Environmental Protection Finanza E1548088057871L’impegno economico delle imprese europee non è sufficiente a ridurre l’inquinamento dell’aria delle nostre città e a raggiungere gli SDGs dell’Onu e va raddoppiato. Questo a fronte 124 miliardi di euro investiti nel 2019 da 882 imprese europee, responsabili dei tre quarti delle emissioni annue equivalenti di tutta Europa, nel passaggio a un’economia sostenibile. La posizione decisa del Cdp, l’organizzazione no profit che supporta aziende e governi nel ridurre le emissioni di gas serra e nel salvaguardare le risorse idriche e forestali del pianeta, è supportata dai risultati del rapporto Doubling down: Europe’s low carbon investment opportunity, realizzato insieme alla società di consulenza globale Oliver Wyman e presentato il 25 febbraio in occasione dei Cdp Europe awards, la cerimonia di premiazione tenutasi presso il ministero degli Affari esteri di Parigi con il patrocinio del presidente francese Emmanuel Macron.

Le aziende che operano nei settori trasporto, energia e materie prime, responsabili dell’80% delle emissioni nel campione analizzato, sono anche le aziende che hanno speso di più. Nel dettaglio, 65 mld sono stati destinati ad attività di ricerca e sviluppo e 59 mld agli investimenti a basse emissioni di carbonio. Considerati i settori di maggior interessa, primeggia la mobilità elettrica e a guida autonoma per la quale sono stati accantonati 43 mld di euro. 16 mld sono stati investiti nelle energie rinnovabili, 15 mld nelle infrastrutture della rete energetica e 8 mld in programmi per l’uso smart dell’energia.

I benefici di questo impegno saranno tangibili. Il rapporto stima che le imprese interessate ridurranno progressivamente le emissioni inquinanti di 2,4 giga tonnellate e aumenteranno i profitti di 40 mld di euro. A fronte di un investimento iniziale di 192 mld potranno beneficiare di 1,22 trilioni derivanti da nuove opportunità di business. Tra queste, si citano ad esempio i guadagni pari a 11 mld di euro nei settori della bioedilizia e delle infrastrutture green per la società di costruzioni Acs Actividades de construcción y servicios. Per la vendita dei veicoli elettrici, del 25% superiore agli anni precedenti, è previsto un aumento degli introiti di 59 mld per Volkswagen Ag. E un investimento di 12 mld per l’implementazione delle colonnine di ricarica e soluzioni Hw e Sw da parte dell’utility elettrica tedesca On se.

La nota dolente riguarda le imprese che operano nel settore delle materie prime, tra queste le industrie che gestiscono materiali come cemento, prodotti chimici, acciaio e carbone, responsabili di quasi il 40% delle emissioni dirette. Nel 2019 hanno investito solo il 5% in tecnologie a basse emissioni di carbonio. Inoltre, meno dell’1% degli investimenti totali in tecnologie a basse emissioni di carbonio in Europa è stato utilizzato per la cattura, l’utilizzo, lo stoccaggio di carbonio e lo sviluppo della tecnologia dell’idrogeno. Per favorire un maggiore impegno da parte delle “industrie in cui la decarbonizzazione è più impegnativa”, commenta in una nota stampa Steven Tebbe, managing director di Cdp Europe, “è di fondamentale importanza che i mercati finanziari e i responsabili politici creino condizioni migliori per investimenti […] soprattutto laddove le spese di avviamento da sostenere sono elevate e il ritorno sull’investimento è solo nel lungo periodo”.

Come si comportano i colossi dell’informatica e dell’e-commerce

Bill Weihl, che ha guidato il programma sostenibilità di Facebook fino al 2018, si è fatto promotore di un’iniziativa che punta alla replicabilità delle azioni sostenibili. Ha lanciato l’organizzazione Climatevoice con cui, come riporta il sito della Reuters, aiuta i dipendenti di grandi aziende a convincere i propri superiori ad adottare politiche più impegnative per il contrasto al cambiamento climatico. L’obiettivo è di raccogliere fondi e alimentare questo “attivismo climatico” tra gli impiegati dei colossi della tecnologia per spingere a fare lobby sugli sforzi per il contrasto al cambiamento climatico.

Un segnale importante considerato che le più grandi aziende non hanno promosso azioni importanti. Lo scorso mese Bruce Hahne, manager di Google, ha pubblicato una lettera per spiegare il motivo alla base del suo licenziamento. Il colosso di Mountain View avrebbe venduto tecnologie per la produzione più efficiente di combustibili fossili: “Stiamo morendo per le emissioni e gli accordi verticali di Google cloud oil and gas si sono concentrati sulla benzina”, ha rimarcato Hahne. Grande preoccupazione è stata palesata anche dai dipendenti di Microsoft e Amazon, in seguito alla quale le imprese hanno annunciato target più ambiziosi per la riduzione delle emissioni.

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