Bonifiche sottomarine l’innovazione del progetto LIFE Sedremed

A dialogo con Donatella de Pascale e Chiara Melchiorre, Stazione Zoologica Anton Dohrn

Effettuare bonifiche sottomarine senza danneggiare la flora e la fauna sottostante. Un impegno importante per cui non mancano gli sviluppi e le novità tecnologiche. Di questo si occupa il progetto LIFE Sedremed, finanziato dalla Comunità Europea nel 2021 e che vede come soggetti partecipanti: Stazione Anton Dohrn, l’Università delle Marche, Invitalia e alcune piccole e medie imprese provider di tecnologie.

LIFE Sedremed ha come focus lo studio e la ricerca di tecnologie per gestire i sedimenti marini contaminati sui fondali dell’ex area industriale di Bagnoli.

Bagnoli è un’area caratterizzata da una “contaminazione mista” dovuta all’aver ospitato diverse realtà industriali come un impianto siderurgico, un cementificio e altre attività ora totalmente dismesse.

“Si tratta di un sito di interesse nazionale proprio per la contaminazione mista dei suoi fondali. Per questo è estremamente difficile e complicato agire sul sito” spiega a Canale Energia Donatella de Pascale della Stazione Zoologica Anton Dohrn a del capo progetto europeo.

“In genere la decontaminazione marina prevede il dragaggio a terra, a cui segue il trattamento e quindi lo smaltimento. La novità del progetto LIFE Sedremed è la combinazione di due diverse tecnologie che, implementate tra loro, consentirebbero la decontaminazione dei fondali marini in sito. Evitando così il dragaggio dei sedimenti che oltre a essere estremamente costoso non è neanche vantaggioso dal punto di vista ambientale. Questo perché il dragaggio stesso ricircolarizza di nuovo le contaminazioni“.

“Usare queste due tecnologie in un sistema marino è molto innovativo perché molto complesso” rimarca la dott.ssa de Pascale. “L’impegno del progetto è sviluppare un sistema di tecnologie replicabile per un’area molto limitata, caratterizzata da un inquinamento complesso. L’impegno sarà andare a implementare queste due tecnologie anche in altre aree. Proprio per sviluppare un protocollo che risponda a queste esigenze”.

Si tratta di rispondere a una necessità di non facile risoluzione. Per questo il caso di Bagnoli è molto importante anche a livello internazionale. Non a caso i ritardi burocratici per la bonifica del sito di Bagnoli non sono solo dovuti a lungaggini tipiche della burocrazia, spiega la de Pascale, “ma anche alla complessità delle scelte tecnologiche e alla difficoltà di sapere cosa va fatto”.

Le tecnologie allo studio di LIFE Sedremed per effettuare le bonificare sottomarine in sito dei fondali marini

Saranno due le tecnologie che saranno implementate nei fondali di Bagnoli. Una sperimentata e utilizzata in Finlandia, Ecogrid, e una in del Belgio, Idrabel.

“La particolarità è che queste due tecnologie, sono già state testate e utilizzate singolarmente, ma mai insieme” spiega Chiara Melchiorre, project manager di LIFE Sedremed. “Questi sistemi si basano su metodologie diverse. Ecogrid sulla attrazione elettrochimica. Il che vuol dire che andremo a istallare degli elettrodi nel fondale marino. Tramite le azioni elettrochimiche che verranno prodotte verrà migliorata la biodisponibilità degli inquinati alla superfice degli elettrodi con un risanamento dell’aria circostante. La tecnologia Idrabel sfrutta il proprio biorisanamento da parte di microorganismi che vengono assorbiti su dei supporti minerali, e sono in grado di andare a degradare inquinanti organici. Hanno anche la duplice azione di andare ad assorbire la presenza di metalli pesanti”.

Si tratta di un’azione di biorisanamento sinergicaCi aspettiamo una buona riuscita tra queste azioni” sottolinea la dott.ssa Melchiorre. “Con una riduzione del 70-80% degli inquinanti”.

La timeline di Bagnoli

Al momento il progetto è nella fase di pubblicazione dei risultati di laboratorio rispetto al mesocosmo. I mesocosmi sono in opera in Belgio. “A breve ci saranno i primi risultati. Stiamo organizzando i piani per il campionamento e le implementazioni in sito delle tecnologie” spiega la dott.ssa Melchiorre. “Per inizio agosto, auspicabilmente la tecnologia verrà implementata nei siti prescelti“.

“Prima di effettuare le istallazioni si faranno delle simulazioni nelle vasche dei mesocosmi. Questo è importante, perché ci consente di non sbagliare e di monitorare nel tempo come avviene la decontaminazione” rimarca la de Pascale. “Tutte attività preliminari propedeutiche all’inserimento in sito della tecnologia. Ma anche che permettono lo sviluppo di ulteriori tecnologie”.

Necessità di un’armonizzazione europea
sulla normativa inquinante

Ogni paese ha la sua normativa che riguarda soprattutto le soglie di inquinanti. Queste nello specifico sono decise a livello nazionale. “Su questo il progetto sta coinvolgendo diverse realtà europee per aprire un dialogo e armonizzare le varie normative, come anche i limiti soglia dei contaminanti. Questo è importante perché la contaminazione dei siti c’è più o meno dappertutto, ma ogni paese l’affronta in modo differente”. 

Il Mediterraneo in questo si differenzia molto dall’Oceano. “Il nostro mare è piccolo e chiuso. Tutto ciò che viene fatto da noi ha un impatto diverso rispetto a chi riversa negli oceani. Su questo stiamo portando avanti anche dei meeting con altrui progetti LIFE” conclude la de Pascale.

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Giornalista, video maker, sviluppo format su più mezzi (se in contemporanea meglio). Si occupa di energia dal 2009, mantenendo sempre vivi i suoi interessi che navigano tra cinema, fotografia, marketing, viaggi e... buona cucina. Direttore di Canale Energia; e7, il settimanale di QE ed è il direttore editoriale del Gruppo Italia Energia dal 2014.