Beni storici, efficientare si può

Veneziaelaguna

“Spesso si crede che gli obiettivi di riqualificazione energetica e di conservazione e la tutela architettonica siano fra loro contrapposti. Ritengo che questo non rispecchi la realtà”. Esordisce così Francesco Trovò della Soprintendenza per i beni architettonici e il paesaggio di Venezia e Laguna che parla delle modalità di conservazione dei beni culturali del Paese spesso viste come veri e propri atti di “violenza” nei confronti del patrimonio storico.

Come per molti settori, asserisce Trovò nel corso dell’edizione 2014 di REbuild – svoltasi lo scorso 25-26 settembre a Riva del Garda -, il primo passo per fronteggiare gli elevati consumi del patrimonio storico consiste nel conoscere approfonditamente la materia: “il concetto statunitense di deep retrofit può essere declinato anche nell’ambito nazionale come necessità di pervenire alla conoscenza preliminare dell’edilizia storica. Solo appurando le caratteristiche intrinseche di ogni edificio è possibile determinare lo stadio iniziale dell’intervento”.

La difficoltà maggiore sta, quindi, non nel raggiungimento dell’obiettivo, ma nella consapevolezza che precede l’intervento. Studiare la specificità degli immobili, soggetti a una peculiare modalità costruttiva che varia da luogo a luogo, risulta fondamentale: “Mentre per le nuove costruzioni si può parlare di standardizzazione dei materiali (catalogabili secondo una scheda tecnica) grazie al controllo del loro processo esecutivo, lo stesso discorso non si può fare per un bene storico in cui lo studio analitico può condurre alla scoperta di caratteristiche peculiari persino di un muro di mattoni”. Ed elaborare schemi di approccio più articolati è una via obbligata se si vuole rispondere alle istanze energetico-ambientali internazionali: “se consideriamo che oggi la normativa prevede possibilità di deroga per il raggiungimento degli obiettivi di riqualificazione energetica per i beni culturali, è anche vero che non possiamo esimerci dal migliorare le caratteristiche di prestazione”.

Importante nodo da sciogliere, sconfiggere i pregiudizi: “nel nostro lavoro dobbiamo abbattere il luogo comune che esime l’edilizia dall’applicazione di interventi migliorativi. Anche i beni storici possono essere efficientati e si possono ottenere risultati soddisfacenti. Per esempio, ci siamo documentati su come si possano adattare componenti significativi dell’edilizia antica, come i serramenti, sostenendo l’idea che è possibile adeguare e migliorare questi elementi senza pervenire alla completa sostituzione. Questo tipo di attività è stata anche condivisa da figure addette ai lavori, dagli artigiani agli architetti, e rappresenta una piattaforma comune in cui convergono professionalità diverse caratterizzate da un unico spirito. La chiave di volta per raggiungere le massime prestazioni dell’edificio consiste nell’integrare una molteplicità di interventi: solo con approccio integrato che coinvolge tutto l’immobile (dalle murature ai solai) possiamo ridurre il gap tecnico che separa il miglioramento dall’adeguamento”.

C’è bisogno di un cambio di cultura, quindi, per dare luogo a interventi di retrofit energetico soddisfacenti. Il commento video di Francesco Trovò.

Rivoluzione culturale e lavoro integrato che coinvolge anche gli architetti. Il commento di Federica Saccani, senior director Cbre

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