Dai call center per l’energia, un supporto al reintegro nella società

Il riscatto sociale può iniziare dal carcere

Chi non si è indispettito almeno una volta rispondendo alla chiamata di un call center? Le chiamate a volte sono davvero invadenti e questo spesso ci fa dimenticare il servizio che viene svolto o il lavoro che c’è dietro, magari anche di supporto sociale.

Gli stessi operatori sono stressati da un ritmo di lavoro difficile. Il carcere, si sa è luogo di sosta, di fermo, così chi ci abita impara a muoversi e a pensare ad una velocità diversa, differente da quella di chiunque viva assorbito dai ritmi della città.

Giuseppe Cantatore, detto Pino bee.4
Giuseppe Cantatore, detto Pino

Questa diversa percezione è diventata una risorsa per bee.4, una cooperativa nata nel 2013 nel carcere di S. Vittore da un’idea di Giuseppe Cantatore, detto Pino: trasformare il periodo di detenzione in un’occasione di riscatto e anche di supporto per riprendere una vita normale.

Per farlo in primis serve trovare un lavoro.

Nasce così l’idea di avviare la cooperativa bee.4 altre menti, il progetto parte con tre impiegati, oggi la cooperativa lavora nel carcere di Bollate nell’hinterland Milanese arriva a occupare 120 persone diventando la prima impresa sociale per numero di persone occupate all’interno dell’Istituto.

Gli operatori della cooperativa si occupano di attività di call center, assistenza clienti in servizio inbound, outbound e back office sia nell’ambito energia che in quello di telefonia e assicurazione.

Un altro settore è impegnato nella revisione e nella rigenerazione di distributori automatici e di macchine da caffè e dell’attività di controllo qualità e assemblaggio componentistica.

La cooperativa bee.4 è multi età

CallCenter-cooperativa bee4_personeIl successo dell’iniziativa si misura sia nella crescita della cooperativa che nella riduzione della recidività al crimine. “Storicamente il tasso di recidiva, cioè di persone che tornano a delinquere, una volta usciti dalle carceri è del 70%. Per quelli a cui viene data una seconda opportunità, come nel caso della nostra cooperativa, il tasso scende al 20%” spiega Beatrice Longo, communication specialist della Cooperativa sociale bee.4.

Gli impiegati sono retribuiti secondo il contratto nazionale delle cooperative, per una media di lavoro di 8 ore e mezzo.

Le postazioni di attività sono sia nello stesso carcere di Bollate che nella sede esterna presso gli uffici di Cologno Monzese, opzione valida ovviamente per chi ha il permesso di uscire durante il giorno e deve rientrare la sera. “alcuni operatori sono rimasti con noi anche una volta scontata la pena”, spiega la Longo, “proprio perché l’impegno è accompagnarli fino a un completo reintegro nella società. Il coinvolgimento è trasversale. Abbiamo dal 22enne al 60enne. Naturalmente c’è una formazione, ma è necessario che la persona abbia un minimo di capacità iniziali e di disposizione all’attività”.

La formazione lavorativa fornisce le skills per muoversi adeguatamente all’interno del tessuto sociale, la rete relazionale che si viene a creare in cooperativa offre il sostegno per restare in piedi e proseguire nel percorso di ricostruzione necessario per ritornare in possesso della propria condizione di individuo cittadino.

Di fatto un’esperienza di lavoro qualificata supporta le persone coinvolte non solo economicamente, ma dando loro appoggio e sostegno nel percorso di inserimento all’interno della routine sociale, perché no anche grazie ai call center che si occupano di energia.

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Giornalista, video maker, sviluppo format su più mezzi (se in contemporanea meglio). Si occupa di energia dal 2009, mantenendo sempre vivi i suoi interessi che navigano tra cinema, fotografia, marketing, viaggi e... buona cucina. Direttore di Canale Energia; e7, il settimanale di QE ed è il direttore editoriale del Gruppo Italia Energia dal 2014.