ForestapluvialeUtilizzare lo smartphone per contribuire, da una parte, a combattere la deforestazione illegale, dall’altra a monitorare l’inquinamento delle acque. E’ il focus legato a due progetti innovativi realizzati, rispettivamente, da Rainforest Connection e dagli astronomi dell’Università di Leida nei Paesi Bassi.

Partiamo dalla soluzione proposta del progetto Rainforest Connection, realtà non profit nata a San Francisco nel 2014. L’idea è quella di utilizzare smartphone opportunamente modificati e alimentati da pannelli solari per avere un quadro preciso di tutti i rumori generati nelle foreste. In particolare, il sistema sfrutta una serie di sensori capaci di resistere a condizioni climatiche estreme per monitorare i suoni presenti nell’ambiente circostante e distinguere quelli legati ad attività sospette.

Come funzionano

Questi dispositivi, definiti i “Guardiani”, vanno nascosti tra gli alberi in aree vulnerabili permettendo ai sensori di registrare i diversi suoni dell’ambiente per poi caricare i dati in tempo reale in cloud. A questo punto entra in gioco il framework di Intelligenza Artificiale di Google TensorFlow, una library di software open source con porzioni di reti neurali e strumenti che permettono di adattare facilmente il codice a diversi usi. Questo strumento verrà utilizzato, in particolare, per migliorare il rilevamento del suono. I progettisti puntano a sfruttare questa soluzione per riuscire a isolare i rumori sospetti presenti nelle foreste, come quelli di camion o motoseghe, e contribuire così a contrastare il fenomeno della deforestazione illegale.

Una foto per valutare la qualità dell’acqua

Quello legato alla lotta alla deforestazione non è l’unico modo con cui uno smartphone, opportunamente potenziato, può essere utile all’ambiente. Grazie a un dispositivo ideato dagli astronomi dell’Università di Leida, infatti, si potranno scattare delle foto in grado di dare una valutazione istantanea del grado di inquinamento dell’acqua, ad esempio di un fiume o di un lago. Questo strumento, che potrà essere aggiunto allo smartphone, permetterà di avere informazioni utili ad esempio per orientare politiche ambientali, permettere ai cittadini di valutare la qualità dell’acqua potabile o per quantificare gli effetti dell’inquinamento sulle specie ittiche di un determinato habitat acquatico. (video)

Un progetto in fase iniziale

Attualmente siamo ancora in una fase iniziale del progetto, ma un primo prototipo di dispositivo dovrebbe essere pronto entro la fine del 2019. La tecnologia, il cui principio viene sfruttato in astronomia per valutare la presenza di ossigeno intorno a stelle e pianeti, presenta nella sua applicazione all’acqua diverse sfide da affrontare. Bisognerà tener presente, ad esempio, che la presenza di nuvole può impedire il passaggio del sole rendendo l’acqua più scura. Un inconveniente a cui si potrebbe rimediare, secondo i ricercatori, chiedendo gli utenti di scattare una foto del cielo sopra l’acqua in modo da calibrare i dati raccolti. 

Un precursore applicato all’aria

Lo stesso team di ricercatori aveva già realizzato nel 2013 una soluzione analoga applicata alla qualità dell’aria. La tecnologia si chiamava iSPEX (Spectropolarimeter for Planetary EXploration) e aveva portato alla realizzazione di una mappa dettagliata che toccava città come Londra e Atene. 

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