Money 2724241 1280In Ue solo un’impresa su tre esercita la dovuta diligenza per quanto riguarda l’impatto sull’ambiente e sui diritti umani. E’ quanto emerge da uno studio pubblicato a fine febbraio dalla Commissione europea che ha approfondito la questione degli obblighi di due diligence lungo la catena di approvvigionamento.

Cosa si intende per “dovuta diligenza”

Con il termine dovuta diligenza si intende in questo contesto, come spiega una nota della Commissione europea, il fatto che un’impresa sia tenuta a controllare i propri fornitori e le proprie operazioni per essere sicura di “non nuocere“. “Ciò – aggiunge la nota potrebbe implicare la necessità di verificare che i fornitori non sfruttino il lavoro minorile o non sversino rifiuti nei fiumi”.

Per il 70% degli intervistati la due diligence è vantaggiosa

Secondo il sondaggio, realizzato su 334 partecipanti, è emerso come il 70% del campione concordi sul fatto che un obbligo generale di dovuta diligenza a livello UE con riferimento all’impatto e sull’ambiente e sui diritti umani “potrebbe essere vantaggioso per le imprese”.

Una normativa Ue garantirebbe certezza del diritto

Secondo le imprese – sottolinea in una nota Didier Reynders, commissario per la Giustiziauna normativa UE in quest’ambito garantirebbe la certezza del diritto e regole armonizzate sul dovere delle imprese di rispettare le persone e il pianeta. Poiché la neutralità climatica è una delle principali priorità di questa Commissione, farò in modo che i risultati di questo importante studio siano tenuti in considerazione nell’elaborazione delle iniziative future.”

In Europa la finanza etica sostiene lo sviluppo sostenibile

La finanza etica in Europa rende e sostiene lo sviluppo sostenibile. E’ il messaggio emerso dalla terza edizione del Rapporto sulla finanza etica in Europa a cura di Fondazione finanza etica. Nell’ultimo decennio (2008-2018) le 23 banche etiche e sostenibili europee, secondo la ricerca, hanno reso il doppio rispetto al sistema bancario europeo nel suo insieme, con una redditività media annua del 3,57% contro l’1,79%. A ciò si aggiunge il fatto che le banche etiche si siano confermate più efficaci nel sostenere l’economia reale e sostenibile e la creazione e il mantenimento di posti di lavoro in settori green e socialmente responsabili. “Per questo – sottolinea una nota di Banca etica – anche i fondi pensione dovrebbero investire utilizzando i criteri della finanza etica: così la previdenza integrativa potrebbe diventare un motore di sviluppo sostenibile e rilancio dell’occupazione”.

Il ruolo chiave dei fondi pensione

Un ruolo “cruciale” per la crescita della finanza etica e dei suoi effetti benefici su lavoro, ambiente e diritti, stando allo scenario delineato dallo studio, potrebbero averlo i fondi pensione. “Le ingenti risorse finanziarie gestite dalla previdenza complementare in Italia potrebbero essere uno strumento formidabile per sostenere lo sviluppo dell’economia reale nel rispetto dell’ambiente e per alimentare un durevole patto intergenerazionale”, spiega Banca etica in nota.

Tuttavia questa situazione non si verifica, sottolinea lo studio: “Di 100 euro gestiti dalla previdenza complementare, solo 24 restano nel nostro territorio e solo 3 vanno a finanziare imprese e attività produttive”. Si tratta di un approccio che secondo la banca “sta soffocando quello che avrebbe dovuto essere il circuito virtuoso che, tramite la previdenza integrativa, potrebbe favorire gli investimenti e con essi lo sviluppo del tessuto produttivo del paese, creando occupazione che a sua volta produce risparmio per alimentare nuovi investimenti”. 

“Perdita di opportunità preziose”

Ogni giorno che passa – sottolinea in nota il direttore generale di Banca etica, Alessandro Messinaperdiamo opportunità preziose per la collettività. Se i fondi pensione – a partire da quelli gestiti dai sindacati – scegliessero la finanza etica potremmo avere effetti tangibili e numericamente importanti: stando al report di impatto 2019 di Etica sgr, non selezionare gli investimenti dei fondi pensione con rigorosi criteri ESG significa rinunciare ad un moltiplicatore aggiuntivo di nuovi posti di lavoro generati pari a 2,42 (+142% quelli creati nelle aziende Esg rispetto al benchmark) e ad un fattore di maggiore riduzione delle emissioni di CO2 pari a 1,7 (+69% nel paniere Esg). Sono scelte possibili, attuabili da subito. Il Fondo pensione aperto promosso da Banca etica già lo fa”.

“Fondamentale un sistema produttivo sostenibile ed etico”

Oggi la finanza influenza fin troppo la politica”, ha commentato il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, che ha partecipato alla presentazione dei dati dello studio a Roma. “Anche l’industria e l’economia sono diventate funzionali agli obiettivi della finanza. La Cgil condivide con la finanza etica l’idea che sia indispensabile, oggi più che mai, indirizzare le risorse – incluse quelle dei fondi pensione versate da lavoratori e lavoratrici – verso un sistema produttivo e sociale attento all’ambiente e ai diritti delle persone”, ha concluso. 

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