pompedicalorePer efficientare il patrimonio edilizio nazionale e per favorire il bilanciamento della rete elettrica, nel caso di elettrificazione dei consumi per il riscaldamento, le pompe di calore ad alta temperatura possono essere la chiave di volta con un abbattimento dei costi di esercizio che raggiunge il 40%. Gli attuali impianti di riscaldamento sono colpevoli del 50-75% delle emissioni totali di CO2 nei mesi invernali nei contesti urbani. La riduzione dei consumi nel settore residenziale, dai condomini ai plessi scolastici, risulta dunque inevitabile se si vuole raggiungere il risparmio di 3,7 Mtep/anno previsto dalla Strategia energetica nazionale al 2030. L’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano lo ha dimostrato con i dati presentati il 12 dicembre durante un incontro dedicato al tema e promosso in partnership con l’azienda italiana TEON.

Gli immobili in Italia

Il 77% dei circa 12 milioni di edifici residenziali in Italia ha spento almeno 38 candeline, il 22% si presenta in uno stato di conservazione mediocre o pessimo e solo il 32% in ottimo stato. Nel 90% dei casi sono installati impianti a riscaldamento a radiatore, con superfici di cambio limitate e alimentati con combustibile fossile. I dati sull’APE offrono una chiave di lettura interessante: dei 5 milioni di edifici nel Nord Italia è noto l’APE di solo il 18,8% e tra questi il 7,4% appartiene alle classi energetiche B, A o A+, il 58% è in classe F o G e il 42% solo in G.

Ecobonus, sismabonus e conto termico

Sfruttando i meccanismi di sostegno quali ecobonus, sismabonus e conto termico si potrebbe favorire la riqualificazione del patrimonio e rispondere ai dettami della Sen che prevede una riduzione dei consumi finali da realizzare anche nel residenziale. Tenendo conto delle differenze: il conto termico assicura maggiori risparmi dell’ecobonus a parità di tipologia abitativa e di tecnologia adottata.

Strumenti che potrebbero spingere l’adozione delle pompe di calore, le cui vendite nel 2017 nel residenziale e nel terziario si sono fermate al 3% del totale registrato per i sistemi di riscaldamento. Il che vuol dire circa 50 mila unità vendute e un volume d’affari di 271 milioni di euro. Cifra che potrebbe salire considerati i vantaggi promessi a livello economico dalle pompe di calore ad alta temperatura a ciclo aperto e per quelle a ciclo chiuse, soprattutto se in adottate in sostituzione di caldaie a gasolio.

Risparmi per 3,8 mld di euro

“Considerando i circa 8 milioni di villette e i 270.000 condomini nelle zone climatica D e E, si stima che per raggiungere il 100% degli obiettivi previsti dalla Sen si dovrebbe agire su circa 1,27 milioni di villette e 64.000 condomini – ha commentato in nota stampa Vittorio Chiesa, Direttore dell’Energy&Strategy Group – La diffusione delle pompe di calore ad alta temperatura dovrebbe riguardare quindi il 23,5% degli edifici complessivi delle zone climatiche D e E, con risparmi annui per le utenze energetiche di quasi 3,8 miliardi di euro”.

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