RSID, cosa c’è prima dell’Internet of Things

rifsRicordate la carta di identità elettronica? L’avete mai avuta tra le mani almeno una volta? Ovviamente chi scrive se ne è dotata immediatamente per poi non poterla praticamente usare, lo stesso comune che la emessa non l’ha inserita all’interno della gestione della propria burocrazia interna. Insomma con questa tecnologia potremmo avere un account personale che dialoga con le strutture pubbliche e, perché no, con negozi e servizi convenzionati, per entrare come parte attiva nell’internet of things. Non mi sto riferendo ad un futuro, neanche prossimo, ma ad un presente possibile, In provincia di Torino il Comune di Venaria Reale lo ha fatto, classificandosi tra le 10 città più smart di Europa e vincendo nel 2012 il premio Smau innovazione eppure ancora nessuna rivoluzione culturale, politica o burocratica ha avuto inizio. Questa è solo una delle possibilità data da diversi anni dalla tecnologia RFID, radio frequency identification, un linguaggio di programmazione aperto, certificato e standardizzato a livello globale. Quindi dire oggi Internet of things non è poi così tanto innovativo, lo chiediamo a Paola Visentin marketing & global communication presso RFID Global.

Direi che si tratta sopratutto di tendenze e mode di terminologie. IoT è un acronimo che insieme alla realtà aumentata viene usato con estrema frequenza, ma se andiamo dietro tutto ciò non siamo lontani da altre tecnologie operative con successo da prima. L’approccio dell’Internet of Things e dell’RSID in fondo partono dalla stesso principio: la cattura del dato e dalla propagazione di questo processo.

Rispetto la vostra esperienza che spazi ha questa tecnologia in Italia?
Secondo noi ed il nostro approccio sì. Il nostro è un business model unico in Italia, secondo il quale ci siamo dedicati esclusivamente a questa tecnologia, abbandonando quindi algre tipologie di trasmissione come il riconoscimento vocale, studiando esclusivamente la parte hardware, cioè la parte che definiamo ‘architetture’ e relazionandoci con centri ricerca, università e parte software per la restante parte di gestione del dato così da noi raccolto.

In questo modo abbiamo acquisito un bagaglio di competenza unico che ci permette di proporre servizi molto articolati e di superare i 400 prodotti a catalogo. Tutti fattori che rispetto questa tecnologia fanno la differenza, difatti la specificità di questo approccio è l’analisi teorica e lo studio di fattibilità che sono alla base dello sviluppo delle diverse applicazioni. E’ difatti strategico poter comprendere quale sia la configurazione migliore per rispondere alle diverse esigenze operative.

Questa tecnologia permette, eventualmente di trasmettere un dato senza passare per una società di telecomunicazione?
Sì, ovviamente dipende dalla applicazione. Ad esempio se voglio sviluppare una trasmissione di dati per micropagamenti con sim card dei cellulari, ovviamente noi catturiamo i dati ma poi è il cellulare che lo trasmette.
Se il futuro, come lo immaginiamo è già qui, cosa manca per vederlo applicato?
L’RSID è una tecnologia matura con standard riconosciuti a livello mondiale, quello che manca adesso è superare il processo culturale necessario alla diffusione della applicazione della stessa, che ad oggi è stato poco usata in tutte le sue potenzialità, probabilmente quello che manca è la competenza di questi servizi ed una cultura comune in grado di valorizzarne le potenzialità.

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Giornalista, video maker, sviluppo format su più mezzi (se in contemporanea meglio). Si occupa di energia dal 2009, mantenendo sempre vivi i suoi interessi che navigano tra cinema, fotografia, marketing, viaggi e... buona cucina. Direttore di Canale Energia; e7, il settimanale di QE ed è il direttore editoriale del Gruppo Italia Energia dal 2014.