Spazi sostenibili? Solo se rispettano le esigenze pratiche quotidiane

FazioniLa materia architettonica sembra attraversata da uno schieramento opposto di forze. Da un lato i “demoni”, gli edifici di mattoni, ritenuti – spesso giustamente – colpevoli di ingenti sprechi energetici; dall’altro le costruzioni “bio”, sempre sponsorizzate come vero mantra delle costruzioni. Una distinzione “cristallina” che, però, non sempre vale. A fare luce sulle varie casistiche è Mario Boschi, libero professionista vetro, ceramica e cemento, normatore ISO/CEN/UNI e convenor di WG del CEN.

Si può intendere la bioarchitettura come ideologia del verde?

Il principio dell’uso sostenibile delle risorse naturali è stato inserito tra i requisiti essenziali nel regolamento comunitario 305, introdotto nel 2011 e applicato nel luglio 2013. Questo dettame prende in considerazione il ciclo di vita di tutti i materiali da costruzione. Il vetro, ad esempio, se  sottoposto ad adeguati procedimenti di pulizia e selezione, risulta riciclabile al 100% infinite volte ed è, quindi un materiale altamente sostenibile e  rispettoso dell’ambiente. Adoperato in vetrate isolanti fa risparmiare energia (nel ciclo di vita, fa risparmiare circa 135 volte l’energia necessaria per fabbricarlo), evita il dissipamento di calore e, se sostituisce un vetro monolitico, si ripaga in 3/4 mesi con i risparmi conseguiti.

Il vetro viene impiegato anche a livello internazionale?

Oggi il vetro è molto usato in Europa, soprattutto in Francia o in Germania dove c’è un bisogno maggiore di sfruttare la luce naturale. Permette di realizzare un’architettura poco invasiva, che non offende l’occhio e si integra con l’ambiente in cui è inserita.

Continuando a parlare di materiali, la bioarchitettura ha bisogno di una filiera industriale specifica?

No, perché non sfrutta elementi diversi da quelli delle “altre” architetture. Il vetro, che può essere considerato un materiale naturale (paragonandolo alla pietra anche quest’ultima deve essere verniciata, scolpita etc), viene prodotto in impianti di grandi dimensioni che hanno una produzione giornaliera dell’ordine medio di 600 tonnellate al giorno. Dopo aver subito trattamenti diversi è adoperato in molteplici ambiti, teoricamente infiniti, grazie al contributo della tecnologia e dello spirito creativo. È stato il progresso tecnologico a far sì che i progettisti, forti della propria inventiva, realizzassero edifici o concepissero applicazioni davvero innovative (colonne o travi o pavimenti in vetro, ad esempio).

All’interno del panorama “bio” ci sono tanti esempi, ma quali sono i veri membri della squadra?

Occorre distinguere le provocazioni, meri esercizi di virtuosismo, dalla bioarchitettura pensata per il cittadino. Nel primo caso rientrano certe creazioni, specie le opere deiprecursori come Le Corbusier – virtuose ed esteticamente attraenti ma poco funzionali – o quei casi di utilizzo di materiali improbabili. Nel secondo troviamo quelle costruzioni realizzate con materiali sostenibili, naturali, facilmente riciclabili che consentono un comfort abitativo elevato a costi modesti. Attenzione quindi all’abitabilità e al comfort: possiamo pensare, ad esempio, a case con grandi facciate in vetro che risultano ad energia quasi zero o addirittura ad energia positiva.

Quindi la bioarchitettura può contribuire a realizzare una città semplice e intelligente, che favorisca i comportamenti efficienti dei cittadini?

La bioarchitettura deve dare il proprio contributo fattivo alla città ma, per farlo, occorre un sapiente, razionale, contributo progettuale. Se come capita di vedere si realizzano ornamentazioni, aiuole verdi, che costringono i flussi delle persone a percorsi tortuosi anziché consentire il fluire del passaggio in linea, si otterrà il risultato di veder calpestare l’aiuola. È  un esempio banale che però mostra come la progettazione deve essere attenta e rispettosa compatibile con le esigenze pratiche del vivere quotidiano. La bioarchitettura può dare un formidabile contributo perché parte da principi rispettosi delle esigenze e e più in generale della sostenibilità.

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