi di kg di Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE) prodotti nel mondo è stato raccolto e riciclato in maniera ecocompatibile.

Questi contenevano 31 miliardi di kg di metalli, 17 miliardi di kg di plastica e 14 miliardi di kg di altri materiali come: minerali, vetro, materiali compositi, ecc.

In quell’anno è stata quindi generata una quantità media equivalente di 7,8 kg di rifiuti pro capite all’anno. Con un aumento della produzione di rifiuti elettronici che ha superato il riciclaggio formale da un fattore di quasi 5.

Le regioni che hanno generatola maggiore quantità di rifiuti elettronici pro capite
Nel 2022, le regioni che hanno generato la maggiore quantità di rifiuti elettronici pro capite sono state: Europa (17,6 kg), Oceania (16,1 kg) e le Americhe (14,1 kg) fonte: Global E-waste Monitor 2024

A fronte di una gestione non conforme degli e-waste, 58 milioni di chili di mercurio e 45 milioni di plastica contenenti ritardanti di fiamma bromurati vengono dispersi nell’ambiente ogni anno.

Un danno per il Pianeta, la salute delle persone e una perdita per l’economia globale.

caratteristiche dell'ewaste

A questo quadro si somma l’aspetto legislativo che indica un rallentamento nell’attuazione di politiche o regolamenti che irregimentano lo smaltimento dei RAEE. Secondo il report a giugno 2023 solo 81 paesi (il 42% di tutti i paesi del mondo) hanno adottato politiche in merito arrivando a coprire idealmente il 72 per cento della popolazione.

Aspettative al 2030

Lo studio propone tre distinti scenari: ritmo di produzione che guarda all’andamento attuale senza immaginare grossi stravolgimenti (busines as usual); uno scenario più ottimistico e aspirazionale e uno che guarda un cambiamento progressivo. A fronte di una previsione di di produzione di 82 miliardi di kg di rifiuti elettronici nel 2030. I tre scenari prevedono un riciclo rispettivamente del 20%; 60% e 38%.

In breve quindi secondo lo studio per ottenere un aumento sostanziale della raccolta e del riciclaggio dei rifiuti elettronici sarà necessario ottenere una cooperazione significativa tra la
settori informali, e importanti miglioramenti/formalizzazione del lavoro del settore informale. Aumentando quindi la separazione alla fonte dei rifiuti elettronici nei paesi ad alto reddito privi di specifiche legislazioni sui rifiuti elettronici e l’istituzione di efficaci sistemi di raccolta.

I governi nazionali dotati ad oggi di sistemi di riciclaggio dovrebbero invece dare priorità ad aumentare i tassi di raccolta. Altro tema sono le materie prime seconde la cui richiesta in un sistema di raccolta virtuoso ci si aspetta potrà crescere.

Difatto la soluzione più semplice per tutti i problemi di rifiuti elettronici continua  essere “non generarli” pertanto legislazione sul design degli oggetti e sulla loro riparazione sono strade importanti da percorrere.

Lo smaltimento delle tecnologie verdi

Per quanto il tema della transizione ecologica non possa prescindere da una transizione energetica è importante valutare l’impatto dello smaltimento di queste tecnologie come il fotovoltaico o l’eolico.

Nello specifico l’attenzione ora è soprattutto sui pannelli fotovoltaici giunti a un normale fine vita visti primi anni di istallazione e il normale decadimento di produttività della tecnologia. Su questo il l Global E-waste Monitor 2024 mostra l’implacabile aumento dei pannelli da smaltire che vede 0,6miliardi di kg nel 2022 e preannuncia di giungere a 2,4 miliardi di kg  al 2030.

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Uno scenario che impone un’attenta riflessione politica rispetto azioni preventive da compiere e impianti di smaltimento da predisporre.

A questo si somma il tema dell’impatto della logistica in quanto 5,1 miliardi di kg di rifiuti elettronici sono stati spediti attraverso le frontiere nel 2022. Di questo, un stimato 3,3 miliardi di kg sono stati spediti da ad alto reddito a medio e basso reddito paesi attraverso movimenti transfrontalieri incontrollati e privi di documenti, pari al 65% del totale movimenti transfrontalieri di rifiuti elettronici globali.

La situazione in Italia

In Italia la raccolta nazionale complessiva ammonta a 349.345 tonnellate nel 2023, subendo un calo del 3,1% rispetto all’anno precedente. È il Rapporto 2023 del Centro di coordinamento RAEE a fotografare la realtà del nostro Paese, stimando che sono solo 5,92 i chili di rifiuti elettronici raccolti per ogni abitante. I RAEE in Italia vengono classificati per raggruppamenti, ossia in base alla diversa tipologia di device, e sebbene – secondo il rapporto – nel 2023 si sia registrato un incremento dei volumi di raccolta di quattro raggruppamenti, è quello di Tv e monitor a pesare sull’andamento generale. Lo scorso anno lo smaltimento dei televisori ha subito un calo del 32,9% rispetto al 2022, con un andamento negativo in tutte le regioni.

Smaltimento dei RAEE, un percorso a ostacoli

Ma quali sono le ragioni di un tasso di raccolta così basso? In primis, spiega a Canale Energia Fabrizio Longoni, direttore generale del Centro di coordinamento RAEE, “molti apparecchi finiscono nella raccolta indifferenziata”. E questo per la “mancanza, da parte dei cittadini, di una efficace informazione e di un corretto comportamento nella raccolta”. Sono due i percorsi di smaltimento a cui i RAEE sono soggetti: il cittadino può conferire al centro di raccolta locale – le cosiddette “isole ecologiche” – il rifiuto da smaltire, e sarà il Comune a gestirne la raccolta; c’è poi il canale della distribuzione: chi vende le apparecchiature ha l’obbligo di ritirare l’elettrodomestico rotto o che si intende dismettere in cambio dell’acquisto di un nuovo modello. Per i piccoli device come gli smartphone poi, sottolinea Longoni, i grandi player della distribuzione sono obbligati a ritirare gratuitamente, ma il cittadino non è tenuto a comprare nulla”.

È fondamentale una corretta informazione sulla natura e lo smaltimento dei RAEE, ma sebbene il legislatore italiano abbia previsto che a occuparsene siano tanto i comuni quanto la distribuzione, nella realtà dei fatti la comunicazione è lacunosa. “Molti Comuni non la fanno, e la grande distribuzione preferisce vendere apparecchi nuovi che gestire i rifiuti”, sottolinea Longoni.

Rifiuti preziosi: la piaga del depredamento

Elettrodomestici e apparecchiature elettroniche contengono materie prime che, anche dopo la rottura, restano ad elevato valore economico in quanto riutilizzabili. Proprio per questo, spiega il Longoni, “tutto ciò che ha un minimo di valore viene depredato”. E questo accade non solo per i rifiuti elettronici abbandonati nelle discariche a cielo aperto lungo le strade, ma anche per quelli regolarmente collezionati dai centri di raccolta. Da un frigorifero, per esempio, spesso vengono “portati via il compressore e la serpentina”, sostiene Longoni. Così, “i gas che dovrebbero essere gestiti correttamente vanno dispersi, e l’olio presente nel compressore viene sversato in terra, causando un danno all’ambiente”. Da “pezzi di ferro da buttare” a business milionario, il passo è breve.

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Nata a Roma, ma col cuore in Sicilia. Giornalista professionista, attenta a tematiche legate all'ambiente, al sociale, ma anche moda e cultura. Con un solo obiettivo: raccontare andando oltre la superficie, possibilmente con taccuino, penna e telecamera in mano.