Mariya Gabriel - Commissario europeo per Innovazione, Ricerca, Cultura, Istruzione e Gioventù
Mariya Gabriel – Commissario europeo per Innovazione, Ricerca, Cultura, Istruzione e Gioventù

Ad aprire la giornata di lancio del Programma quadro, denominato Horizon Europe, che raccoglie il testimone del suo predecessore Horizon 2020, è intervenuta Mariya Gabriel, commissario europeo per innovazione, ricerca, cultura, istruzione e gioventù che avvia con queste parole l’evento: “Oggi (25 maggio ndr.) celebriamo Horizon Europe, il più ambizioso piano transnazionale di ricerca e innovazione mai creato prima, con 95,5 miliardi di euro, un incremento del 30% di risorse destinate rispetto al precedente Horizon 2020. Oggi, si dà valore anche alla cooperazione, in quanto il programma è nato dalla  collaborazione tra Stati membri e comunità di innovatori e ricercatori, ideato per dare risposte ai nostri bisogni ed ambizioni di trasformare l’Europa in una società più green, resiliente e digitale”.

Nella attuale situazione di crisi che investe tutti gli Stati membri, Horizon Europe costituisce un potente strumento per coinvolgere sia la comunità scientifica che le aziende, incluse le piccole e medie imprese.

Il commissario Gabriel afferma che, questo nuovo strumento, rispetto al passato, è più bilanciato, semplice, inclusivo e multidisciplinare.

I 3 pilastri del Programma

3 Pillars HorizonEurope.com
3 Pillars HorizonEurope.com

Il Programma è basato su 3 pilastri fondamentali, di cui il primo è “Scienza Eccellente”, in quanto si vuole investire nell’eccellenza scientifica, grazie a ricercatori e competenze di alta qualità.

Gli strumenti messi in campo sono: lo European Research Council, a cui 454 ricercatori italiani hanno preso parte; le Azioni Marie Curie, che si fondano su maggiore formazione intersettoriale e cooperazione tra industria e Università, qui sono stati 5.500 i ricercatori italiani coinvolti; infine, le Infrastrutture di ricerca che saranno più interconnesse e integrate.

“I numeri dei ricercatori italiani coinvolti, fanno dell’Italia il quinto Paese più rappresentato”, afferma Gabriel.

Il secondo pilastro è focalizzato su ricerca e sviluppo tecnologico per rispondere alle “sfide globali e alla competitività industriale europea”.

Al suo interno, sono stati definiti 6 cluster tematici, basati tutti su interdisciplinarità e intersettorialità: salute; cultura, creatività e inclusività; sicurezza civile per la società; digital, industria e spazio; clima, energia e mobilità; risorse naturali, agricoltura e ambiente.

“Questo pilastro supporta le nostre partnership strategiche e le nuove missioni da organizzare. Gli obiettivi dovranno essere concreti e vicini ai cittadini, le missioni dovranno essere strumentali a mettere le risorse sugli Stati membri”.

Infine, il terzo pilastro dedicato all’innovazione, “Europa Innovativa”, promuove e stimola l’innovazione sostenibile per affrontare le sfide del futuro.

Gli strumenti a disposizione del terzo pilastro sono: lo European innovation council (Eic), teso a sviluppare idee che poi possano andare sul mercato.

Oltre a ciò, gli Ecosistemi europei per l’innovazione e l’European institute of innovation & technology (EIT) che riunisce ricerca, istruzione e imprese per favorire l’innovazione attraverso le Knowledge and innovation communities (KICs). Eic ed Eit inizieranno una stretta collaborazione tra loro.

Conclude il commissario Gabriel: “Sono molto felice di vedere che il Piano italiano include maggiori investimenti in ricerca e innovazione, supportando la scienza  e la capacità delle aziende innovative. Attraverso Horizon Europe, si possono trovare opportunità e risorse in tutti i campi della scienza per sviluppare tecnologie e supportare un ecosistema di start up e un sistema innovativo. Sono certa che ricercatori e innovatori italiani parteciperanno con grande successo”.

Il Programma Horizon Europe

Jean Eric Paquet - Direttore Generale, DG Ricerca ed Innovazione, Commissione europea
Jean Eric Paquet – Direttore Generale, DG Ricerca ed Innovazione, Commissione europea; Michele Quaroni – Ambasciatore, Rappresentante Permanente Aggiunto d’Italia presso l’Unione europea a Bruxelles

Jean Eric Paquet, direttore generale ricerca e innovazione della Commissione europea, spiega come l’intento del Programma sia stato quello di voler semplificare le regole e di dare immediato accesso alle risorse stanziate per la ricerca.

Inoltre, i risultati delle ricerche devono essere immediatamente disponibili dal primo giorno e accessibili, in un’ottica di open science e data sharing.

In aggiunta, tutti e sei i cluster del secondo pilastro summenzionati, devono connettere i risultati e le soluzioni tecnologiche al fine di produrre delle soluzioni.

Paquet tiene a dire con forza che: “ogni istituzione pubblica che partecipa ad Horizon deve essere inclusiva ed egualitaria. Bisogna preparare un’agenda per un “equality plan”, ovvero un piano per le pari opportunità, affinché parità di genere e diversità siano presenti e facciano parte integrante dei team e delle istituzioni”.

Secondo Paquet, l’Italia dovrà essere molto presente soprattutto nel secondo pilastro, focalizzato su ricerca e sviluppo tecnologico.

“L’ambizione dell’Italia, conclude Paquet, deve essere non solo quella di partecipare, ma anche di essere protagonista”.

Le principali novità raccontate dai protagonisti

Walter Ricciardi, Francesca Bria, Andrea Fosfuri, Gioia Ghezzi, Fabio Donato, Magda De Carli,
Walter Ricciardi, Francesca Bria, Andrea Fosfuri, Gioia Ghezzi, Fabio Donato, Magda De Carli

La pubblicazione del Regolamento di Horizon Europe è avvenuta lo scorso 12 maggio ed è stata frutto di un lungo percorso di analisi e negoziato durato oltre tre anni, come ha detto Michele Quaroni, ambasciatore d’Italia presso l’Unione europea. Il quale ci riassume le novità più importanti, su cui successivamente, i diversi intervenienti faranno il punto.

Le novità principali riguardano: le missioni, lo European innovation council (Eic) che diventa un sostegno per le pmi, lo European institute of innovation & technology (Eit),  il nuovo modello di partenariati, le sinergie tra i fondi strutturali e i Pnrr e l’introduzione, fortemente voluta dalla presidente della Commissione, Ursula von Der Leyen, della iniziativa sulla “New Bauhaus”.

Le missioni

Della novità relativa alle missioni e all’approccio basato su di esse, ci parla Walter Ricciardi, presidente del “Mission board for cancer”, che ci spiega che le missioni sono organizzate in cinque aree, quelle più importanti per la vita stessa, ovvero: il cambiamento climatico, l’idrosfera, il suolo, le smart cities e il cancro. Le missioni europee di ricerca e innovazione sono state concepite per fornire soluzioni e risolvere le sfide della società in queste aree.

E’ stata fatta una concertazione con i cittadini, che ha compreso ben sessanta incontri. I rapporti su questi incontri, sono stati consegnati alla Commissione affinché vengano realizzati. A luglio, avverrà la partenza operativa delle missioni, che vedranno Unione  europea e Italia protagonista.

La New Bauhaus

Per quanto riguarda il programma New Bauhaus, Francesca Bria, presidente del Fondo nazionale innovazione, racconta che è un nuovo e ambizioso programma lanciato dalla presidente della Commissione von Der Leyen, che vuole mettere insieme la strategia europea del New green deal con un movimento culturale e artistico. In questo modo, ispirandosi al movimento Bauhaus, si fondono ecologia e architettura includendo il concetto stesso di sostenibilità, cultura e tecnologia che si fondono nel design. Attualmente, stanno lavorando proprio sull’ecodesign. Anche qui, l’approccio multidisciplinare viene messo al centro.

Il nuovo European innovation council (Eic)

Andrea Fosfuri, rappresentante italiano configurazione Eic, parla dell’istituzione del nuovo Consiglio e di come sia proiettato verso tecnologie innovative e nuovi mercati, con un budget a disposizione di 10 miliardi di euro, attraverso cui aiuterà e supporterà tutte le innovazioni capaci di cambiare gli equilibri del mercato.

Il fine del Consiglio è trasformare le innovazioni, che sono frutto della ricerca, in nuove tecnologie che siano commercializzabili. In questo modo, la ricerca di base si integrerà con un prodotto finale che poi andrà a finire sul mercato attraverso venture capital, per la loro creazione è stato creato un fondo di 3 miliardi di euro.

Lo European institute of innovation & technology (Eit)

Un’altra novità è quella che riguarda lo European institute of innovation & technology (Eit) finalizzato a costruire ecosistemi innovativi. Qui non si finanzia la singola impresa o il singolo pezzo di ricerca, ma viene creato un intero ecosistema innovativo, mettendo insieme mondo dell’istruzione, della ricerca e del business in network che interagiscono tra loro, per colmare le lacune tra ricerca e innovazione concreta.

Gioia Ghezzi, presidente Eit governing board afferma: ”Abbiamo 60 hub innovativi sparsi in tutta Europa in grado di attirare fino a 3 miliardi di euro. Finora,  abbiamo creato due unicorni e mezzo: il primo si occupa di creare le batterie più green al mondo, il secondo produce aerei elettrici con lancio verticale, quindi parliamo di venture di successo. Noi riteniamo che l’educazione alla imprenditorialità sia un fattore decisivo”.

In Italia, l’Istituto è presente con 135 partner, nel 2019 ha ricevuto 35 milioni di fondi, attraverso i quali, sono state finanziate 100 start up solo negli ultimi 4 anni.

Le sinergie tra fondi

Altra novità relativamente nuova, in quanto già esistenti, riguarda le sinergie tra i fondi strutturali e altre forme di finanziamento, che però in passato non hanno funzionato in modo ottimale. Pertanto, si è pensato ad un nuovo approccio che eliminasse l’effetto silos tra le diverse discipline.

Magda de Carli, dg ricerca ed innovazione della Commissione europea, afferma: ”Noi vogliamo che dopo che si investe, si massimizzi la quantità e l’impatto di ogni euro, attraverso le riforme e la complementarietà di tutti i fondi disponibili. Un traguardo importante che siamo riusciti ad ottenere è il certificato di eccellenza per le aziende che vengono riconosciute in ambito internazionale”.

Ora, con le modifiche apportate, si è fatto fronte alle problematiche riscontrate sulle sinergie, ovvero: i programmi saranno redatti in modo allineato, prima non lo erano. Le sinergie che erano complicate, sono state semplificate, in modo tale che le piccole aziende possano accedere ai fondi e sviluppare la propria idea innovativa senza ostacoli. Inoltre, non c’era la certezza legale di cosa si potesse fare e vi è stato posto rimedio.

I partenariati europei

Fabio Donato, consigliere scientifico presso l’Unione europea, ci dice che è cambiato l’approccio ai partenariati europei, i quali sono stati classificati secondo 3 nuove tipologie: co-programmati, co-finanziati e istituzionalizzati e sono stati ridotti di numero, passando da 120 a 49, per accrescere trasparenza e inclusività.

Quindi, il vero elemento di novità è la razionalizzazione:I partner erano tanti e frammentati, le procedure e le caratteristiche erano diverse e dunque persisteva una forte barriera all’ingresso. Ora invece, si razionalizza sia in termini quantitativi, riducendone il numero, che in termini qualitativi, in quanto sono ammesse solo 3 nuove tipologie”.

Le aree in cui i partenariati sono più presenti sono: salute, transizione digitale e green deal.

Gli obiettivi rimangono gli stessi di dieci anni fa, quando sono stati lanciati, ma oggi è stata ridotta la loro frammentarietà e migliorato il livello del budget messo a disposizione, che ammonta a 25 miliardi di euro.

Il potenziamento della cooperazione internazionale

Maria Cristina Russo - Direttrice, ’Global Approach & International Partnerships’, DG Ricerca e Innovazione, Commissione europea
Maria Cristina Russo – Direttrice, ’Global Approach & International Partnerships’, DG Ricerca e Innovazione, Commissione europea

Maria Cristina Russo, direttrice del Global approach & international partnerships della Commissione, ha illustrato come la dimensione internazionale del Programma sia molto importante dal punto di vista geopolitico, essendo Horizon Europe il più grande programma di ricerca multilaterale del mondo.

“Questo è fondamentale per la politica estera dell’Unione, soprattutto alla luce del fatto che la presidente della Commissione europea vuole rafforzare la leadership europea. Si può parlare di una sorta di diplomazia scientifica”.

Ad esempio, di recente, è stato concluso un accordo internazionale con il Marocco per cooperare in materia scientifica, contribuendo a rilanciare questa cooperazione bilaterale.

Con Horizon, l’ulteriore apertura internazionale estende la possibilità di associazione a Paesi terzi in materia di innovazione.

La strategia di cooperazione internazionale attuale ha come obiettivo la ricerca costante di equilibrio tra un’ampia apertura in materia di ricerca e innovazione e la necessità di salvaguardare alcune aree strategiche dell’Unione, attraverso delle limitazioni.

La presidente von der Leyen, anche grazie  ai temi oggetto del Programma quadro, ha rilanciato il partenariato con i Paesi del Mediterraneo, occasione imperdibile per sviluppare economie sostenibili in questi Paesi e crearvi posti di lavoro di qualità.

“Nell’ambito dell’UfM (Union for the Mediterranean) stiamo definendo una agenda congiunta di ricerca e innovazione come base delle azioni future, basate su 3 aree prioritarie per la cooperazione: salute, energia rinnovabile e cambiamento climatico. Soltanto insieme possiamo farcela, solo uniti possiamo consolidare ambito di ricerca e innovazione nel Mediterraneo e a livello internazionale”.

Novità che possono dare giovamento all’Italia

Ha concluso la giornata Francesco Profumo, presidente della Fondazione compagnia di San Paolo, sintetizzando che, dalle novità introdotte, l’Italia debba assolutamente trarre giovamento, in quanto allo stato attuale è molto presente in Europa a livello di proposte, ma ha un tasso di successo rispetto agli altri Paesi del 13% e di ritorno dell’11%.

Suggerisce che, i diversi Ministeri e quello della ricerca si organizzino lavorando insieme e costruendo strumenti di coordinamento, inoltre, si devono migliorare i contatti con gli italiani che lavorano nelle istituzioni comunitarie nel middle management. Infine, le sinergie tra fondi strutturali, Pnrr e fondi Bei sono molto utili per reperire risorse finanziarie che poi serviranno a mettere in campo progetti significativi.

“Bisogna lavorare insieme su diversi punti, occorre la volontà del sistema Italia per andare verso la giusta direzione. Ce la faremo, ma bisogna iniziare subito, ora siamo solamente ai nastri di partenza. Si rende necessario uno sforzo complessivo affinché l’Italia possa giocare un ruolo da protagonista”.

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Professionista delle Relazioni Esterne, Comunicazione e Ufficio Stampa, si occupa di energia e sostenibilità con un occhio di riguardo alla moda sostenibile e ai progetti energetici di cooperazione allo sviluppo. Possiede una solida conoscenza del mondo consumerista a tutto tondo, del quale si è occupata negli ultimi anni.