La centrale termoelettrica di Porto Tolle guarda alla riconversione sostenibile tra natura sport e turismo. Il sito, che si trova nel comune più grande del Parco regionale Veneto del Delta del Po, avrà quindi l’occasione, grazie al programma di riconversione di Enel Futur-e, di riscoprire la sua vena naturalistica grazie al progetto di riconversione dell’impianto.

Il progetto di riconversione che guarda all’outdoor

HC Deltafarm Render1Il progetto denominato “Delta Farm”, verrà realizzato da Human Company, gruppo fiorentino specializzato in open air. L’area interessata sarà estesa 110 ettari, 20 dei quali di area boschiva.

In questo contesto sono previsti spazi ricettivi destinati alle diverse tipologie di turismo outdoor: dalle piazzole alle case mobili di ultima generazione. Il progetto, scelto tramite gara, nasce da un coinvolgimento del territorio e del mondo accademico.

Azioni economia circolare nella conversione dell’area

Dopo la firma a giugno del preliminare di vendita hanno fatto seguito demolizioni selettive delle strutture non funzionali alle nuove attività. Il tutto nel rispetto dei canoni dell’economia circolare. L’apertura è prevista in occasione della stagione turistica 2023. “La soluzione individuata per dare nuova vita alla centrale di Porto Tolle è la dimostrazione concreta di come sia possibile creare valore attraverso progetti che mettano al centro la sostenibilità – ha commentato Francesco Starace, amministratore delegato di Enel in una nota – Grazie a Futur-e, il sito di un impianto industriale che ha partecipato attivamente alla vita e alla storia della comunità locale, ma non solo, torna ad essere punto di partenza per nuove opportunità e occasioni di sviluppo. Un risultato che è possibile ottenere solo tracciando un percorso condiviso e attraverso un lavoro di squadra come quello che stiamo portando avanti con Regione, Comune e Human Company, destinato a proseguire nei prossimi anni a beneficio del territorio e del Paese”.

La centrale di Porto Tolle è entrata in funzione nel 1980 contribuendo per circa il 10% del fabbisogno energetico nazionale fino agli anni ’90. Progressivamente in disuso, ha cessato le attività di produzione il 1° gennaio 2015.

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