Il Garante italiano per la protezione dei dati personali ha recentemente aggiornato la lista di consigli per un uso a prova di privacy degli assistenti digitali o smart assistant installati negli smartphone, nelle auto e nelle case. 

Per aiutarci nelle attività quotidiane, gli assistenti digitali raccolgono una vasta quantità di dati relativi ai nostri stili di vita, alle abitudini di spostamento, ai parametri biometrici e ai nostri stati emotivi. Non solo nostri in realtà, precisa l’Autorità: la raccolta tocca tutte quelle persone che, volontariamente o meno, entrano nel loro raggio d’azione. 

Cos’è lo smart assistant
L’assistente digitale (o smart assistant) è un programma che interpreta il linguaggio naturale tramite algoritmi di intelligenza artificiale ed è in grado di dialogare con gli esseri umani al fine di soddisfare diversi tipi di richieste (ad esempio: rispondere direttamente a  richieste di informazioni, fare ricerche su Internet, ricercare e indicare percorsi stradali, ecc.) o compiere determinate azioni (ad esempio: fare un acquisto online, regolare la temperatura o l’illuminazione di un’abitazione, chiudere o aprire serrature di case o automobili intelligenti, attivare elettrodomestici come la lavatrice, ecc.).

Una regola data dal Garante è quella di non dare troppe informazioni all’assistente digitale. La loro diffusione non è accompagnata dalla consapevolezza su quali e quante informazioni sono utilizzate e, soprattutto, da chi. I colossi che gestiscono la maggior percentuale degli smart assistant e degli smart speaker domestici stanno progressivamente adottando delle protezioni per le informazioni alle quali accedono: dalle immagini d’archivio agli ordini effettuati online. Ma le imprese più piccole, che hanno interesse ad affacciarsi a questo mercato, non hanno le stesse risorse per tutelare il consumatore. 

Leggere l’informativa sul trattamento dei dati personali, che deve essere sempre disponibile sul sito dell’impresa o nella confezione del dispositivo, è fondamentale. Innanzitutto, per capire quali e quante informazioni saranno acquisite dall’assistente digitale, ad esempio tramite microfono e videocamera, dove saranno immagazzinate e per quanto tempo. Un modo per avere coscienza di come potrebbero essere trasferiti a soggetti terzi. 

Altro accorgimento suggerito dall’Autorithy è quello di disattivate lo smart assistant di notte o quando non si è in casa per evitare la trasmissione indesiderata di dati. “Come Assodata abbiamo ricevuto diverse segnalazioni”, commenta a Canale Energia il presidente di Assodata Marco Martorana, “in alcuni casi lo smartphone raccoglieva il comando di una persona che non era il suo possessore. In altri l’utente riceveva suggerimenti di acquisto su oggetti di cui aveva parlato in una conversazione”. Al momento “non è dato sapere quale sia il reale stato di cose”. Proteggersi è difficile, forse aiuterebbero le class action ”ma al momento non ci sono gruppi di persone che hanno avuto lo stesso problema” e non si riesce a individuare con chiarezza qual è il danno subito, “si tratta ‘solo’ di libertà violata o c’è un uso poco trasparente delle informazioni di cui siamo i proprietari?”.

Perché, è bene evidenziarlo, durante il passive listening l’assistente digitale è potenzialmente in grado di “sentire” tramite il microfono e di “vedere” tramite la videocamera tutto quello che diciamo e facciamo. “Per un caso di omicidio avvenuto negli Usa, Alexa sarebbe stata chiamata come testimone. Nel momento in cui doveva essere disattivata ha registrato tutto. Non è chiaro come ciò sia avvenuto: qualcuno ha pronunciato il nome Alexa o lo strumento era già attivo?”.

Parlando nello specifico degli smart speaker una cosa è certa: non riconoscono il timbro di voce del possessore e non distinguono i minorenni.

In Italia la domotica non è ancora così diffusa, l’assistente virtuale svolge ancora attività limitate come l’accensione delle luci. Ma a casa o nelle auto intelligenti gli assistenti digitali dialogano con altri dispositivi che sono parte dell’Internet of Things e questa capacità amplifica la possibilità di raccolta, incrocio dei dati e diffusione di informazioni personali. Quando l’uso di questi strumenti diventerà più massiccio bisognerà proteggere una gamma sempre più vasta di informazioni: “L’orario di accensione delle luci suggerirà ai malintenzionati la presenza di qualcuno in casa e l’elenco dei cibi consumati potrà essere utilizzato dalle assicurazioni sulla vita o dai produttori di quel bene specifico”.

E’ bene ricordarsi, come riportato dall’Authority, di cancellare periodicamente la cronologia delle informazioni salvate, soprattutto quando si decide di vendere, regalare o cedere il proprio assistente digitale, e di disattivare alcune funzioni di controllo domotico o inserire password per controllarne l’attivazione.

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