Il sistema energetico dell’UE oggi ha un’efficienza massima del 65%. Oltre un terzo di tutta l’energia viene dispersa sotto forma di calore di scarto, contribuendo a maggiori emissioni ed inquinamento, senza fornire servizi energetici utili.
Il passaggio a tecnologie di generazione di energia elettrica più efficienti, come il solare e l’eolico, e l’elettrificazione dei settori di utilizzo finale tramite pompe di calore e veicoli elettrici, può ridurre significativamente questa inefficienza e l’impatto ambientale. È quanto suggerisce il nuovo rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (Aea) su rinnovabili, elettrificazione e flessibilità.
In questo scenario un recente studio a cura di The European House Ambrosetti in collaborazione con Assoclima ha evidenziato come, sia Europa che Italia, debbano accelerare il processo di decarbonizzazione. A questo ritmo raggiungerebbero i target di neutralità climatica solo nel 2102 e nel 2097 rispettivamente.
Sono tre le leve principali di decarbonizzazione su cui puntare, secondo l’UE, tra cui spicca l’efficienza energetica e la sinergia con le fonti rinnovabili.
Le pompe di calore, cioè i sistemi con cui è possibile riscaldare e raffrescare gli ambienti, rappresentano una soluzione strategica. Sono efficienti, tanto da ridurre i costi energetici fino a circa il 50%, riducono le emissioni di CO2 rispetto ai sistemi a combustione fossile, e offrono versatilità spaziando dal riscaldamento, al raffrescamento ed all’acqua calda sanitaria.
Questo perché in termini di efficienza non si limitano a convertire l’energia ma la trasferiscono dall’ambiente esterno all’interno dell’edificio.
Possono quindi svolgere un ruolo fondamentale per la decarbonizzazione del settore del riscaldamento e raffrescamento, contribuendo agli obiettivi climatici nazionali ed europei.
Investire nelle pompe di calore significa investire in maggiori posti di lavoro sul territorio. Stando ai dati di The European House Ambrosetti oggi il settore occupa 110.000 addetti attuali e vale 5 miliardi di fatturato, un potenziale di green jobs per una filiera “allargata” che vede l’Italia protagonista. Un impatto importante sull’economia complessiva del sistema Paese, con ricadute sull’intera catena del valore, dalla manifattura, alla logistica, alla formazione, alla manutenzione, al network degli installatori, che vede un importante know how italiano. Un elemento strategico inoltre è la possibilità del comparto di contribuire all’indipendenza energetica, considerata fondamentale sia dal Governo che dalla UE. Tutto questo rende le pompe di calore non solo “una” soluzione, ma la soluzione strategica e poliedrica per l’elettrificazione dei consumi finali, che affronta simultaneamente le sfide ambientali, economiche e di sicurezza energetica.
L’Unione Europea e l’Italia prevedono una forte crescita dello stock di pompe di calore installate al 2030, +40 milioni in UE e +8,6 milioni in Italia.
Qualcosa però non sta andando come dovrebbe. Nell’ultimo anno, l’incertezza sugli incentivi ha causato una netta contrazione delle vendite nel Paese (- 70% vs. 2022).
Infatti, nonostante l’efficienza intrinseca, ci si scontra con un costo dell’elettricità ed in particolare rapporto prezzo gas e prezzo energia elettrica, mancanza di conoscenza del prodotto e capacità di installazione inferiore alle richieste, che rendono le pompe di calore meno attraenti al mercato.
Ma siamo sicuri che i costi siano quelli che sembrano? Stando ai dati diffusi da Enea e considerando i costi del gas naturale al mese di gennaio 2025 (126,63 centesimi di euro per metro cubo), calcolati per una famiglia tipo con consumi medi di circa 1.100 metri cubi annui che vive in un appartamento di circa 70 m², si può arrivare a ridurre i costi della climatizzazione estiva e invernale del 49% a Napoli, del 47% a Roma e del 46% a Milano. Per questo il Manifesto pone dei punti all’attenzione del governo e degli stakeholders istituzionali che consentono di favorire il mandato “Efficiency first” richiamato in Europa già dal 2021 (raccomandazione 2021/1749).
ABBASSARE IL COSTO ENERGETICO, LE RICHIESTE DEL MANIFESTO
- Promuovere strumenti economici che possano supportare la scelta dei cittadini verso questa tecnologia e che sostenga una immediata riduzione dei costi energetici.
- Premiare la filiera italiana ed europea e le imprese che investono.
- Avviare una seria e diffusa campagna di sensibilizzazione per informare i consumatori sui benefici delle pompe di calore, sulla maggiore durata e sugli incentivi disponibili.
- Promuovere la formazione di tecnici e installatori favorendo nuova occupazione e sviluppo di PMI.
- Visione a Lungo Termine: investire in politiche strutturali che rendano le pompe di calore più accessibili e convenienti non è solo una questione di risparmio immediato, ma un investimento strategico per un futuro più sostenibile, efficiente, meno dipendente dai combustibili fossili ed una riduzione della spesa pubblica.
Investire in politiche strutturali che rendano le pompe di calore più accessibili e convenienti non è solo una questione di risparmio immediato, ma un elemento strategico per un futuro più sostenibile, efficiente, meno dipendente dai combustibili fossili ed una riduzione della spesa pubblica. Si tratta di offrire una chiave in più alle persone, ai cittadini per risparmiare e inquinare meno partecipando in modo attivo alla transizione energetica, sociale ed industriale del Paese. In gioco c’è anche il futuro di una industria che è già ben radicata sul territorio italiano e che può garantire nuovi posti di lavoro per tecnici qualificati e ben retribuiti. Un’occasione che vede l’Italia primeggiare in Europa e che sarebbe un peccato perdere come è accaduto per le energie rinnovabili e l’auto elettrica.











