Ecodesign tra tempistiche e nuove etichettature energetiche

Cosa cambia nel consumatore, come riconoscere l'elettrodomestico più efficiente

Efficienza Cop

Nuove regole per l’ecodesign degli elettrodomestici: dovranno consumare meno, essere progettati affinché siano il più facilmente riparati, fornire nuove informazioni sull’efficienza energetica che escludano i + nelle etichette e disporre di una informazione puntuale su manutenzione e recupero dei prodotti.

In Europa sono pronte le bozze dei documenti che dovranno regolare questi cambiamenti: “Ora devono passare al vaglio del Parlamento e del Consiglio, mentre la pubblicazione è prevista per settembre di quest’anno”, spiega a Canale Energia Marco Imparato, d.g. Applia Italia, associazione di categoria che rappresenta i produttori di apparecchi domestici e professionali. “La forma ufficiosa è abbastanza consolidata. E’ difficile che ci siano delle modifiche di carattere parlamentare. Se questo iter è confermato da marzo 2021 avremo i nuovi elettrodomestici in vendita” sottolinea Imparato.

Partendo da queste bozze condivise abbiamo chiesto alcune delucidazioni al D.G. in merito a cosa cambierà per gli utenti finali e i produttori nella scelta degli elettrodomestici.

I cittadini come riconosceranno il vecchio e il nuovo elettrodomestico?
Ci saranno prodotti precedenti alle nuove regole che avranno ancora la vecchia etichetta e saranno vendibili fino a 9 mesi dopo marzo 2021. Poi ci sarà una fase con prodotti di transizione. Su questi si sviluppa la criticità della distribuzione che avrà solo due settimane di tempo per togliere la vecchia etichetta e apporre quella nuova. I regolamenti prevedono che i produttori siano obbligati a fornire la nuova etichetta da quattro mesi prima ma la sovrapposizione dalla consegna alla data di messa in commercio prevista è di due settimane. Infine ci saranno prodotti che nasceranno solo con la nuova etichetta.

La nuova etichetta sarà differente dalla precedente e avrà qualcosa che la caratterizzerà come “nuova”?
Come industria abbiamo chiesto con forza che ci sia una distinzione dalla attuale, conservando gli elementi noti dell’efficienza ma con un layout chiaro. Non sono ancora disponibili i nuovi layout.

La difficoltà che vediamo sarà più nello spiegare al consumatore che un prodotto in classe B della nuova etichetta è più efficiente dell’ A++ a lui noto

Ci saranno grandi svendite di vecchi elettrodomestici sul limitare della data di passaggio ai nuovi prodotti nel 2021?
Non credo. Il passaggio è graduale e sugli elettrodomestici abbiamo un’esperienza abbastanza lunga. Il mercato andrà verso prodotti più efficienti. La difficoltà che vediamo sarà più nello spiegare al consumatore che un prodotto in classe B della nuova etichetta è più efficiente dell’ A++ a lui noto.
Servirà un grosso sforzo da parte del produttore per far comprendere il passaggio sulle nuove etichette.

Ritiene che le misure previste per l’ecodesign, potranno rendere competitivo il mercato della produzione italiano, da sempre caratterizzato da design di pregio, anche all’estero?
Sicuramente sì, anche se va fatto un discorso un po’ approfondito rispetto ai passaggi sull’ecodesign delle passate edizioni. Le richieste di una sempre maggiore efficienza energetica dei prodotti è un fattore competitivo che spinge le aziende a fare meglio e a innovare da un punto di vista tecnologico. Su questo aspetto confido che l’industria italiana, che si è sempre più focalizzata sull’alta gamma, lo raccolga come stimolo a fare sempre di più e meglio.

Le sembrano misure sufficienti per allungare la vita dei prodotti e diminuire gli sprechi?
Vorrei sfatare qualche mito su questo. Da una recente indagine sul comparto ci risulta che l’industria europea ripara già molto. Ci risulta che l’81% delle richieste di verifica su un prodotto mal funzionante finiscano con una riparazione. Dato confermato da uno sguardo sui costi. Oggi un 42% dei costi è legata alla manodopera e il 37% al costo vivo del pezzo di ricambio, infine, ci sono i costi vari in cui a fare da padrona è la logistica che incide per un 16%. Il tema è più il costo della riparazione. In quanto a questo è vincolato a quello della manodopera, equiparato al valore del prodotto.

Ma c’è spazio per nuove opportunità professionali e nuove figure tecniche?
Quello che è interessante è far capire al consumatore cosa deve riparare un tecnico professionista e cosa si può sostituire con il fai da te. Il tema è la sicurezza del prodotto una volta riparato.

Ad esempio la guarnizione di un frigorifero si può sostituire livello domestico mentre, sempre nel frigorifero, le lampadine con componenti elettronici, possono rappresentare una operazione delicata che può comportare problemi di condensa e di sicurezza del prodotto. Il regolamento in questo è chiaro nel distinguere cosa è sostituibile dal consumatore e cosa dal professionista.

Detto questo vedo un mercato in cui servono figure professionali che possano dare un valore aggiunto. La qualificazione del riparatore è un punto fondamentale nel regolamento di ecodesign. Si parla di operatori dotati di competenze tecniche e di assicurazione, in modo da rispondere del proprio lavoro. Riteniamo, come associazione, che si possa fare uno sforzo rispetto l’attuale regolamento in essere, il D. M. 37 del 2008, che regola questo aspetto dei professionisti dell’istallazione. Stiamo lavorando, ad esempio, sulla parte gas e istallazione di prodotti di cottura con il CIG, con cui abbiamo definito un percorso di qualificazione degli operatori con figura di manutentore. Abbiamo chiesto un riconoscimento dei requisiti abilitanti. Manca il passaggio legislativo per equiparare queste nuove figure professionali agli operatori qualificati secondo il D. M. 37. Siamo convinti che sulla parte della sicurezza si debba andare verso maggiori competenze.

Nel pacchetto sono previste anche azioni di comunicazione e informazione ai consumatori, come associazione state pensando di attuare qualche iniziativa in merito?
La comunicazione diventa un fattore essenziale soprattutto rispetto la nuova scala energetica. Come produttori agiremo per comunicarlo al meglio. Il quadro regolatorio prevede che ci sia anche un supporto delle istituzioni, quindi ministero dello Sviluppo economico. Nel nostro caso siamo disponibili a metterci in pista per agevolare questa informazione, ma riteniamo che sarà anche un discorso di tempi. Varrà la pena di fare delle azioni a ridosso. So che altri stati europei si sono mossi in anticipo, ma ritengo che sia sensato attendere il momento giusto.

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Giornalista, video maker, sviluppo format su più mezzi (se in contemporanea meglio). Si occupa di energia dal 2009, mantenendo sempre vivi i suoi interessi che navigano tra cinema, fotografia, marketing, viaggi e... buona cucina. Direttore di Canale Energia; e7, il settimanale di QE ed è il direttore editoriale del Gruppo Italia Energia dal 2014.