Drone

I droni sono ormai al centro dell’interesse di molti per le potenzialità che possono offrire in vari ambiti e il loro uso per la consegna dei pacchi commerciali potrebbe rappresentare una nuova industria, come afferma la rivista Nature Communications.

I risultati dell’indagine americana

Alcuni ricercatori americani, guidati dal Lawrence Livermore National Laboratory (LLNL) in California, hanno riscontrato che, usando i velivoli intelligenti invece dei camion per le consegne, non solo si ridurrebbero le emissioni di gas a effetto serra, ma si risparmierebbe anche sull’energia consumata.
Sulla ricerca si legge che “grazie alla loro piccola dimensione, quando comparata unicamente l’energia richiesta per chilometro di distanza percorsa, notiamo che i droni elettrici sono più efficienti di camion, van, droni più ingombranti a gasolio e auto passeggeri”.

Ovviamente il fatto che i camion possano trasportare una quantità diversa e viaggiare per tratte più lunghe fa sì che i droni non siano la soluzione in assoluto da adottare. Velivoli più grandi, però, potrebbero esserlo, almeno nel breve periodo.

Per supportare la diffusione dei “robot volanti”, che arrivano con le tecnologie di batterie attuali a circa 4 km di autonomia, da un lato sembra esserci la necessità di più depositi o stazioni di supporto, dall’altro, come spiega lo scienziato del LLNL Joshua Stolaroff, “si potrebbero trovare modi creativi di consegnare beni da negozi esistenti piuttosto che costruire nuovi magazzini. L’obiettivo è quello di porre attenzione all’impatto del ciclo di vita dei prodotti sia nel progettare i droni che la rete logistica”.
Ad ogni modo, conclude il ricercatore, “caricare i droni con energia rinnovabile o a basso sfruttamento di carbone è la via più facile per ridurre l’inquinamento”.
Il tema è ancora più attuale dopo che la US Energy Information Administration ha reso noto che le emissioni di gas serra provocate dai trasporti hanno superato negli Stati Uniti quelle causate dal settore elettrico.

I passi in avanti dell’Italia

Intanto, in Italia, l’azienda produttrice di sistemi aeromobili a pilotaggio remoto sotto i 25 kg Skyrobotic, parte del Gruppo Italeaf, ha visto i propri droni ottenere la “certificazione di progetto ex art. 10.6 del regolamento SAPR” per il sistema SR-SF6c dall’Ente Nazionale Aviazione Civile (ENAC).

Il riconoscimento, si legge in nota, presuppone un sistema primario di comando e controllo “il cui software sia conforme agli standard aeronautici di cui alla specifica EUROCAE ED-12 almeno al livello di affidabilità progettuale D”.
“Con la certificazione 10.6 – spiega Stefano Neri, presidente di Skyrobotic – la società si apre a partnership e alleanze industriali finalizzate alla creazione di una filiera italiana del settore dei droni di alta gamma. Skyrobotic, infatti, ha deciso di presidiare un nascente mercato fortemente professionalizzato e che richiede i più alti standard e requisiti di affidabilità e sicurezza”.

I velivoli dell’azienda italiana avevano già ricevuto da ENAC la certificazione di progetto per la produzione in serie ex art. 10.5 del regolamento SAPR, che consentiva agli operatori di far volare i droni in ambienti urbani, previa autorizzazione dell’autorità competente, con alcune limitazioni di sicurezza.

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