studio epidemiologico inquinamento Covid-19“La validazione di un metodo nuovo di campionamento e di analisi delle matrici ambientali coinvolte nella diffusione del virus è un lavoro complesso” ma al contempo “assolutamente indispensabile”. L’Arpa Piemonte, spiega in una nota stampa il direttore generale Angelo Robotto, è stata rigorosa nella messa a punto di un metodo, riproducibile e validabile, per individuare la presenza del Sars-Cov-2 nell’aria, sia essa indoor che outdoor.

Il metodo dell’Arpa Piemonte per misurare il Sars-Cov-2 nell’aria

Il metodo, prosegue Robotto, permetterà di “fornire dati affidabili e sicuri agli organi competenti nella gestione del rischio sanitario della popolazione”. È frutto di un lavoro multidisciplinare: chimici, biologi, fisici sono state indispensabili a raggiungere il traguardo comune.

Il campionamento usa tre sistemi diversi per rilevare il Sars-Cov-2 nell’aria:

  1. un impattatore centrifugo che accelera il flusso d’aria aspirato alla velocità del suono, minimizza le perdite per evaporazione, mantiene l’infettività e l’integrità delle particelle virali trasferendole direttamente in una soluzione di trasporto adeguata;
  2. un campionatore a basso volume che usa filtri per l’aria in Ptfe, materiale che assicura la massima capacità di cattura delle particelle virali di dimensioni comprese tra 10 e 900 nanometri;
  3. un campionatore ad alto volume con filtri in fibra di vetro o quarzo capaci di aspirare l’intero volume di una stanza in meno di un’ora.

Un’alta carica virale negli ambienti domestici

In aggiunta, il centro regionale di biologia molecolare di Arpa Piemonte di La Loggia (TO), che si occupa principalmente di analizzare i tamponi molecolari, ha sviluppato un metodo analitico che può essere applicato all’analisi dei campioni ambientali. Il metodo riesce a ottimizzare “la fase di recupero e di estrazione dell’acido nucleico virale”, si legge in nota, oltre alla “fase di amplificazione molecolare di frammenti genomi virali mediante la tecnica Rt-Pcr”.

Gli studiosi hanno effettuato diverse rilevazioni. La concentrazione del Sars-Cov-2 è risultata essere:

  • nulla in ambiente esterno;
  • molto bassa nei reparti ospedalieri dov’erano ricoverati malati Covid-19, seppure in presenza di elevati carichi virali, in virtù del ricircolo d’aria;
  • molto alta negli ambienti domestici, a causa dello scarso ricambio d’aria e del numero di soggetti positivi presenti nelle abitazioni.

I risultati confermano quelli preliminari della primavera del 2020, che non erano supportati da metodi analitici validati. Queste tecniche permetteranno di sviluppare altrettante metodiche affidabili per quantificare la carica virale nell’aria e valutare il grado di rischio di contagio in uno specifico ambiente, per questa o altre pandemie a venire. Lo sviluppo della virologia ambientale, al pari di altre tecniche come l’analisi sulle acque reflue, può costituire un valido alleato nella lotta alla diffusione virale.

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Qualità dell’aria, gli effetti della stanchezza da pandemia

La qualità dell’aria riflette anche il rispetto delle limitazioni governative fissate per contenere l’aumento dei contagi, primo avamposto della lotta alla diffusione del Sars-Cov-2. Purtroppo i cittadini europei sembrano mostrare i primi segni di “stanchezza da pandemia” o pandemic fatigue. Un’indagine dell’Organizzazione mondiale della sanità rileva che il 60% di cittadini europei soffre per questo prolungato stato di crisi sanitaria. Alla base c’è l’adozione prolungata di misure invasive e fortemente impattanti sulla vita quotidiana. Malessere e demotivazione hanno provocato una sorta di abitudine alla minaccia e scoraggiato l’adozione di comportamenti protettivi e consapevoli.

Secondo l’Oms bisogna tenere il polso dell’efficacia delle misure poste in essere senza lasciare indietro nessuno, in particolare le donne che diventano ancora di più il perno del nucleo familiare.

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Qualità dell’aria e morti premature

Le misure di limitazione allo spostamento, soprattutto in occasione dell’avvento della pandemia, hanno permesso di migliorare (seppure momentaneamente) la qualità dell’aria e delle acque. Condizione essenziale al benessere delle vie respiratorie dell’uomo. Nel 2030 il numero di morti premature dovute alla cattiva qualità dell’aria potrebbe ridursi del 55% se gli Stati membri attuassero tutte le misure concordate e annunciate nell’ambito dell’attuale legislazione europea in merito all’inquinamento atmosferico.

La seconda relazione della Commissione europea sulle prospettive per la qualità dell’aria, pubblicata l’11 gennaio, dimostra quanto sia fondamentale “che tutti gli Stati membri attuino pienamente le misure concordate e pianificate e intensifichino gli sforzi per affrontare il problema delle emissioni”, commenta in una nota stampa il commissario per l’Ambiente, la pasca e gli oceani Virginijus Sinkevičius.

Così facendo, gli stati membri riuscirebbero a rispettare gli impegni di riduzione per 4 dei 5 inquinanti atmosferici disciplinati dalla direttiva sugli impegni nazionali di riduzione delle emissioni. L’unica eccezione è rappresentata dall’ammoniaca, proveniente per il 90% dal settore agricolo.

Indubbi i benefici apportati alla società, prosegue in nota l’esecutivo europeo, che saranno sempre superiori ai costi e che contribuiranno a stimolare il Pil a lungo termine. Maggiori saranno gli sforzi, maggiori saranno i vantaggi per gli stati membri. “È l’approccio che adottiamo con il Green deal europeo e con la nostra ambizione in materia di inquinamento zero”, conclude Sinkevičius.

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