Droni mercato in crescita. Le nuove frontiere sono i modelli ibridi e con atterraggio verticale

I dati dell''Osservatorio droni della School of management del Politecnico di Milano

DroniokIl mercato professionale dei droni italiano promette di crescere del nei prossimi 3 anni. Il settore che nel 2018 ha un fatturato stimato in 100 milioni di euro, conta 700 imprese nella filiera italiana. Dal 2016 ad oggi le richieste di uso di droni all’Enac, Ente nazionale per l’aviazione civile, è cresciuto del 13% annuo con  13.479 richieste di autorizzazione di droni.

Questi i dati della ricerca dell’Osservatorio droni della School of management del Politecnico di Milano, presentata questa mattina al convegno “Droni: pronti al decollo!”. 

Si tratta di circa 700 imprese che rappresentano meno dell’1% del tessuto industriale del Paese. Il 55% ha sede nel nord Italia, soprattutto Lombardia (20%), Lazio (12%) ed Emilia-Romagna (9%). Sono sopratutto realtà di piccole o piccolissime dimensioni: il 77% ha meno di 10 dipendenti. Il 49% delle aziende è nato tra il 2013 e il 2018.

Un mercato emergente” ed “economicamente modesto, con aziende prevalentemente piccole”, ma con una estesa versatilità applicativa “come ad esempio l’agricoltura, la gestione di emergenze, il monitoraggio di territori a seguito di catastrofi naturali e nel settore delle utility per lo svolgimento di ispezioni e sopralluoghi. Sono invece ancora poche le applicazioni nei trasporti di merci e persone, soprattutto in ambito urbano” affermano Alessandro Perego e Giuseppe Sala, rispettivamente Direttore del dipartimento di ingegneria gestionale e direttore del dipartimento di scienze e tecnologie aerospaziali. Il settore civile secondo i due esperti “sembra avere tutte le caratteristiche per potersi sviluppare in Italia nei prossimi anni”.

La filiera italiana dei droni

“Quello dei droni professionali in Italia è un settore nascente con un mercato ancora piccolo, ma con un grande potenziale”, dichiara in una nota Paola Olivares, Project manager dell’Osservatorio droni. “Nella filiera italiana, però, è da sottolineare come ben il 23% delle aziende dell’offerta non investa in ricerca e sviluppo, che rappresenta un elemento fondamentale per garantire la sostenibilità di lungo periodo e cogliere tutte le opportunità offerte dallo sviluppo delle tecnologie digitali”. Dall’indagine emerge come il 16% delle aziende investe in R&s grazie a fondi pubblici, ma l’80% reputa inadeguato il cofinanziamento nazionale. Il 77% delle imprese ritiene decisamente utile un’azione strategica a livello nazionale e politica. 

Lo sviluppo del futuro è secondo le aziende intervistate: “lo sviluppo di sistemi di gestione e analisi dei dati e il 39% sullo sviluppo di payload”

Il 43% dei droni registrati in attività su suolo italiano sono di piccola taglia cioè con un peso inferiore a 1 kg mentre il 48% riguarda droni tra 1 e 5 kg. Solo il 6% è per taglie superiori tra 5 e 10 kg, il 3% è sopra i 10 kg. Il 56% dei droni registrati appartiene a 5 costruttori: DJI con il 47% delle registrazioni totali, Parrot (3%), Yuneec (2,5%), DXdrone (2%) e Italdron (1,5%). 

Tecnologie emergenti sui droni nel mondo

Sul piano internazionale, sono 258 i progetti di applicazione industriale di droni relativi al 2019, di cui il 50% in fase di sperimentazione e solo il 19% già operativi come riporta la nota dell’indagine.

Le tecnologie più innovative del comparto riguardano i droni ibridi, in grado di operare in diversi ambienti come aria-terra o aria-acqua, e dei droni Vertical take off and landing (Vtol) con decollo e atterraggio verticale, insieme all’integrazione con l’intelligenza artificiale. 

Il mercato dei multirotori classici è ormai pressoché saturo e caratterizzato da diversi limiti tecnologici che non impediscono lo svolgimento di molte attività in cui i droni possono affiancare e sostituire l’uomo, ma sono un vincolo critico in particolare per l’ispezione delle infrastrutture lineari o delle consegne“, spiega Marco Lovera, Responsabile cientifico dell’osservatorio droni.Sul mercato però si stanno affacciando configurazioni alternative, pensate per aggirare i limiti con combinazioni tra la classica configurazione ad ala fissa, adatta per coprire lunghe distanze in modo efficiente, e quella multirotore, adatta invece per il volo a bassa velocità e a punto fisso”.

Come modelli alternativi, il report evidenzia i convertiplani (droni con un sistema propulsivo capace di variare la configurazione come un multirotore per il volo verticale e come un velivolo ad ala fissa per il volo avanzato), i tail sitter (capaci di atterraggio e decollo verticale e grandi variazioni di assetto) e le macchine a propulsione duale (con rotori per la propulsione verticale e di eliche per la propulsione longitudinale).

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