BeDimensional e la Rice University di Houston compiono un passo avanti nella lotta ai PFAS, i cosiddetti “forever chemicals”, tra gli inquinanti più persistenti e problematici per l’ambiente e la salute. Una collaborazione scientifica tra l’azienda italiana deep-tech e il Catalysis and Nanomaterials Laboratory della Rice University ha dimostrato che il nitruro di boro esagonale a pochi strati atomici (FL-hBN) è in grado di distruggere questi contaminanti.
I risultati, annunciati a dicembre 2025 tra Genova e Houston, mostrano come l’FL-hBN prodotto industrialmente da BeDimensional possa degradare i PFAS sotto irraggiamento UVC, confermando il potenziale dei fotocatalizzatori metal-free nel rompere i legami carbonio–fluoro. Si tratta di un traguardo di grande rilevanza ambientale, considerando che i PFAS sono noti per la loro estrema stabilità chimica e per la difficoltà di rimozione da falde acquifere, suoli e risorse di acqua potabile.
Le sostanze per- e polifluoroalchiliche sono infatti caratterizzate da legami C–F tra i più robusti conosciuti in chimica, una proprietà che le rende altamente resistenti ai processi di degradazione naturale. Da anni la comunità scientifica è alla ricerca di soluzioni capaci di spezzare questi legami in modo efficiente, sicuro ed energeticamente sostenibile. In questo contesto si inserisce il lavoro condotto dal gruppo guidato dal professor Michael S. Wong alla Rice University, che ha testato il materiale bidimensionale sviluppato da BeDimensional ottenendo risultati significativi.
Come funziona la degradazione del PFAS
Gli esperimenti di laboratorio hanno dimostrato che l’FL-hBN è in grado di distruggere i PFAS garantendo una degradazione molecolare efficace e un’elevata defluorinazione, anche utilizzando basse concentrazioni di catalizzatore. Il processo avviene in condizioni ambientali e non richiede un elevato apporto energetico, un elemento chiave per l’eventuale applicazione su scala industriale. La degradazione porta alla trasformazione dei PFAS in ioni fluoro innocui e in molecole di piccole dimensioni non pericolose, aprendo la strada a soluzioni di bonifica più sostenibili rispetto alle tecnologie attualmente disponibili.
Un altro aspetto emerso dallo studio riguarda il confronto con materiali di riferimento: il FL-hBN si è dimostrato più attivo rispetto al nitruro di boro esagonale convenzionale e ha superato anche il biossido di titanio, uno dei fotocatalizzatori più utilizzati.
In particolare, il materiale a pochi strati atomici ha raggiunto il 48% di degradazione del PFOA in due ore, contro il 20% del TiO₂, e una defluorinazione del 35%, nettamente superiore al 7% ottenuto con lo stesso TiO₂. Inoltre, l’FL-hBN ha mostrato un’elevata reattività intrinseca anche a dosaggi molto ridotti in acqua, risultando funzionale già con un quinto della massa rispetto ai benchmark di hBN non esfoliato tridimensionale.
Vittorio Pellegrini, Ceo di BeDimensional, ha commentato: “La collaborazione con la Rice University rappresenta un’evoluzione importante nella nostra missione di portare materiali bidimensionali avanzati in applicazioni strategiche per la sostenibilità ambientale. Le prestazioni dell’hBN a pochi strati atomici nella distruzione dei PFAS dimostrano il suo potenziale a supporto delle tecnologie di trattamento dell’acqua di nuova generazione”.
Sulla stessa linea Michael Wong, direttore del Rice PAR, ha sottolineato il valore scientifico e applicativo della ricerca: “Lavorare con BeDimensional ci consente di esplorare materiali innovativi e metal-free con promettenti proprietà catalitiche. Questi risultati aprono nuove opportunità per progettare processi efficienti, sostenibili e scalabili per l’eliminazione di contaminanti persistenti”.
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